IL POTERE DELLA VERITA’

C’è un potere più grande dell’amore, quando questo non è completamente puro, quello della Verità. Attenetevi al vero e mai potrà accadervi qualche cosa di male. È chiaro e evidente che coloro che hanno amato la verità hanno sofferto e patito pene indicibili, molto spesso, per non cedere alla tentazione di lasciar fare senza reagire, quando il vero era oscurato. Ma la verità alla lunga aiuta sempre, nobilita, dona un immenso coraggio, porta nella convinzione che niente e nessuno ci può ostruire il cammino.

Si tratta di capire dove vogliamo stare e quali scelte siamo arrivati a compiere. È inevitabile il cammino in salita per chi è giunto alla meta del proprio miraggio olistico, come scopo di vita e convinzione dell’anima che oramai vuole essere appagata. Non scoppia una guerra senza che ci siano morti e feriti, ugualmente non si combatte una parte di noi che non vogliamo più, senza sofferenza e distruzione di qualche cosa che avevamo costruito.

Il mondo intorno a noi ci parla sempre di quello che vogliamo veramente e che facciamo con i nostri pensieri. E se questo non ci corrisponde più è perché stiamo cambiando, ma siamo ancora nell’onda del passato che con il suo risucchio cerca di portarci indietro. Se la contrastiamo faremo più fatica che se la lasciamo fare, sapendo che poi sarà la stessa onda a riportarci avanti. Ma in tutti e due i casi torneremo a sentire ciò che cerchiamo in quel momento e ogni volta con più determinazione.

Gli specchi esseni indicano bene che cosa rappresenta per noi il mondo che ci circonda e che cosa dobbiamo impararne, perché niente è un caso e niente è avulso da ciò che siamo in ogni istante. L’importante è capirlo e avere abbastanza coraggio e determinazione per fare di noi ciò che già siamo, esseri perfetti agli occhi di Dio. Questo è il nocciolo della questione vita, imparare e suscitare negli altri la stessa voglia che noi abbiamo di andare avanti nel cammino, costi quello che costi. Questo la verità lo indica come nessun’altra qualità divina può fare.

Solo i veri, le persone che affondano le loro radici nella coscienza cosmica, possono essere di esempio nello sviluppo della vita quotidiana nella ricerca costante della equanimità reale, che porta a considerare il tuo aspetto e il mio nello stesso modo e a non distogliere lo sguardo dalla fonte di gioia uguale per tutti. Una vera giustizia può esistere solo in nome e presenza di una verità incontaminata e preservata da giochi di convenienza e conforto personale.

La verità è nobile in egual modo ovunque si manifesti, nelle mura domestiche o nei palazzi di stato, nel privato come nel pubblico. La sua esistenza rischiara la vita a chi la pratica e accompagna, perché chiarisce le idee nei momenti più bui e rassicura la coscienza ai cuori più infranti. Solo va conosciuta, scovata, cercata e per far questo ci vuole allenamento. Chi non è avvezzo a frequentarla, deve imparare, se vuole elevarsi oltre i propri limiti. Chi è uso a starle sempre vicino sa intuirla immediatamente, finché tiene lo sguardo distaccato dai fatti del quotidiano personale e del generale che lo coinvolge.

Se si desidera, ci si allena, si considera nelle più piccole cose come in quelle più grandi che ci toccano direttamente o indirettamente, la verità finirà con il cercarci lei, perché ha bisogno di persone che la amino davvero per potersi esprimere in libertà e a quel punto non ce ne potremo più distaccare, neanche volendo, perché la verità sarà entrata a far parte completamente di noi e noi saremo parte di lei. E non vorremo più allontanarcene, perché una volta conosciuta la sua fragranza e la sua potenza devastante per tutto ciò che è effimero e caduco, non sapremo più che farcene di tutto il resto se lei non c’è.

Guardate la verità per quello che è, un aspetto radioso di Dio, la conoscenza pura, una Divinità intrinseca ad ogni grande essere, lo scopo che nella vita ci porta ad essere ciò che siamo nell’amore che le appartiene e che è tutt’uno con lei, quello disinteressato e totale che porta l’anima vicina a Dio a fondersi con Lui. Non è una chimera o di difficile realizzazione, ma solo va voluta intensamente, pensata e cercata con minuziosa assiduità, in modo che volga il suo sguardo verso l’anima che la cerca talmente tanto da respirare all’unisono con lei e da porgere il proprio sguardo perché lei lo faccia diventare suo, impedendo che una visione distorta o superficiale lo possa distruggere.

La bellezza della Verità è qualche cosa che solo i cantori del Cosmo e del suo Creatore possono equiparare alla luce che la avvolge e accompagna costantemente. È impegnativa e totale, dona fama e nobiltà a chi ne diventa parte e sempre più i suoi effetti sono visibili e realizzabili in tempi vicini, grazie alle energie cosmiche che in quest’epoca di transizione si manifestano su madre Terra e che la rendono sempre più tangibile. Se prima la sua manifestazione era una speranza per i posteri, adesso sta diventando sempre più una certezza per chi la segue e onora.

Per contro chiunque continui ad offenderla e osteggiarla, sarà sempre più evidente nelle sue azioni e sempre più disonorato e facilmente svelabile. È l’era della Verità questa e di tutte le Divinità che la accompagnano.

TENEREZZA E EVOLUZIONE

Non solo l’amore ci vuole nella vita, ma anche la tenerezza. O per meglio dire, la tenerezza e l’amore sono la stessa cosa. Guardate un bambino piccolo e non ancora deviato dagli impulsi dei grandi. È tenero nelle sue espressioni e se non è supportato da spinte adulte, risplende del suo cuore ancora in collegamento col mondo superiore. Allora, che cosa interviene perché si perdano queste attitudini, che cosa può deviarci talmente tanto da farci essere contro la nostra natura, che si manifesta da bambini piccoli?

Non è l’imposizione che ci fa essere buoni, perché la bontà è un bene insito nell’essere umano, così come non è lo sguardo di un genitore che ci spinge ad atteggiamenti di affetto e considerazione. Per quanto l’esempio sia fondamentale e l’insegnamento arrivi con questo, il bisogno di tenerezza e amore è qualche cosa che travalica la trasmissione. È innato, come tutte le qualità umane e le loro sfaccettature. Perché si perdono, allora? Perché è proprio l’esempio e il contorno della società che ci spingono fin da piccoli a rinunciare alla nostra natura, per cercare altro e in ciò identificarsi.

L’aspetto esterno ha un grande richiamo in una società basata sul mostrare e sul pretendere, non solo quella attuale ma in special modo questa. Se gli adulti ridono della tenerezza dei bambini che stanno crescendo, se la richiesta di attenzioni continue dei piccoli infastidisce e porta a spingerli a crescere prima del tempo, qualche cosa di innaturale si apre in loro, per non ricomporsi più, se non dopo lunghe e penose ricerche personali.

Se poi i bambini sono abusati, repressi, allontanati, questo crea nella loro piccola mente uno squarcio di dolore e confusione, che porta a rifiutare la loro espressione naturale, come insana, inutile e ridicola e li spinge a guardarsi come se fossero malati dentro, sbagliati e ingiusti. E questo atteggiamento li porta ad allontanarsi da se stessi, fino a non riconoscersi più e ad annaspare per avere quell’amore e tenerezza che erano dovuti e naturali da piccoli e che da ragazzi e da adulti vanno a cercare in modi, luoghi e presenze non adeguate.

L’attitudine all’amore è qualche cosa che non si insegna solo con l’esempio, ma con la trasmissione profonda, che viene da anima a anima, di vita in vita, con il ricordo passato e con il risveglio del cuore. L’esempio è fondamentale, ma non essenziale in questo caso. L’essenza della sostanza deriva dalla nostra natura e ciò che impariamo con l’esempio risveglia e appoggia il nostro essere, oppure lo fuorvia e lo allontana da noi stessi, per spingerlo in lidi lontani dal nostro spirito. Lì è la sofferenza e tutto ciò che questa comporta.

Come tornare alle origini, allora e come riprendere la nostra essenza? Riflettendo sulle nostre azioni, sul loro perché e su ciò che le spinge a manifestarsi, su come ne rimaniamo dopo e sulle conseguenze che ci portano. I passi della meditazione (v. articolo), ci aiutano in questo enormemente, a patto di essere decisi e costanti. Quando una persona è abituata fin da piccola al rifiuto della tenerezza, a sentirsi ridicola se la manifesta o la richiede viene fuorviata e accetta atteggiamenti diversi da quelli teneri naturali, che non riconosce più.

In poche parole ci abituiamo ad essere denigrati e sviliti, in nome di un affetto mai avuto, come se non meritassimo la dolcezza che ci appartiene. Rendersi conto di ciò è un percorso lungo, specie se solitario, come spesso è almeno per buona parte.

Aiuta a risolverlo e concluderlo, considerare che gli artefici del rifiuto della tenerezza che ci era dovuta, che ci hanno creato così tanti danni conseguenziali, sono anche loro delle vittime di loro stessi, dell’educazione ricevuta, del loro karma. O meglio degli esseri che stanno facendo un percorso da aguzzini o esecutori distratti di indicazioni fuorvianti la nostra natura e che sono qui per imparare come noi e che dovranno passare ciò che abbiamo conosciuto noi per poter comprendere. A meno che non riflettano molto e non cerchino il cambiamento nella stessa vita.

In questo potremmo aiutarli, proprio noi che siamo stati grandemente offesi, perché il superamento dei propri problemi porta alla comprensione delle altrui mancanze e aggressività, che hanno un vuoto di tenerezza e amore alla base. Chi meglio di chi non le ha avute, ma tanto agognate e cercate può trasmetterle, presentarle e comprenderle con semplicità? Una volta superati i propri ostacoli, dagli altri creati ma evidentemente scelti da noi prima di nascere, sia per karma che per accettazione di collaborazione o per un miscuglio di questi due aspetti, il quadro appare più chiaro e la sua comprensione ci porta al perdono, al distacco e alla serenità riguardo a ciò che è stato.

Non è semplice ma fattibile, passo dopo passo, con l’attenzione a ciò che sentiamo e che ci viene alla memoria. Con l’uso di semplici buone tecniche si può arrivare a capire sempre più, fino ad uscire completamente dallo snaturamento che la mancanza di affetto ci ha portato. Ci possono essere ricadute di atteggiamenti vecchio stile, ma con la costanza nella riflessione e nel buon senso se ne esce. Poi diventa solo un esercizio di memoria, ricordare che ne siamo già usciti e riprendere questo stato agognato e conquistato. Ciò vale per tutto.

Una volta imparata o ripresa la tenerezza del cuore, verso la propria esistenza e quella altrui, il legame con il passato e gli artefici della nostra sofferenza è spezzato e possiamo trasmettere altro nella nostra stessa famiglia e nell’ambiente che è stato causa del nostro dolore e di molti dei nostri sbagli. E a maggior ragione facciamo lo stesso riguardo alla nostra discendenza e a coloro che ci stanno più vicini.

È un mondo vasto quello della tenerezza, in cui ci si muove con delicatezza, rispetto e amore. Dove le mani sono usate per toccare leggermente e stringere con forza per aiutare l’altro, con il cuore puro che non chiede, ma solo pensa che è la sua natura dare e di questo è felice. Amare sé porta a comprenderlo, a non snaturare più il proprio essere e a riprendere il proprio cammino di umano, non con atteggiamenti imposti, forzati o dubbiosi, ma con il fare dato dal cuore consapevole unito al buon senso della mente, che sanno che quella è la sola via.  

VITA E VOLONTA’

La vita è un soffio, una carezza e una spinta a procedere, uno schiaffo forte e una eventualità inaspettata. Così coinvolge tutti coloro che ne fanno parte e tutto ciò che vi rientra.

La visione olistica prevede il cambiamento nell’insieme e la guarigione complessiva di un essere nella sua totalità e non nelle singole parti frazionate. La vita considera e comprende la salute e il benessere nella sua complessità, non nei suoi singoli componenti. Si è allegri quando intorno a noi c’è allegria e gioiosi se si vedono e percepiscono belle cose. Non è prevista nel mondo la gioia settoriale di una specie, una società o gruppo. Si è felici quando gli altri lo sono.

I Grandi lo sanno e lo trasmettono con il loro esempio. Non vi è possibilità di cambiare in meglio personalmente, se lo sguardo non è spinto in alto e in largo e se non guarda verso il basso. La gioia comprende il donare in distacco e il pretendere di evolvere ad ogni costo, con la consapevolezza che la nostra ascesa porta luce al mondo e illumina zone buie. Questo migliora la situazione di molti.

La vita prevede tale atteggiamento e scelta. Per i tempi bui scendono sulla Terra persone pulite che possono contrastare l’impatto negativo e con coraggio risplendono nell’oscurità. La vita attua questo e molto altro, perché ha un percorso univoco che comprende lo sviluppo nella sua totalità e quando si occupa di qualcuno lo fa con la visione d’insieme dell’umanità e del Cosmo. In questa visuale si muovono gli angeli e tutti coloro che aiutano la vita a manifestarsi e a gioire della sua esistenza.

Gli Angeli appoggiano, spingono e ricevono per restituire aumentato a chi ha buona volontà. Vedete, la volontà ce l’hanno tutti, ma quella di aiutare e darsi da fare per un mondo migliore è la sola che corrisponde all’impulso divino. Per questo Gesù ha detto ‘pace agli uomini di buona volontà’. Non ci si può aspettare oro da ciò che luccica, solo per questo, si deve osservare bene prima di comprare e evitare falsi. Lo stesso è con la volontà, va esaminata quella nostra e degli altri, prima di prendere un impegno e vedere dove questo porta.

Soprattutto dobbiamo essere attenti alla nostra. In tal modo saremo sempre sul percorso della rinascita e della esposizione al sole della vita e della conoscenza. Se il cuore è pulito, la volontà cerca il positivo e si identifica nella Luce con il Cosmo intero. È un processo lento quello che la porta ad essere così, ma è sicuro che arriva alla meta, se la volontà è mantenuta in costanza. E questo è quasi inevitabile, perché la volontà alimenta e sostiene se stessa. Per ciò è fondamentale in ogni azione e pensiero. Si tratta di vedere come e quanto è sviluppata e in quale direzione.

Si fa un gran parlare di essere volenterosi o no, ma considerate che la volontà è essenziale in tutto e tutti ce l’hanno. Il punto è vedere come viene usata, con quale consapevolezza e considerazione e come viene sviluppata, in che direzione e con quali sistemi. Qui è il punto. Chi dona attenzione alla propria volontà e a come la usa ha la possibilità di affinarla e spinge se stesso a utilizzarla con maggior mira a ciò che desidera di più in fondo al cuore e che reputa di importanza prioritaria.

Così si riesce nell’impresa, perché la volontà osservata e appoggiata spinge chi la usa oltre i propri limiti e attira le forze benefiche, che la sostengono e centuplicano. Ogni passo verso la realizzazione della vita nel suo percorso luminoso viene supportato e amplificato, dato che la vita prevede il benessere di tutti e la felicità complessiva.

Non è previsto lo spreco di energie usate in positivo. Ogni piccolo movimento verso la meta complessiva è appoggiato con tutto il rispetto che è dato ai grandi spostamenti di forze che fanno gli Yogi. Ogni azione contenuta è degna di nota come le grandi opere che smuovono folle oceaniche, perché ciò che conta è l’intenzione pura che vive nella Luce e questa è la stessa per tutti coloro che vi attingono. In qualsiasi modo lo facciano e con qualsiasi frequenza, quando un uomo o una donna attingono alla luce, si bagnano di essa e con lei risplendono, qualunque atto abbiano fatto prima o facciano dopo.

Ciò vale per ogni essere vivente e per ogni manifestazione dell’esistenza. Questa è la grandezza della vita, niente giudizio e disponibilità e appoggio totali a chiunque, appena necessario e possibile. Noi dovremmo avere lo stesso comportamento.

Abbiamo un eccellente esempio nella natura. Appena questa percepisce un raggio di sole e una possibilità di esprimersi, esce fuori allo scoperto, con un fiore nella roccia o nell’asfalto, con un albero abbarbicato su uno strapiombo o con un germoglio nel deserto. La natura è vita, senza condanna e giudizio, risplende di sé e trova il rimedio alla umana follia, se le si dà il tempo, e comunque in un modo o in un altro porta a ristabilire l’equilibrio.   

La considerazione della vita è fondamentale in un essere umano per raggiungere il suo fine, che si è prefisso e assunto con la nascita in questa forma. Non è tanto importante pensare al proprio benessere quanto a quello della collettività, intesa come vita e non solo come razza umana. La felicità di questa è importante come quella di tutte le altre espressioni della vita. Il maggior rilievo dell’umanità di fronte agli animali è dato dalla possibilità che gli uomini hanno di evolvere ad un livello divino e quindi di poter essere di grande impulso alla Creazione. Ma se non segue questo cammino, l’uomo non ha niente di superiore agli animali e se lo segue non ne approfitta. 

Evoluzione e egoismo non vanno di pari passo, dove c’è l’una non sussiste l’altra. La vita parla sempre di collaborazione e altruismo, perpetua gli insegnamenti senza sfinimento e attua se stessa in modo perfetto per le circostanze e gli eventi. Il suo scopo è la perfezione e il nostro anche, dobbiamo solo ricordarlo.

PERDONO E DISTACCO

Il perdono è molto frainteso sulla Terra. Sembra essere necessario per la persona che si redime e non lo è, viene considerato indispensabile per chi lo dà e non è esattamente così. Capite, le cose viste da un altro punto di vista hanno un altro aspetto e appaiono completamente diverse. Perdono le loro pesantezze e necessità.

È utile il perdono, non fraintendetemi, ma non così oscuro e farraginoso o melenso come spesso viene presentato. È piuttosto distacco, comprensione, trasmutazione e completa armonia ritrovata, rispetto a un evento o a qualcuno che ci ha fatto del male o creato pesantezze.

Perdonare e poi essere nuovamente nella difficoltà comportamentale verso chi o che cosa ci crea difficoltà, nervosismo, dolore o peggio non è la soluzione per uscirne. Lascia un legame alterno, che non è distacco. Il perdono effettivo, reale è quello che ci fa sentire costantemente bene, anche se pensiamo ad un evento fastidioso o pesante che ci ha creato enormi difficoltà, o a una persona per noi malefica.

Si può fare, per quanto questo sembri difficile o persino impossibile, perdonare è fattibile e all’ordine del giorno, fino a che ci saranno esseri e eventi che lo richiederanno. L’importante è capire di che cosa si tratta e non pretendere attività da questo dissociate e non pertinenti. Non si tratta di dire “passami sopra e fammi tutto quello che vuoi, che sempre ti perdonerò”, né di dire “me lo merito”. No, non è questo.

È una forma di consapevolezza e di visione più ampia, per cui ci rendiamo conto che abbiamo concordato in buona parte quanto accaduto o che accade, prima di incarnarci nell’attuale vita e che, nella linea temporale, abbiamo vissuto per nostra scelta qualche cosa che ci ha portati all’evento che ci infastidisce o peggio. Ciò non significa che dobbiamo continuarlo a vivere, ma che dobbiamo prenderne atto come qualche cosa che in quella forma o in una simile doveva accadere, per poter essere superato. E proprio questo abbiamo da fare, comprendere e distaccarci da ciò che non ci riguarda più e che è ormai diventato obsoleto nella nostra vita. Questo è saggio, intelligente, futuristico e estremamente arcaico, fino all’origine della creazione.

La verità sempre quella è, ma il modo di applicarla o vederla cambia, fino a che non si riprende una certa dimestichezza con la nostra interiorità. Niente sensi di colpa, perciò, se non perdoniamo immediatamente chi ci fa del male, ma piuttosto chiediamoci che cosa ciò significhi. Guardiamo il significato della parola, donare per qualcuno, rinunciare alla vendetta, sia pur giusta o comprensibile da un punto di vista sociale.

Decidere di non vendicarsi comporta una distanza di veduta e di fatti, un distacco, un allontanamento dall’accaduto, non per bontà, a volte incomprensibile, rispetto al malfattore, ma per amore nei propri confronti, per rispetto di se stessi e per comprensione degli eventi a livello più ampio o intuitivo. In poche parole prendere il distacco da ciò che potremmo fare, e che sarebbe comprensibile, aiuta noi ad incamminarci in altre direzioni, a patto che siamo sinceri.

A volte ci sembra di perdonare e sul momento è anche così, ma in profondità non lo è. Oppure abbiamo semplicemente un’alternanza di sentimenti e comportamenti che ci impediscono il distacco reale, quello che ci porta subito fuori dalla sensazione di fastidio e disagio, che ci prende quando pensiamo a chi in qualche modo ha abusato o si è approfittato di noi. Tanto è più pesante e duraturo nel tempo ciò che abbiamo subito e tanto più necessitiamo di un buon lavoro su noi stessi per uscirne vittoriosi, con distacco e senza giudizio, perché questo ci lega a chi ci danneggia o danneggia gli altri.

Il difficile è qui, nel non giudicare, ma anche questo è fattibile con l’allenamento. Come tutto nella vita, è una questione di pratica, di costanza e di attenzione. Considerare sbagliato un atteggiamento, un modo di fare o un’azione è doveroso, quando questi ledono qualcuno o qualcosa e il fastidio che si prova nel constatare tali eventi è inevitabile in un essere umano che tale voglia essere. Questo non è giudizio, è prendere le distanze, non condividere, intervenire in sostegno del giusto e distanziarsi con il proprio modo di fare da ciò che non ci piace nel cuore.

Il giudizio invece implica un legame tra chi compie le azioni nocive, anche se solo tramite pensiero e chi le sottolinea, riportandovi sempre l’attenzione. Quando si giudica si pensa a ciò o a chi si giudica e questo, più lo si fa, più forma un’unione tra giudicato e giudicante. Ecco perché giudicare fa male a chi lo fa. Fa bene essere chiari, intervenire, agire, ma distaccarsi e lasciare andare chi ha fatto male come qualche cosa che non ci interessa e non ci riguarda più. In questo c’è la grandezza del rinunciare a chiedere il ritorno di ciò che abbiamo subito, come singoli e come membri di una società, famiglia o gruppo.

Il distacco consapevole è la forma vincente del nostro agire e pensare, è ciò che ci porta su lidi nuovi e vittoriosi, dove carnefici, aguzzini e persecutori, consapevoli o no, non potranno approdare, se non dopo una totale catarsi. In poche parole, scegliamo la nostra compagnia mentale e fisica sulla scia del nostro benessere attuale e futuro e non sul ricordo di ciò che è stato. Il pensiero crea e dove lo indirizziamo viviamo. Il perdono in questo senso aiuta chi lo attua e vive completamente.

A chi lo riceve, se si è pentito, è utile come alleggerimento dalla preoccupazione di generare ancora danno in chi ha colpito, ma non altro. La sua colpa rimane e il peso delle sue azioni pure. Dovrà scioglierle nel karma, vivendo situazioni simili o peggiori, e più ne prenderà atto e accetterà ciò che ha generato e prima ne potrà uscire. L’accettazione delle conseguenze di ciò che abbiamo fatto, anche inconsapevolmente, accelera il processo di comprensione a cui ognuno è chiamato e pone chi ha sbagliato nella condizione di apprendere più rapidamente.

La considerazione poi che tutti, nell’arco delle nostre numerosissime incarnazioni, abbiamo compiuto atti sbagliati anche non voluti, ci porta più velocemente a perdonare, cioè a staccarci dal giudizio come legame e a volgerci a nuovi atteggiamenti. Forse in una vita passata, sia pur lontana, abbiamo compiuto un’azione simile a quella da noi oggi subita, o forse ne siamo stati complici o silenti testimoni. O forse no, e l’abbiamo permessa per dare una possibilità di comprensione agli altri, ma questo accade molto di rado. Solitamente a farlo sono gli Avatar, intesi come incarnazioni consapevoli della divinità, gli Yogi, i Grandi e poche anime progredite nel cammino dell’altruismo.

Non è un evento usuale, per ora, e comunque sia, anche se non abbiamo guadagnato con le nostre azioni passate ciò che abbiamo subito o subiamo, rimane il fatto che l’abbiamo accettato, forse per comprendere qualche cosa di più sottile, o per verificarci meglio, o solo per condividere un progetto di evoluzione altrui, di famiglia, di gruppo più ampio, generale. E tale accettazione ci rende partecipi, pertanto ci spinge a fare il lavoro fino in fondo e a allontanarcene appena ne sentiamo la possibilità, esercitando il distacco totale, la comprensione, lo sguardo lontano e profondo, inclusivo del perdono.

PAURA E DISTACCO

Il distacco è una pietra miliare nella nostra evoluzione. È indispensabile e forse la conquista più difficile che l’essere umano possa raggiungere. Amare è il motore della vita, in tutto ciò che facciamo, ma amare con distacco è divino, trasporta l’uomo su altri Piani, su livelli dove non esiste la sofferenza.

Raggiungere questo stato è tanto impegnativo quanto difficile, perché noi stessi ci opponiamo con tutte le forze al suo compimento. La nostra paura ce lo impedisce, la paura del nuovo, di perdere il conosciuto, anche se ci fa soffrire, di intraprendere strade solitarie e rischiose, di percorrere cammini impervi e imprevedibili. Messa così si può capire che nessuno voglia arrivare al distacco, ma non è solo negatività il percorso che porta a guadagnarlo. In realtà c’è molto di più, perché c’è sempre un altro aspetto da considerare, oltre a quello obbiettivo materiale, che è un dato di fatto innegabile, ma legato al momento contingente e poco oltre. E che in genere porta al ripetersi di situazioni ed eventi, perché la paura con il suo attaccamento non permette evoluzioni.

Se usciamo per un attimo dal giogo della paura, come se non ci interessasse, siamo pronti, anche se solo per quel momento, a recepire un mondo di possibilità, in cui può condurci solo il distacco dalla paura e da tutte le sue concatenazioni. In quell’attimo siamo liberi, liberi di essere, di percepire, di ascoltare, di evolvere, di intraprendere nuovi percorsi e di fare al meglio ciò per cui siamo scesi su madre Terra. In poche parole, riprendiamo il contatto con noi stessi e niente è più appagante di questo, perché lì è la nostra integrità, la nostra totalità, che nulla ha da invidiare alla sfera totale dell’universo e alla sua complessità. Questo lo si può sapere solo provandolo.

Gli scritti che lo descrivono e gli esempi che lo mostrano sono fondamentali per spingerci a cercare tale condizione, per spronarci e farci vedere che è possibile vivere nel Sé e essere se stessi quasi sempre, ma solo l’esperienza ci rende partecipi della conoscenza che già tanti hanno e dell’evoluzione della razza umana nel suo insieme. Solo sperimentare è la chiave per l’apprendimento. Tutto sta vedere che cosa decidiamo di provare. E qui si ritorna alla paura.

Fare esperienze uguali agli altri che ci stanno intorno e che formano l’ambiente in cui viviamo è la cosa più facile e allettante, perché il cammino è spianato e niente di particolarmente devastante come novità ci può succedere. Certo nessuno ci può accusare di stranezze o atteggiamenti contrari alla massa e al comando del momento. Questo è rassicurante e tutti abbiamo bisogno di sentirci sicuri. Inoltre tutti noi aneliamo all’amore, alla considerazione, all’esprimerci in modo da essere capiti, condivisi e apprezzati. E anche questo avviene facilmente se siamo sulla stessa lunghezza d’onda già impostata, che si trasporta di padre in figlio, di governo in governo, di stato in stato e società in società in un modo quasi impercettibile e devastante, perché per essere accettati noi facciamo di tutto.

Ci dimentichiamo che siamo anime, che dobbiamo ascolto al divino che è in noi, che abbiamo la responsabilità di cambiare questo mondo e renderlo migliore di come l’abbiamo trovato. Potremmo dire che ci vendiamo l’anima per pochi spiccioli, per qualche sguardo di amore presunto tale, per una vicinanza apparente, per un sostenersi a vicenda con le stampelle, senza mai guardare oltre le apparenze. Può l’essere umano, creato a somiglianza di Dio, uguale a Dio, essere soddisfatto e contento di questo?

Arriverà sempre, per tutti, il momento in cui qualche cosa non va talmente in profondità che dovremo fermarci e trovare quell’istante di pace interiore che ci porta in contatto con noi stessi e che ci fa sentire l’universo al nostro interno e noi in lui. Non c’è possibilità di fuga da ciò, perché siamo strutturati per arrivare a questo, per essere questo, perché la nostra conformazione riguarda il fisico evidente e il sottile ancora molto disatteso, ma estremamente vasto e potente. Non si può uscire dalla propria natura, si può solo evolvere. L’unica libertà di scelta che abbiamo al proposito è quando cominciare a guardare con altri occhi il solito mondo dentro e fuori di noi. Non c’è un momento migliore o peggiore, ma solo un passaggio che noi decidiamo di fare in quel momento specifico in cui siamo nella linea temporale.

E quell’attimo ne segnerà altri e altri ancora, fino ad arrivare ad uno di non ritorno nel vecchio schema di paura, attaccamento al conosciuto, avidità di volerlo continuare all’infinito, come se fosse l’unica possibilità che abbiamo. Non è così. Siamo grandi, diventati piccoli per le nostre paure, conseguenti alle scelte di ego prioritario rispetto all’amore e quindi discordanti con le leggi divine. Il nostro libero arbitrio ci ha portati a questo e il libero arbitrio, la capacità di discernere e decidere, ci riporta indietro alle origini, a casa.

Non vi è spinta che serva per questo movimento se non c’è la volontà di chi decide, non vi è suggerimento o esempio che possa aiutare chi non vuole vedere e ascoltare, ma certo tutto ciò che muove verso l’Alto e il Definito aiuta a considerare prima o poi chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Solo non conosciamo il tempo che ciascuno di noi può impiegare per tale percorso di ritorno a casa. ‘Conosci te stesso’ c’è scritto sull’oracolo di Delfi.

Conosci il tuo percorso, la tua essenza e conoscerai il mondo. Ma come puoi, se dal mondo non ti distacchi? Dal mondo apparente del giogo che avviluppa tutti e che da uno all’altro si diffonde come un batterio che devasta silenziosamente la capacità di apprendere e verificare, fino a che non si incontra un altro batterio che ha in sé l’antidoto e che riporta un po’ di luce e calma nelle nostre teste e nel cuore. Però dobbiamo riconoscerlo o almeno percepirlo, fino ad arrivare a voler sperimentare quel nuovo modo e tentare il distacco dal vecchio obsoleto, che si è frapposto a ciò che è da sempre. Così potremo iniziare il viaggio verso casa.

Quanto durerà ancora una volta dipende da noi e dall’uso che facciamo del libero arbitrio. È una questione di tempo intraprendere il cammino diverso e proseguirlo con estrema determinazione, anche perché, una volta intrapreso, oramai tutto ci fa soffrire, o alternare avanti e indietro o fermare a lungo e poi ripartire. Ci sono infinite combinazioni di possibilità in questo, tante quante sono le vite umane sulla Terra. Ma è certo che al cammino di conoscenza e ritorno a casa dobbiamo arrivare. La storia dei grandi e dell’Universo lo dimostra, che lì dobbiamo procedere e tutti arriveremo a quel punto di contatto con noi stessi, il nostro Sé e la Creazione intera. Perché aspettare ancora e non dare adesso la possibilità a questo pianeta di evolvere con noi?

Più persone lo fanno e più ci avviciniamo alla massa critica umana necessaria per smuovere talmente tante energie da trascinare nell’evoluzione anche i più retrivi e certo da cambiare giochi e meccanismi di comportamento e controllo, perché al karma dei singoli si antepone quello globale, che amplifica le energie in un modo o in un altro. Potrebbe non essere più la paura a comandare, ma la libertà di essere divini.

GIOIA E NATURA

Passare in un prato è gioia, vedere le stelle e ascoltare il vento lo è. Non c’è indicazione migliore per provare gioia di stare in mezzo alla natura, essere immersi in lei, percepirla, ascoltarle. Se passate accanto a una persona e non la vedete o non sentite il suo sentire, quello che ha da dirvi, è come se lei per voi non fosse mai esistita. E questo è tragico, vuol dire che andate oltre una vostra parte senza considerarla. Ma se guardate in profondità, anche un istante, con gli occhi dell’anima, per voi quella persona esisterà sempre e un legame di aiuto reciproco potrà essere instaurato.

Non temete di essere contagiati, dipende da come lo fate, da come vi ponete. Potete vedere realtà oscene come campi dorati, ma voi siete sempre voi, neutri nel pensiero, o meglio intoccabili testimoni di ciò che è, che sanno vedere al di là delle apparenze, nel concetto stesso di divinità che tutti ci comprende. Se questo è per le persone, e lo è, immaginate quanto più sia così nei confronti della natura. Non c’è malizia in lei.

Per quanto sia stata contaminata dai nostri pensieri e dalla pesantezza delle nostre azioni e volontà, la natura racchiude l’origine della vita e la sostanza per cui siamo stati creati e continuamente lo siamo.

Contiene lo scrigno della purezza e della disponibilità, della fratellanza e dell’aspetto gioioso di tutto ciò che ci circonda. Non guardate le svolte nefaste della natura, la morte e le malattie, che anche gli animali hanno, guardate la sua essenza, la base della vita che la sostiene e che dirige tutti noi. Guardate quello che è il marcatore più puro della sostanza e che è la luce fatta essenza nella sua origine.

Osservate oltre lo sguardo fisico, percepite la fluidità della vita che è insita in ogni foglia, albero e filo d’erba. La vita che viene soffiata e insufflata nel piccolo come nel grande, nella montagna come nel ruscello e in tutto quello che la natura contiene, incluso l’uomo. Considerate la vita con distacco, non con apprensione o fretta. Mettetevi nei panni della vita stessa. Se voi foste lei, che cosa fareste? Come vi comportereste nei confronti di ciò che è e che ancora deve essere, sareste buoni, come usereste la sua energia? Tutto questo e altro ancore vi dovreste chiedere sentendo la natura intorno e dentro di voi, perché voi siete la natura. Riprendete il contatto con lei, il suo fluire in accordo con i tempi che ancora ci sono e con lo sguardo di Dio che vi guarda attraverso lei.

Sentitela viva, come è, e non le potrete più fare del male. Comprendete che lo sguardo profondo che vi unisce a lei è lo stesso che vi porta a Dio, che vi accomuna a lui. La natura è il tramite migliore e più diretto che abbiate per collegarvi con il divino e con voi stessi, con la vostra essenza più sottile che in lei si rispecchia nelle sue possibilità.

La gioia è un tutt’uno con la natura, è la sua stessa essenza. Ma noi l’abbiamo deturpata il più delle volte e ci siamo così scordati della sua meravigliosa potenza curativa. Nella natura è incluso tutto, il bene e il male, perché noi umani le abbiamo dato questa possibilità. In origine era solo luce condensata, che rispecchiava le sue possibilità e la sua grandezza. Guardiamola così nuovamente e lasciamola esprimere come vuole e può al pieno delle sue energie. Diventiamo consapevoli che siamo tramiti tra Dio e la natura e che la natura lo è tra Dio e noi.

Dobbiamo interagire e costituire il sodalizio e l’insieme che era previsto perché la Terra fosse un paradiso realizzato nella materia. Ma per far questo serve la fede e la massa critica degli abitanti del pianeta necessaria per il cambiamento. Ognuno pronto deve fare la propria parte, spingendosi sempre più in là nel considerare ciò che può essere. Mai fermarsi, pensando ‘ora sono perfetto’ o ‘non devo fare altro’. C’è sempre qualche cosa di meglio che possiamo attivare in noi come consapevolezza e che nella materia è realizzabile. I tempi sono accelerati e ci aiutano nel distacco da ciò che non ci compete più e nell’attuazione delle nostre possibilità.

La gioia è lì, risiede nella consapevolezza della nostra unicità con l’insieme, con il tutto che ci comprende e compenetra, con noi stessi e la natura, che vive in noi e tramite noi. Una natura benevola e amabile, che non ha contrasti se noi non li abbiamo. Riprendiamo la nostra forza e la capacità creativa che ci appartiene.

Siamo grandi, potenti e mai soli. Questo è ciò che sappiamo nel profondo del cuore e che la natura sempre ci mostra, se solo cominciamo ad ascoltare con l’anima che siamo in questa incarnazione. Ma dobbiamo considerare la natura per quello che è, viva, attiva, senziente e bisognosa di amore come ogni altra creatura. Non siamo mai soli e la natura lo sa. Vuole evolvere, come ognuno di noi e sta chiedendo aiuto per poterlo fare. Voi ascolterete?

La gioia risiede proprio qui, nell’ascolto dal profondo, nel dare ciò che si può, in realtà a noi stessi, perché la natura e i suoi abitanti siamo noi, con tutti gli altri, in un insieme che ci accomuna e dal quale non si può

prescindere. È vedere lo sguardo della natura più amabile e bello, anche se sta mostrando il suo lato duro, che noi l’abbiamo costretta a manifestare. La gioia è saper vedere e percepire oltre le apparenze, nella certezza del proprio sentire. Richiede lavoro e attenzione, ma la natura aiuta in questo enormemente.

I TRE PASSI DEL CORAGGIO

Il coraggio di essere se stessi è il massimo livello che si può raggiungere in vita nell’audacia umana, quella che spinge al divino. Non vi sto parlando della delicatezza qui, ma della possibilità di essere qualcuno di ben definito, di chiaro, di evidente. E in questo c’è spesso arroganza, visto da un punto di vista di società, di epoche, di abitudini, ma non è così. L’arroganza è dovuta dal sentirsi superiori, dal mettere sempre se stessi al primo posto in un campo umano, allontana dal divino e dal Sé. Il coraggio di vivere il proprio sè o almeno cercare se stessi è l’esatto opposto, prevede umiltà e gioia di vivere in abbondanza.

Non stiamo parlando di eventualità remote, che le persone possono avere solo quando stanno per realizzarsi, ma di atteggiamenti di animo che portano a una conoscenza e una disponibilità maggiori a livello sottile. Il coraggio supremo per un essere umano è dare tutto se stesso a Sé, nel riconoscimento che niente altro esiste, perché siamo tutti Uno e riprendendo la propria integrità si arriva presto alla meta finale, che non allontana più dal percorso. Fino a che non si è oltre il traguardo del non ritorno, c’è sempre la possibilità della ricaduta indietro, della scivolata col tonfo, o dell’alternanza di chiaro-scuro, o bene-male che dir si voglia. Non è previsto un ritorno indietro definitivo, perché il Cosmo va avanti e non consente che vi sia il blocco alla sua evoluzione, ma certo i tempi si possono allungare molto, soprattutto per i singoli individui.

Quindi il coraggio di guardarsi, di analizzarsi in qualsiasi momento è indispensabile per una crescita vera, individuale e generale. È il primo passo nella via del coraggio ed è un tipo di coraggio che porta a riconoscersi e accettarsi per quello che si è prima e per rivedersi nella luce divina poi. Cioè per scoprirsi magnifico-magnifica, al di là delle apparenze e del materiale. Questo è il secondo passaggio per essere in linea con sé e con l’evoluzione cosmica, che in realtà è già arrivata dove è sempre stata.

Il terzo passo del coraggio è risplendere della luce propria, essere come si è veramente e prendere da sé per dare agli altri in autonomia, non perché forzati o complessati, o soli e con mille problemi. Non sono più la rabbia, il pensiero positivo nascosto da negativo, o la inconcludezza del fare senza sapere perché e senza avere uno scopo ben definito nella vita che comandano i nostri passi, ma solo l’amore che porta al distacco totale e alla completa visione del Sé. Sentirete spesso parlare del Sé nel prossimo futuro, perché è la vera arma di ognuno di noi e la vera essenza che ci mette in contatto con tutti gli altri e l’Universo intero.

Quando si è stanchi di sé come si è normalmente e ci si sente tristi, grigi, insoddisfatti, è arrivato il momento di riprendere la propria vita in mano e di riattivare il percorso che avevamo scelto e che poi abbiamo abbandonato, tutto o in parte. È questo abbandono che ci fa stare male, ma è anche la difficoltà di riprenderci completamente che ci fa soffrire. Il distacco dal percorso e la difficoltà del riavvicinamento ci creano entrambi disagio e sofferenza. La soluzione è il coraggio.

Coraggio di vivere il proprio amore, senza aspettarsi niente dall’altro che abbiamo accanto o che è di passaggio, coraggio di affrontare i valori umani per quello che sono e di vivere i propri pensieri di altruismo, senza doverli mascherare di necessità o inevitabilità. A volte siamo molto migliori di come pensiamo, ma non abbiamo il coraggio di ammetterlo, perché questo ci porterebbe poi altre responsabilità. È un coraggio questo, o meglio un modo di vivere il coraggio diretto all’essenza. Non vi è difficoltà di attuazione per chi vuole vedere ciò che è e arrivare a considerare se stesso per quello che è, manifestazione della luce che a sé torna e che equivale gli altri tutti, quando manifestano se stessi.

I tre passi suggeriti sono quelli fondamentali per raggiungere la libertà di visione e la determinazione indispensabili per risvegliarsi al Sé e ognuno di noi deve arrivare ad affrontarli, insieme alle scoperte che farà con loro e con le qualità umane che sempre più svilupperà. Non sono difficili, né facili da raggiungere e mettere in pratica, ma indispensabili, necessari al risveglio dell’anima sopita. Il coraggio è un aspetto degli esseri umani e di coloro che gli appoggiano, angeli e tante altre conformazioni divine. Ma solo l’uomo può raggiungerlo e conquistarlo per libero arbitrio. E si torna sempre lì, sviluppare una caratteristica è vostra decisione oppure no.

Ogni visione di giusto e ingiusto, pauroso o coraggioso vi spetta di diritto, perché così avete deciso di nascere, con la capacità decisionale insita nella scelta. Scelta limitata si è visto, per karma singolo e generico, ma pur sempre scelta. E in questa rientra l’uso del coraggio. Può essere quello semplice e immediato dell’attività fisica, utile e necessario nel quotidiano, e quello della complessa visione di orizzonte, che pochi hanno al momento e che deve portare tutti a considerare lo scopo per cui siamo nati sulla Terra.

Quest’ultimo non è di per sé migliore o peggiore del primo, ma certo ugualmente indispensabile per una vita degna e completa e soprattutto unico a portarci ai piani superiori, dove ogni essere umano è destinato a vivere in consapevolezza, per poi aiutare altri che, come lui prima, faranno lo stesso percorso e non è detto che questi siano adesso in forma umana. Mi riferisco agli animali, fratelli minori di noi umani, non come importanza ma come momento di sviluppo, un po’ come i bambini rispetto agli adulti. Riguardo agli animali sempre abbiamo il dovere di aiutarli a crescere, ma quando siamo arrivati a conoscerci e verificarci, possiamo fare molto di più.

Il nostro raggio di azione si amplifica e si sposta a un livello vibrazionale molto più elevato e in tal modo può toccare e includere nel suo spettro di luce molti più esseri a diversi piani di esistenza e sviluppo. In poche parole, evolvere singolarmente fa bene a tutti, non solo all’interessato, perché l’allargamento del raggio di azione è sempre maggiore, ogni volta che si ascende un po’. E per fare questo ci vuole coraggio di andare contro corrente, di fare da sparti acque e, ancor più, di considerare che quello che facciamo non solo non verrà capito, ma che potrà essere tacciato per egoista, dannoso, o peggio.

Tenete a mente che gli opposti si assimilano all’apparenza e che niente può delimitarli, se non il buon senso e la Verità. Muovetevi in questa linea e trovate il coraggio di agire per l’umanità, a partire da voi. Il resto verrà spontaneamente.

VOLONTA’ E INTENZIONE

La volontà è l’aspetto più importante dell’essere umano. Gesù diceva ‘pace agli uomini di buona volontà’ e così è. La volontà l’abbiamo tutti, perché anche solo per respirare serve, per mangiare e per ogni funzione basilare. Quello che non consideriamo è che è che non è la sua mancanza che ci difetta, bensì il suo corretto utilizzo.

Abbiamo il libero arbitrio che ci mette nella condizione di supportare il nostro operato con l’intenzione e questa determina la volontà. Ognuno di noi ha un’intenzione prima di agire, che se ne renda conto oppure no. L’intenzione è quella che ci determina come colori, vibrazioni, armonie. È quella che ci mette in risonanza con un aspetto del Creato o con un altro e con un nostro modo di vedere che lo rispecchia.

Siamo noi a decidere, a dare l’input a ciò che facciamo e a indirizzarlo nel senso che vogliamo e questo è dato dalla nostra intenzione. Un’intenzione malefica non porterà dei buoni frutti, così come una positiva potrà solo portare bene, per noi e gli altri. Bisogna considerare però che il karma non ha i nostri tempi, ma è in linea con le vie maestre che portano a supportare ogni essere al meglio per lui e tutti. Ciò significa che agendo dobbiamo impostare il nostro cuore al sorriso di Dio, senza attendere niente, perché i riscontri arriveranno, ma noi non sappiamo quando e neanche come.

Quello che aspettiamo potrebbe essere troppo poco per noi. A volte il Creato ci meraviglia con grandi risultati per pochi sforzi, ma noi non ricordiamo quelli fatti precedentemente, che si sommano agli ultimi. L’universo non dimentica, memorizza nell’Akasha e poi restituisce con precisione  e determinazione, perché la memoria cosmica non ha incertezze. Così noi attendiamo qualche cosa che non arriva e poi ci viene dato molto di più di quello che volevamo, anche se sul momento non sappiamo riconoscerlo.

In tutto questo, nel movimento in avanti del mondo e della sua risoluzione in altro, è fondamentale la nostra volontà, che brilla della luce che le diamo con l’intenzione. La volontà è poi indispensabile per mettere in pratica ciò che è il nostro movimento interiore, unita alla costanza che ci fa agire nel tempo. L’intenzione è la spinta iniziale essenziale, che dovremmo meglio considerare. Diventare consapevoli, anche qui è la parola chiave. La consapevolezza di ciò che facciamo, dei nostri pensieri e dei movimenti del nostro cuore, uniti o no alla mente, ci fa crescere nella nostra umanità e ci consegna al livello superiore dell’umano-divino.

La volontà è spesso usata con determinazione in atteggiamenti sbagliati per la razza umana, ma questo non comporta meriti, in quanto l’intenzione è scorretta. Esiste una legge che illumina il cammino a coloro che vogliono la ricerca del bene collettivo e, come dicevamo prima, questo può essere in apparenza duro e ostile. Utilizzare qui la volontà con perseveranza è indice di quanto siamo radicati nella nostra intenzione iniziale e quanto questa risplenda di luce propria, collegata a Dio.

Le intenzioni in linea con l’ego dei singoli o gruppi fanno danni per l’umanità e non solo. E questo più o meno a seconda della loro intensità e della protervia che vi viene aggiunta. La volontà usata per sostenerle è utile solo a chi la esercita, in quanto allenamento per il futuro, da usare in positivo. Ma non c’è altro, non c’è merito di costruzione divina e collaborazione con le Alte Sfere, perché manca l’intenzione luminosa.

Così è il meccanismo umano sulla Terra, una ricerca di attività che risplendano della luce originale del nostro percorso, per ritornare a casa, dove sempre siamo, in totale consapevolezza, fuori dal tempo lineare che ingloba e blocca l’immediata esecuzione delle nostre intenzioni. In altri pianeti, ad altri livelli, la creazione è istantanea. Noi dobbiamo esercitarci per arrivare lì e ciò è fattibile solo con in linea con l’armonia cosmica, altrimenti il karma e le forze divine interverranno per impedire ciò che non deve essere, o meglio per trasformare in luce ciò che appare oscuro. Questo nel rispetto del libero arbitrio, collegato con la volontà e con l’intenzione che le diamo e ci contraddistingue.

CONOSCI L’AMORE

Che cosa è l’amore? È difficile a dirsi in un mondo devastato dall’odio e dalla dimenticanza delle norme più semplici di vita, in cui tutto viene stravolto e ribaltato. In un mondo così i valori umani sono dimenticati e fraintesi. Non c’è armonia e buon senso e pertanto i più semplici dettami di umanità sono persi. Vi sembra un quadro troppo catastrofico? In realtà no. Dipende da come si guarda, da come vibra il nostro cuore, da come capta il nostro sguardo. Non vi è amore se non si sa vedere, ma l’amore sempre c’è, altrimenti non ci sarebbe la vita. Anche questo può sembrare esagerato, ma non lo è.

Le due verità sono esistenti e reali entrambe, ma non possono convivere. Dove c’è l’una sparisce l’altra e l’attenzione per una porta a disattendere l’altra. È così che poco alla volta si costruisce il mondo perfetto, a suon di imperfezioni sempre minori e di maggiore consapevolezza delle nostre azioni e dei loro risultati. In questo aiuta enormemente la conoscenza del karma legato alla reincarnazione e la visione più ampia della vita, come un tutto che non si ferma con la morte, né sparisce in qualche luogo strano o lontano, ma persiste in altre forme e a livelli più sottili intorno a noi e dove noi siamo.

Se solo potessimo vedere ciò che ci circonda rimarremmo estasiati e persino abbagliati dalla sua meraviglia. Oppure terrorizzati e disgustati dalla sua bruttezza. Anche qui le due verità coesistono intorno a noi, finché siamo nella dualità, ma l’una esclude l’altra, come la notte impedisce il giorno e il giorno esclude la notte nello stesso luogo. Ma questo non impedisce che vi siano giorno e notte nello stesso momento in luoghi diversi della Terra, pertanto questo non impedisce che oscurità e luce siano ovunque ma alterne. Così è nel nostro cuore, perno centrale di tutta la nostra esistenza, che se ne sia consapevoli o no.

E da lì bisogna partire, dal cuore. Le forze oscure lo sanno, perciò lo alimentano con attaccamenti e predisposizione alla superficialità, all’arroganza come difesa del cuore, alla sessualità facile, con la protervia del possesso e del dominio, con la facilità dell’usa e getta in tutto quello che si fa. Se questo portasse gioia, andrebbe ancora bene, per un po’, per capire, per essere sicuri di noi stessi e di ciò che facciamo, perché anche la crescita dell’ego è prevista nello sviluppo umano, per poter accedere poi ad altre informazioni e crescite ben più elevate. Come si fa in una scuola, quando si passa da una classe ad un’altra.

Ma tali atteggiamenti stanno portando solo disarmonia e pesantezza ad un livello oramai divenuto insopportabile per il Cosmo e per le sue leggi armoniche. L’intoppo è previsto e così il negare l’evidenza dei fatti, che testimoniano le regole da tutti accettate all’origine, ma non è consentito l’estremo uniformarsi al proprio ego alla deriva. Non è permesso per la salvezza del mondo, nel senso che la vita si ribella, non ce la fa più e, esangue di fronte alle calamità umane continue, soccombe pur di non cedere sulla sua integrità.

Consideratelo, la Terra è un’anima a se stante, ma unita alle creature che la vivono e a tutta la realtà esistente nell’Universo. Se la natura soffre, il pensiero dell’uomo diventa inquinato dal dolore e non più responsabile pienamente di sé e di quello che gli accade, perché incapace di reagire con tutte le sue forze. Questo ci allontana dall’integrità della nostra esistenza e da quella degli altri. E questo non è tollerabile da un punto di vista evolutivo, ma è permesso fino a limiti estremi per il libero arbitrio, il patto che vi consente di esercitare il comando per verificare le vostre forze e soprattutto la vostra potenza.

Non è corretto però rispetto a colore che nell’umanità hanno già fatto il passo di evolvere alla Luce come scelta definitiva e anche questi vanno tutelati. Ma costoro, proprio perché hanno scelto l’armonia dell’amore, sanno che un sacrificio, anche grande, è necessario per adesso nella terza dimensione, perché tutti possano accedere alle regole della creazione universale, e sono disponibili a collaborare, fino a dove il loro compito li porta. Oltre cambia lo scenario e non certo tutti cambieranno modo di essere. Pochi in realtà all’inizio, molti dopo, trainati con forza da chi è avanti, tanti rimarranno ancora indietro, volutamente. E ciò va rispettato, ma non condiviso.

Se poi la pesantezza di molti porta tutto il sistema Terra indietro nell’oscurità, intesa come mancanza di espressione umana e divina, il Cosmo non può più stare a guardare e interviene prima con il proprio amore più totale, che rappresenta Dio, e poi con l’attuazione del karma di ciascuno degli artefici del gioco delle parti sulla Terra. Il karma sempre esiste e si svolge, ma in quest’epoca è prevista la sua accelerazione come tempi e questo può fare la differenza per i singoli e soprattutto per madre Terra, ciò che adesso interessa di più per l’evoluzione umana e cosmica. Se la madre soffre, capitelo, per i figli non c’è speranza, perché ne sono dipendenti e anche quando sono adulti o pensano di esserlo avranno sempre un filo conduttore che li terrà ben saldi alle loro origini. E se queste vengono disattese, tutta la loro vita ne risente, come se una casa venisse costruita senza fondamenta.

Non si rinnegano le origini, né si dimenticano, né si volta loro le spalle, se lo si fa vi saranno le conseguenze.

Queste, rispetto a madre Terra, sono la difficoltà estrema e l’impossibilità di vita, perché noi sulla Terra siamo tutt’uno con lei, che si sappia e che si accetti o no. Qui è il punto centrale dell’amore, capire l’unione, percepire il sospiro dell’altro come il nostro, sentire il suo scorrere vitale e ascoltare il battito dell’altrui cuore. Se non lo si fa con il pianeta che ci ospita e sostiene, non si fa con nessun’altro e tutte le offerte di amore eterno e duraturo, saranno solo vuote profferte, che non lasceranno il tempo che trovano. Lo peggioreranno, perché niente è neutro nella vita, tutto pende da una parte o dall’altra.

Imparare l’amore è semplice, se la volontà di sentirlo c’è e così l’umiltà di capire che non lo conosciamo ancora, solo usiamo vuote parole. Parole che diventano devastanti per le conseguenze che hanno su di noi e gli altri. Quando non vi è rispetto e consapevolezza la parola viene sminuita, ma si attiva lo stesso e crea ciò con cui la sua spinta iniziale è in linea. Così si generano delle creazioni ben diverse dalle apparenze con cui le parole sono state generate. L’amore qui è solo nella pretesa e nella presunzione di saperlo gestire.

In realtà l’amore è una forza enorme, la prima della creazione, quella che genera e distrugge tutto ciò che deve essere rigenerato, che porta sollievo e sconforto in ugual modo e che è sempre utile e conforme a se stessa. Non ci saranno mai un uomo o una donna che amano che non sono felici. Rifletteteci, può sembrare irreale, ma la chiarezza e la forza dell’amore sono devastanti per chi non le accetta e coinvolgenti in ogni atto per chi le vuole conoscere appieno. Questo niente ha a che fare con le apparenze dell’amore. Si tratta della prima forza creatrice al mondo e in tutto l’universo, la prima in noi umani e in tutte le forme di vita esistenti, certo negli animali, nel soffio del vento e nell’impetuosità del mare.

Noi siamo questa forza, dobbiamo solo imparare a ricordarlo e riprendere in mano la nostra vita da dove l’abbiamo lasciata, tutte le volte che abbiamo scambiato l’attaccamento per amore e questo per possesso, pretesa, sesso, aspettative e altro ancora che ci coccola apparentemente in tutto quello che facciamo. Non abbiamo idea della forza dell’amore. Abbiamo lasciato un tesoro immenso, per qualche cosa di falso che ha l’aspetto apparente di un gioiello, ma che al primo graffio perde la sua luminosità.

L’amore va imparato a sentire, come tutte le qualità. Va rispettato e cercato e lui si rivelerà quando meno ce l’aspettiamo, ma dobbiamo essere attenti a riconoscerlo, senza fretta e con devozione al nostro Sé interiore. Per imparare a farlo è semplice e indispensabile partire dalle basi, dalla Terra, dal nostro amato pianeta e da tutte le sue creature. Se si parte da qui, lei, la madre Terra ci aiuterà e con lei tutte le sue forze benefiche e potenti e il successo sarà assicurato.

Tutte le nostre forme di amore diverranno reali, perché saranno parte di un intero, una sola forza stravolgente e benefica che è l’amore della creazione, degli uomini, degli angeli, di Dio e di tutto il Creato.

COMPRENDI IL DOLORE

Comunque lo vediate il dolore è qualche cosa che fa male agli alti livelli. Noi che vi vediamo e vi supportiamo ne siamo profondamente devastati. Non lo proviamo direttamente, ma è come se lo provassimo in prima persona, tanto siamo al vostro aiuto perenne. Questo è il nostro compito principale e il nostro servizio a Dio. Ne siamo fieri e lo facciamo con tutto l’entusiasmo che ci contraddistingue, ma ciò non toglie che siamo perplessi dalla vostra voglia di soffrire.

Considerate che nessuno può avere qualche cosa che non vuole, o passare attraverso situazioni e condizioni che non desidera sperimentare. Qui è il punto, il desiderio, il pensiero, la costruzione mentale, i dubbi vi portano a ricercare la perfezione in un modo abbietto il più delle volte nel Kali Yuga, in un contro senso per ciò a cui tendete. La perfezione è bellezza totale e perenne, è beatitudine e bontà complete e definitive. Non è un alto e basso, un avanti e indietro, è uno stato d’essere a cui l’uomo tende per sua natura ma, avendo il libero arbitrio, deve conquistare per esserne consapevole.

I modi in cui attuate questa conquista dipendono esclusivamente da voi, almeno a grandi linee, e appaiono per questo opinabili e spesso contorti. Se pensate sempre che vi sia un’altra strada in quello che fate, che vi sia una possibilità diversa, che sovente siate sprecati, che il mondo non vi capisca e che voi stessi vi dovreste attivare di più, generate onde di conflitto, che a loro volta portano a sostituire le vostre possibilità innate con altre più leggere e futili. Vi stiamo dicendo che il cambiamento è opinabile e spesso richiesto, per il vostro avanzamento, ma che dovreste affrontarlo con animo tranquillo verso il nuovo e il vecchio che lasciate.

Ogni aspetto della vita vi può condurre là dove è più facile arrivare al divino, ma ogni atteggiamento contrario ce ne allontana. Non è tanto la situazione che vivete che vi avvicina, quanto il modo che avete di affrontarla e accoglierla o rifiutarla. Comprendete bene, vi preghiamo, ciò che diciamo. Sicuramente alcune situazioni sono da cambiare e da ribaltare, ma l’atteggiamento tenuto nel farlo dovrebbe essere di accompagnamento, non di resistenza e opposizione. Sembra un contro senso, vero? Come si può contrastare qualche cosa e ribellarsi, senza movimenti di opposizione?

Eppure è possibile e voi umani siete stati impostati per poterlo fare in totale pienezza! La soluzione è tutta nel modo in cui si affrontano le avversità e persino il dolore. Vedete, il dolore ha la strana capacità di generare se stesso in continuazione, se non lo si comincia a vedere con occhi diversi, con uno sguardo più sottile e con la consapevolezza che è un passaggio che porta ad altro e che noi stessi abbiamo scelto e voluto. Per noi intendo voi umani incarnati sulla Terra. Noi angeli non lo vogliamo e non lo proviamo direttamente, ma lo sentiamo in modo devastante percependolo attraverso voi, perché in noi si amplifica, non avendo noi alcuna forma di male. Capite quello che intendiamo, dobbiamo parlare in termini di bene e male per chiarirvelo, ma sappiamo che nell’oltre tempo anche il negativo e il positivo vanno a perdere di connotazione.

Guardare il dolore con distacco aiuta a conquistare quella pace interiore, che spesso vi dimenticate essere la chiave di volta per raggiungere la meta. In tutto ciò che fate vi serve determinazione e costanza e queste non si ottengono e non si realizzano se non con la quiete. Un’anima in quiete è un’anima capace di percepirsi e di vedere lontano e tutto intorno a sé. È sveglia e attenta, perché attiva le sue facoltà e chiama a sé potenti aiuti, pronti a supportarla. Noi siamo tra questi aiuti e ne siamo fieri.

Ma un’anima contorta dal dolore di ciò che non va e dal pensiero di ciò che vorrebbe fare ma teme di non essere capace a realizzare è destinata alla sofferenza e a crearsi dolore, perché il cosmo ubbidisce ai desideri umani e a ciò che desiderate e credete di più. Le forme pensiero generano dolore o salvezza dalla sofferenza e evoluzione. Fate attenzione a ciò che pensate e generate con il vostro pensiero.

Non c’è evoluzione nel dolore, c’è ristagno, nascita di altro dolore, allontanamento da Dio e dal suo mondo di perfezione. Non è il dolore la via della salvezza, né della felicità, i due termini si contraddicono a vicenda. Ciò che aiuta e può portare a stare bene è il modo di viverlo, di accettarlo come qualche cosa che voi stessi avete chiamato con i comportamenti e pensieri passati, di vite trascorse o di questa. Qui è la chiave di volta, l’accettazione genera la forza per sopportare e guardare oltre, diversamente. E in questo nasce la forza di cambiare, si genera il pensiero diverso, innovativo rispetto alla vecchia mentalità che si arrotola su se stessa e che si intorpidisce sempre di più nelle vecchie idee. Si torna all’antico, al sempre esistente io che può essere e decidere per sé.

Capite quello che dico. Voi siete sempre esistiti perfetti, ma nella vostra scelta di essere autonomi e responsabili delle vostre decisioni, avete generato il dolore della separazione e questo vi ha torturati talmente tanto da portarvi a pensieri di allontanamento dal tutto, di impotenza, solitudine e rivalsa verso chi avete cominciato a pensare che vi avesse volutamente allontanati, dimenticando che era stata la vostra scelta iniziale. In questo atteggiamento di chiusura e paura avete cominciato a produrre qualsiasi forma di odio e dolore.

Il dolore non può esistere nella gioia, perché l’una esclude l’altro, ma, finché mantenete una mentalità duale, questa alternanza ci sarà sempre e dal dolore non ci sarà scampo. L’alternativa è cominciare a guardare sempre più con distacco, in modo da prendere il dolore come un passaggio ancora inevitabile, in questa situazione di Kali Yuga alla fine e di Età dell’Oro appena iniziata e di cui si vedono solo le linee guida. La persistenza nella ricerca di pensieri e atteggiamenti diversi dagli usuali nel passato e dal bombardamento delle energie opposte all’evoluzione, che si acuiscono sentendosi più minacciate, porta a maggiore forza e consapevolezza. E questa genera la voglia di perseverare e provare stati superiori di conoscenza, al di là del dolore.

Non vi è possibilità di arrivare dove siete destinati a procedere e dove in realtà siete da sempre, rimanendo nel dolore e nella dicotomia del giusto e sbagliato. L’unica possibilità che avete è superare tutto questo e perseguire una strada nuova. Come dicono gli indiani Hopi d’America, la soluzione è spostarsi di lato e intraprendere un altro cammino, con altre regole e altri pensieri.

Ricordate che il vostro dolore genera dolore nel Cosmo, perché siamo tutti uniti in un progetto divino di lunghissimo raggio per questa creazione. Non vi sperticate in sofismi e perplessità inutili. Riprendete il vostro pensiero semplice e autonomo e dove sentite rilassarsi il cuore andate col pensiero e l’azione, con la consapevolezza di essere sempre aiutati. Non sarà facile all’inizio e ogni tanto cadrete, ritornando nel dolore e nella sua visione passata, ma prendete queste cadute come un tragitto di apprendimento, per sperimentare e comprendere ancora meglio ciò che forse in buona parte già sapete, così potrete essere utili ad altri. In un disegno divino ci può essere anche questo, voi non lo sapete, perché la decisione vi è data, ma non la visione totale. Almeno non fino a che non avrete raggiunto una determinata evoluzione.

Sviluppate la fiducia in voi, fondamento per riuscire nell’impresa e riflettete sugli aiuti che avete a livello sottile, tra cui in prima linea sempre noi angeli, ma non solo. Questo atteggiamento di apertura vi aiuterà a considerare i fatti della vita da una visione diversa e, se anche non potrete cambiare il mondo intorno a voi, il riscontro che ne avrete sarà diverso e vi porterà piano piano, ma in linea con questi tempi accelerati, ad uscire dalla forma cronica del dolore. Diventando questo solo saltuario, potrete accettarlo meglio, comprenderlo e lasciarlo andare, per nuove forme.

In realtà non va distrutto neanche il dolore. È composto da energie da sviluppare in altri aspetti, da coccolare come possibilità creative, da sospendere nella vecchia modalità e guardare con nuovo sguardo, per portarle a rigenerarsi in positivo. E per potervene riappropriare nella giusta dimensione, in una visuale di aiuto e felicità reciproci. Non si raggiunge Dio insieme, perché le decisioni sono individuali, ma è inevitabile e necessario, soprattutto in quest’epoca, guardare all’appoggio altrui, anche solo come esistenza, e alla collaborazione come ad un gesto necessario e stupendo che il Superiore vi ha dato per alleggerirvi il cammino, farvi arrivare prima alla meta e offrirvi maggiore dolcezza durante il passaggio. Questo scalda il cuore e dove il cuore respira libero e si rilassa, il dolore si attenua e lascia spazio alla gioia.