“IL MANUALE Reincarnazione Karma Patto Prenatale” i SEMINARI

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Nel mio lavoro di operatrice olistica vedo l’importanza della consapevolezza in ognuno di noi. E del resto lo si vede sempre più in ogni aspetto della vita, specialmente in questo periodo storico, così complesso per tutti.
Contribuire alla ricerca della consapevolezza per ognuno di noi è ciò che mi muove a fare Seminari ed a scrivere libri.
Sono convinta che, oltre ad un lavoro personale di introspezione, sia necessario anche un percorso di apprendimento e studio per conoscere, considerare ed applicare le proprie capacità e facoltà psichiche.
A tale scopo sono finalizzati il mio ultimo libro pubblicato, “Il Manuale Reincarnazione Karma Patto Prenatale” e i vari Seminari da me proposti.
È diventato indispensabile conoscere le leggi che regolano la Reincarnazione, il Karma, il soggiorno nell’Aldilà, gli accordi presi prima di nascere, con il Patto Prenatale e prima ancora con il Patto Originario, le Forme Pensiero, le Egregore e tutto ciò che rientra in queste leggi.
È sempre stata molto utile la loro conoscenza, ma in quest’epoca ritengo che sia diventata inevitabile, se vogliamo arrivare ad utilizzare le nostre potenzialità al meglio, per una vita in armonia per noi e gli altri.
Tutto il nostro cammino di anime prevede il superamento del karma e la realizzazione di uno scopo personale preciso.

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In questa epoca accelerata di fine Kali Yuga e di inizio dell’Età dell’Oro, tutti noi siamo chiamati a decidere per il futuro personale e dell’umanità intera, di cui, in un modo od in altro, con il nostro comportamento, siamo parte attiva.
Se vogliamo essere in linea con le aspettative migliori per madre Terra e per tutti i suoi abitanti, dobbiamo incentivare la nostra preparazione e messa in pratica di esseri umani consapevoli.
I Seminari da me tenuti sono strutturati a tale fine, in modo semplice, chiaro, con molte slide che aiutano a focalizzare i punti dell’apprendimento ed approfondimento e con diversi Esercizi Meditativi per ciascun Seminario, che fanno sperimentare quanto spiegato.
Gli Esercizi Meditativi aiutano ad individuare alcuni aspetti personali di vite passate e di altri livelli più sottili, come il soggiorno nell’Aldilà, importanti per la vita attuale adesso ed aiutano ad aprire ed allenare le proprie facoltà psichiche, al fine di essere sempre più indipendenti nella ricerca di ciò che ci riguarda.
A tutto ciò sono finalizzati i Seminari ed “Il Manuale Reincarnazione Karma Patto Prenatale”, impostato con le stesse semplici e chiare modalità dei Seminari, in modo da essere, come è, una guida nel mondo complesso ed articolato della Reincarnazione e di tutto ciò che a questa è collegato.
Nella Conferenza di presentazione saranno individuati i punti di collegamento tra un aspetto e l’altro di quelli sopra indicati e sarà svolto un Esercizio Meditativo pratico di contatto con il mondo sottile.

Presentazione Corso Reincarnazione Karma Patto Prenatale

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La Reincarnazione è un argomento essenziale da conoscere e comprendere, soprattutto in quest’epoca di grandi avanzamenti. Se ne parla sempre di più, come è giusto che sia, ma è importante farlo il più correttamente e chiaramente possibile. La Reincarnazione riguarda il Karma, il Patto Prenatale, il Patto Prenatale Originario, il Distacco dal Corpo ed il Soggiorno nell’Aldilà. Comprende vari meccanismi ed infinite sfumature di sviluppo, esplicazione e trasformazione del Karma e di ciò che comporta. L’Età dell’Oro, il Satya Yuga, avanza a grande velocità e coloro, che vogliono entrare a farne parte e contribuire alla sua affermazione, hanno bisogno di strumenti pratici di conoscenza e riflessione. Si entra nell’Età dell’Oro singolarmente, con consapevolezza e responsabilità della propria vita. Per essere responsabili e consapevoli di ciò che accade e facciamo accadere, dobbiamo conoscere le leggi fondamentali che regolano l’esistenza. Se vogliamo, possiamo imparare a lavorare in sintonia con le leggi della Reincarnazione e del Karma e diventare più partecipi al nostro sviluppo ed a quello dell’umanità intera.

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Il Corso è orientato a tal fine, perché chiunque sia interessato abbia la possibilità di apprendere, rivedere ed approfondire questioni che lo riguardano direttamente e che coinvolgono la sua vita e quella dei suoi cari, oltre che di ogni abitante di madre Terra. È un Corso pratico, che parla di aspetti sottili, presenti nella quotidianità di ciascuno di noi e pertanto concreti ed importanti come quelli più evidenti a livello materiale. La Conferenza di presentazione del Corso introduce argomenti come Reincarnazione, Karma, Patto Prenatale, Distacco dal Corpo, Aldilà, Akasha, Legami Karmici e Nodi Karmici, in modo da poter offrire un’idea più chiara dei contenuti trattati. Tali ed altri argomenti verranno sviluppati durante il Corso stesso, nel quale ad ogni aspetto trattato verranno abbinati uno o due Esercizi Meditativi, per aiutare chi li attua a sviluppare le facoltà psichiche, ad entrare in contatto con il Mondo Sottile Superiore ed a conoscere e comprendere alcuni importanti aspetti ed eventi che ancora lo segnano in questa esistenza.

Nella Presentazione del Corso è proposto uno tra i primi Esercizi Meditativi, svolti all’inizio del Corso stesso.

La paura connessa all’infanzia

Quando da bambini, fin dalla nascita, non si è stati amati e ben voluti dalle persone che più avrebbero dovuto farlo, la paura subentra al posto dell’amore e riempie quel posto nel cuore che all’amore era destinato. Non è colpa di nessuno, ma tutti hanno le proprie responsabilità. I genitori, gli istruttori, i parenti, tutti coloro che sono entrati in contatto con il piccolo e non l’hanno volutamente amato, o hanno voltato lo sguardo altrove per superficialità o per non immischiarsi.

Siamo d’accordo che l’amore è la forza che muove l’universo, tutti gli Angeli sono mossi da questa energia, ma la sua applicazione e anche il suo riconoscimento sono difficili per chi non è entrato dalla porta principale. Tutti noi umani, in un modo o in un altro, siamo coinvolti in sbagli passati che ci pesano addosso, pur non vedendoli, e che rivendicano la loro energia. Siamo circoscritti in un suolo che non è il nostro di appartenenza e che ci appesantisce il viaggio.

In quest’ottica, che naturalmente parla del karma, ciascuno di noi ha le proprie responsabilità nel non essere amato, perché qualcosa nel passato l’ha condotto in quella situazione. Per questo i genitori che non amano e i figli che non sono amati hanno qualche cosa in comune, così come chi abbandona e chi è abbandonato. Non vi risentite, spingo solo ad avere pietà e compassione anche quando si è stati delle vittime da bambini, abusati e non rispettati, perché questa è l’unica via per uscire dal disastro emotivo subito, che ci ha portati a scelte sbagliate e a incontri spiacevoli.

La compassione e la comprensione, conoscendo la profondità delle regole karmiche, portano al distacco e questo conduce all’indipendenza come essere molto più che umano. La paura che ha attanagliato il cuore di un bambino, continua ad esercitare il proprio potere sino all’età adulta e alla fine della vita, mascherata da bontà, disponibilità, riconoscenza, accomodamento e con mille altre forme che la mente umana inventa per restare nella situazione conosciuta, perché è comunque quella a cui si è abituati e perché una società di persone con problemi di paura spinge a fare così.

La paura di cui parlo è sottile e non facilmente riconoscibile, perché nasce molto indietro, nella memoria dell’esistenza attuale e di altre passate. Non è quella fisica per una situazione di pericolo reale o immaginario, ma può diventarla. È una paura di essere se stessi, perché non sappiamo neanche più chi siamo, da dove veniamo, perché siamo su questo pianeta, al di là della nostra storia personale. È una paura da mancanza di radici, che cechiamo di colmare con cose e relazioni superficiali con la parvenza d’amore. Toglie il respiro e fa sentire la mancanza di gioia e entusiasmo, qualità che appartengono all’amore.

Sentimento energetico e forza devastante, l’amore, che basta a se stesso e che colma ogni vuoto mal riempito e mal interpretato. Ma difficile da raggiungere, quando non si sono avuti esempi naturali e spontanei nell’infanzia e tanto più quando si è vissuto l’opposto, il più delle volte. Tutto però ha un senso e un motivo e esempi di Grandi con un passato travagliato ce ne sono e sono da prendere ad esempio, anche se lontani nel tempo e nello spazio, perché l’amore non ha tempo e spazio.

È la nostra visuale che deve cambiare, perché noi, anime incarnate, si possa essere liberi di essere chi siamo e di esprimere al meglio le nostre potenzialità. Il distacco per questo è fondamentale, per quanto all’inizio possa far male e per quanto la nostra mente si ribelli impaurita, perché così è stata abituata. Solo imparando a guardare gli aspetti della vita e le questioni del cuore come un passaggio evolutivo, possiamo arrivare a contattare l’amore puro che è sempre stato in sintonia col nostro cuore e che aspetta di essere liberato da ansie, dolori e dubbi, tutti legati alla paura di non essere amato, accettato e compreso, come da piccoli e in chissà quante altre vite.

È un’opera di pulizia senza aspettative, di apertura al nuovo che ci appartiene da sempre e di fede in noi, esseri divini, simili agli Dei e agli Angeli più belli. Forse anche chi ci ha non amati, delusi, aggrediti, seviziati ha paura di non essere amato ma non lo sa. Non state vicino ad esseri così, allontanatevi appena potete e schermatevi dagli influssi bassi, ma compatiteli, per potervene staccare del tutto. Forse un giorno, in questa o in un’altra vita, vicina o lontana, capiranno anche loro. Intanto capite voi e spianate la strada col vostro esempio a chi è pronto per seguirlo, aumentando i germi per una potente rinascita per tutti e tutto, per questa stupenda Madre Terra, per le sue creature più violentate e abbrutite da uomini che hanno dimenticato la potenza dell’amore. Riflettete su questa forza, circondatevi di amore, vivetelo per voi e per gli altri. Provate a ricordare che tutto ha un senso e che potete uscire da qualsiasi bassa situazione, come da un trampolino di lancio, scordando il negativo e lasciando spazio a tutto il positivo che l’amore nel vostro cuore vi porterà, perché frequenze uguali si attirano tra di loro e creano una melodia che le sovrasta e comprende. Siamo Angeli, dobbiamo solo ricordarlo.

GIOIA E DETERMINAZIONE

Comunque vada, la vita scorre e va dove deve andare per nostro karma e per scelta personale. La differenza è nel vederla e affrontarla in un modo o in un altro, è nella nostra visuale. Possiamo essere passivi e depressi, lasciarci abbattere dalle mille difficoltà della vita e arrangiarci in quello che facciamo, per sopravvivere alla meglio. Oppure possiamo prendere in mano la nostra vita e darci da fare in prima persona, per scegliere il modo di affrontarla e lasciarla scorrere.

Il karma deve fare il suo corso e le scelte fatte prima di incarnarci sono da rispettare, altrimenti le ritroveremo nell’Aldilà come incompiute e dovremo riaffrontarle in una prossima incarnazione. Ma il modo di vivere tutto ciò cambia a seconda di come usiamo l’intuito, il buon senso, il ragionamento e la pazienza. Non vi sono limiti alle sfaccettature degli atteggiamenti che possiamo prendere, ma vi sono stretti passaggi tra una scelta e l’altra. Questo delimita la differenza tra un indirizzo ed un altro e porta al cambiamento, quando necessario. La libertà di scelta che abbiamo è limitata agli eventi che dobbiamo vivere e alla capacità di utilizzare le nostre arti sviluppate nelle vite passate. È legata quindi al karma che abbiamo e ci dà la possibilità di vivere in un modo o in un altro ciò che deve accadere.

Gli indirizzi e le svolte della vita che possiamo prendere, anche queste limitate alle circostanze inevitabili, sono date essenzialmente dall’atteggiamento che abbiamo verso di essa e ciò che ci offre. Sono legati alla nostra visione interiore, che si rispecchia nel modo di osservare gli eventi e affrontarli. Questa porta ad alcune scelte o ad altre e al diverso modo di viverle. Le difficoltà sono tali per tutti, ma alcuni possono soccombere sotto il loro peso e altri darsi da fare con uno sguardo lontano. Oppure le stesse persone in certi momenti reagiscono con positività e in altri si lasciano sopraffare. C’è un motivo per tutto questo.

Il nostro percorso passato ci ha condotti qui dove siamo, proponendoci ciò che abbiamo e che possiamo scegliere. A questo dobbiamo fare attenzione. È molto più rilevante il nostro modo di scegliere che la scelta di per sé, per un discorso di evoluzione personale e come razza umana e quindi per il Cosmo intero. Un atteggiamento positivo, che guarda lontano, oltre la difficoltà del momento e che non si attacca alla sofferenza e alla delusione per commiserarsi, porta a smuovere energie ancora nascoste agli occhi umani. Energie che sono la risorsa della vita e del suo sviluppo.

Non è solo la materia che porta il comando. In realtà la direzione della vita la dà l’intenzione umana, determinata tra cuore e testa, e le forze ancora non conosciute, se non dagli yogi, si sviluppano di conseguenza e agiscono nella materia, che essendo pesante ha tempi lunghi, che richiedono fede in ciò che si sente e si decide per poter vedere i frutti. E la decisione alla lunga non può prescindere dalla gioia di voler realizzare qualche cosa di bello per noi e per gli altri.

Tanto maggiore è la nostra visuale lontana e l’entusiasmo iniziale con cui l’abbracciamo e tanta più sarà la gioia interiore che ci accompagnerà nella sua realizzazione. Ma dato che gli inconvenienti esistono, per karma, per opposizione di chi fa altre scelte, per nostre prove ancora cercate, la nostra gioia va alimentata con il ricordo delle scelte iniziali e della forza che vi abbiamo inserita. La sua presenza nella nostra mente ci libera dai dubbi, ci porta ad una visuale più ampia e ci ridona l’energia che ci ha spinti e sorretti nella scelta.

È una gioia sottile, che può non comparire all’esterno, che è schiva dal mostrarsi a tutti, ma che, nelle giuste occasioni e con le compagnie adatte, si manifesta pienamente per quello che è, un sentimento forte che spinge a trovare il bello dentro e intorno sé.

Stiamo parlando della gioia che sviluppa il coraggio di essere sempre in linea con se stessi e di guardare con uno sguardo profondo e distaccato, che a sua volta genera quella. Sono atteggiamenti che portano a condividere con gli altri la nostra capacità di fare e di pensare, di riflettere e di spronare con l’esempio, non solo con le parole. Queste anzi vengono spesso evitate o risparmiate, quando è evidente che l’ambiente è avverso e i tempi non sono pronti.

La gioia dell’anima si manifesta a tratti a chi sa vedere e si radica nel cuore puro, pronto a donarsi perché è la sua vocazione di scelta, nella consapevolezza mentale che ognuno ha il proprio percorso e a questo si deve attenere quanto più può nella materia e totalmente nella sostanza della propria interiorità. Nel comprenderla e prima ancora cercarla, la gioia si manifesta, prima in modo quasi impercettibile, poi nella profondità del nostro essere come una presenza attuale e più presente, che viene a svelarsi ai nostri occhi interiori in modo sempre più evidente, fino a divenire una compagna costante.

Così noi diventiamo tutt’uno con la gioia, non superficiale di alti e bassi, legata ad altri, alle circostanze esterne e agli oggetti, ma uno stato di essere che corrisponde a piani più elevati della coscienza, dove la consapevolezza trova l’essenza più sottile e il passeggero non ci interessa più come ricerca di vita. Ci sarà ancora, nei suoi risvolti pratici e negli eventi da affrontare, ma la luce di Maya, l’apparenza, non potrà più irretirci con i suoi flash, perché è un’altra la luce che ci attrae e lì la gioia è una presenza tanto più costante, quanto più la guardiamo.

È possibile arrivarci, da qualsiasi situazione noi si parta, perché l’abbiamo insita dentro di noi. Va solo ripulita dalle asperità della vita e dai nostri sguardi più cupi. Con l’abitudine a farlo si sottolinea la sua importanza e lei si manifesta sempre di più. Va cercata come qualche cosa di prezioso e importante, con riflessione, ragionamento, costanza e apertura di cuore. Sentendosi cercata e amata, si svelerà.    

TENEREZZA E EVOLUZIONE

Non solo l’amore ci vuole nella vita, ma anche la tenerezza. O per meglio dire, la tenerezza e l’amore sono la stessa cosa. Guardate un bambino piccolo e non ancora deviato dagli impulsi dei grandi. È tenero nelle sue espressioni e se non è supportato da spinte adulte, risplende del suo cuore ancora in collegamento col mondo superiore. Allora, che cosa interviene perché si perdano queste attitudini, che cosa può deviarci talmente tanto da farci essere contro la nostra natura, che si manifesta da bambini piccoli?

Non è l’imposizione che ci fa essere buoni, perché la bontà è un bene insito nell’essere umano, così come non è lo sguardo di un genitore che ci spinge ad atteggiamenti di affetto e considerazione. Per quanto l’esempio sia fondamentale e l’insegnamento arrivi con questo, il bisogno di tenerezza e amore è qualche cosa che travalica la trasmissione. È innato, come tutte le qualità umane e le loro sfaccettature. Perché si perdono, allora? Perché è proprio l’esempio e il contorno della società che ci spingono fin da piccoli a rinunciare alla nostra natura, per cercare altro e in ciò identificarsi.

L’aspetto esterno ha un grande richiamo in una società basata sul mostrare e sul pretendere, non solo quella attuale ma in special modo questa. Se gli adulti ridono della tenerezza dei bambini che stanno crescendo, se la richiesta di attenzioni continue dei piccoli infastidisce e porta a spingerli a crescere prima del tempo, qualche cosa di innaturale si apre in loro, per non ricomporsi più, se non dopo lunghe e penose ricerche personali.

Se poi i bambini sono abusati, repressi, allontanati, questo crea nella loro piccola mente uno squarcio di dolore e confusione, che porta a rifiutare la loro espressione naturale, come insana, inutile e ridicola e li spinge a guardarsi come se fossero malati dentro, sbagliati e ingiusti. E questo atteggiamento li porta ad allontanarsi da se stessi, fino a non riconoscersi più e ad annaspare per avere quell’amore e tenerezza che erano dovuti e naturali da piccoli e che da ragazzi e da adulti vanno a cercare in modi, luoghi e presenze non adeguate.

L’attitudine all’amore è qualche cosa che non si insegna solo con l’esempio, ma con la trasmissione profonda, che viene da anima a anima, di vita in vita, con il ricordo passato e con il risveglio del cuore. L’esempio è fondamentale, ma non essenziale in questo caso. L’essenza della sostanza deriva dalla nostra natura e ciò che impariamo con l’esempio risveglia e appoggia il nostro essere, oppure lo fuorvia e lo allontana da noi stessi, per spingerlo in lidi lontani dal nostro spirito. Lì è la sofferenza e tutto ciò che questa comporta.

Come tornare alle origini, allora e come riprendere la nostra essenza? Riflettendo sulle nostre azioni, sul loro perché e su ciò che le spinge a manifestarsi, su come ne rimaniamo dopo e sulle conseguenze che ci portano. I passi della meditazione (v. articolo), ci aiutano in questo enormemente, a patto di essere decisi e costanti. Quando una persona è abituata fin da piccola al rifiuto della tenerezza, a sentirsi ridicola se la manifesta o la richiede viene fuorviata e accetta atteggiamenti diversi da quelli teneri naturali, che non riconosce più.

In poche parole ci abituiamo ad essere denigrati e sviliti, in nome di un affetto mai avuto, come se non meritassimo la dolcezza che ci appartiene. Rendersi conto di ciò è un percorso lungo, specie se solitario, come spesso è almeno per buona parte.

Aiuta a risolverlo e concluderlo, considerare che gli artefici del rifiuto della tenerezza che ci era dovuta, che ci hanno creato così tanti danni conseguenziali, sono anche loro delle vittime di loro stessi, dell’educazione ricevuta, del loro karma. O meglio degli esseri che stanno facendo un percorso da aguzzini o esecutori distratti di indicazioni fuorvianti la nostra natura e che sono qui per imparare come noi e che dovranno passare ciò che abbiamo conosciuto noi per poter comprendere. A meno che non riflettano molto e non cerchino il cambiamento nella stessa vita.

In questo potremmo aiutarli, proprio noi che siamo stati grandemente offesi, perché il superamento dei propri problemi porta alla comprensione delle altrui mancanze e aggressività, che hanno un vuoto di tenerezza e amore alla base. Chi meglio di chi non le ha avute, ma tanto agognate e cercate può trasmetterle, presentarle e comprenderle con semplicità? Una volta superati i propri ostacoli, dagli altri creati ma evidentemente scelti da noi prima di nascere, sia per karma che per accettazione di collaborazione o per un miscuglio di questi due aspetti, il quadro appare più chiaro e la sua comprensione ci porta al perdono, al distacco e alla serenità riguardo a ciò che è stato.

Non è semplice ma fattibile, passo dopo passo, con l’attenzione a ciò che sentiamo e che ci viene alla memoria. Con l’uso di semplici buone tecniche si può arrivare a capire sempre più, fino ad uscire completamente dallo snaturamento che la mancanza di affetto ci ha portato. Ci possono essere ricadute di atteggiamenti vecchio stile, ma con la costanza nella riflessione e nel buon senso se ne esce. Poi diventa solo un esercizio di memoria, ricordare che ne siamo già usciti e riprendere questo stato agognato e conquistato. Ciò vale per tutto.

Una volta imparata o ripresa la tenerezza del cuore, verso la propria esistenza e quella altrui, il legame con il passato e gli artefici della nostra sofferenza è spezzato e possiamo trasmettere altro nella nostra stessa famiglia e nell’ambiente che è stato causa del nostro dolore e di molti dei nostri sbagli. E a maggior ragione facciamo lo stesso riguardo alla nostra discendenza e a coloro che ci stanno più vicini.

È un mondo vasto quello della tenerezza, in cui ci si muove con delicatezza, rispetto e amore. Dove le mani sono usate per toccare leggermente e stringere con forza per aiutare l’altro, con il cuore puro che non chiede, ma solo pensa che è la sua natura dare e di questo è felice. Amare sé porta a comprenderlo, a non snaturare più il proprio essere e a riprendere il proprio cammino di umano, non con atteggiamenti imposti, forzati o dubbiosi, ma con il fare dato dal cuore consapevole unito al buon senso della mente, che sanno che quella è la sola via.  

CHI SCIOGLIE IL KARMA DI FAMIGLIA

Quello che sembra difficile per uno è possibile per un altro, in quanto tutti abbiamo la stessa possibilità, ma non gli stessi tempi. I tempi sono molto importanti finché siamo nella terza dimensione e viviamo in un concetto di tempo lineare. E anche dopo, o meglio fuori dal tempo lineare, hanno il loro rilievo fondamentale, ma con connotazioni diverse e sviluppi differenti.

La nostra diversità di azione riguardo alla tempistica e alla temerarietà di intraprendenza in qualche cosa che è innovativo, ci rende più o meno disponibili ad agire per gli altri in determinate situazioni e a fornire il nostro supporto per il cambiamento di un insieme di persone. In ogni gruppo c’è qualcuno che si offre per la spinta in avanti del gruppo stesso, sia a livello consapevole che inconsapevole, quando si è su madre Terra. Tale atteggiamento può sembrare scorretto o ingiusto riguardo a chi assume il compito, ma ad uno sguardo più approfondito appare utile e comprensibile anche per chi se ne fa carico.

Ogni epoca ha bisogno di illuminazione e così ogni gruppo, ma si sa che la luce deve essere dosata per chi non la vede da tanto, per evitare che abbagli e che non sortisca l’effetto voluto. La luce è conoscenza e la conoscenza non si può dare tutta insieme, ma al contrario deve essere assimilata con i passaggi necessari per ciascuno di noi. E qui si ritorna al tempo e alla sua utilità nel mondo di terza dimensione, dove ancora prioritariamente viviamo. Le epoche sono fatte dai gruppi, che orchestrano l’insieme, e dai singoli che spingono, rompono gli schemi, hanno visioni diverse. Questi ultimi solitamente sono coloro che prendono l’iniziativa di voler infrangere pesi passati e presenti di gruppi familiari e di voler proporre una nuova possibilità ai propri cari, che amano molto.

L’amore in questa scelta è fondamentale, come lo spirito di sacrificio ad esso legato, perché sovente, se non sempre finora, tali persone sono state e sono ignorate e vilipese per molto tempo, in una o più vite. Ciò deve fare riflettere, perché un dono dovrebbe essere apprezzato nella normalità delle cose, ma nell’usualità dei fatti non è così, tutt’altro. Questo nell’Aldilà lo sappiamo e chi vuole aiutare a cambiare il karma di una famiglia o gruppo lo sa nel suo profondo e lo accetta, per quanto da un punto di vista umano possa soffrirne intensamente. Non c’è cattiveria in questo, ma c’è accettazione totale da parte di chi comanda il gioco di un gruppo. Ricordate che i grandi si fanno piccoli per insegnare e che chi trascina e spinge innanzi tutto serve.

Il concetto di servizio è strettamente collegato all’amore e al sacrificio. Solo che quest’ultimo, in una visione non solo terrena, non ha connotazioni pesanti, ma lievi come la sua parola indica, sacrum facere, fare il sacro. È una scelta che porta a visioni e responsabilità più ampie, accettate e condivise con altri a livello superiore, che fanno lo stesso percorso, uguale o più contenuto nell’espressione e nel coinvolgimento.

Nel passar del tempo il karma di una famiglia si accumula, come le tossine di un solo organismo, che nascono in particolar modo da una o più delle sue parti, ma poi si diffondono a raggiera fino ad inquinare il tutto. E quindi per liberarcene bisogna ripulire l’insieme, altrimenti nessuna sua componente starà veramente bene, neanche la più sana. In quest’ottica siamo disposti ad agire per gli altri e a prendere l’incarico di sciogliere un karma familiare a livello sottile, e così la scelta è prioritaria per tutti, per chi la sviluppa e per chi ne beneficia ancor prima di diventarne consapevole.

Inoltre, stare bene e proseguire il proprio percorso di crescita, senza dare una mano a chi annaspa ancora in situazioni vecchie, non ripaga chi è sa che siamo tutti parte di un tutto, né chi ama coloro che ha accanto. La famiglia è importante per questo, insegna a considerare l’altro come se stesso e a donare, indipendentemente dall’utilità pratica per noi. Di solito chi ama di più o prima impara a farlo è colui che ha la possibilità di condurre una famiglia. Guardate le madri, sono loro in genere che costituiscono il fulcro di una famiglia e che sono pronte a sacrificarsi per gli altri componenti. Sono anche quelle che suggeriscono i rimedi in molte situazioni e che gioiscono dei successi degli altri.

Allargato, questo stesso atteggiamento aiuta a capire che cosa fa chi infrange una situazione consolidata nel tempo e incancrenita nelle sue sfaccettature. Quando un gruppo familiare nel corso degli anni e secoli si presenta appesantito enormemente dai pesi dei singoli sia separatamente che nell’insieme, necessita l’intervento di qualcuno che se ne faccia carico e spezzi, con le proprie ricerche e energie, l’insieme che si è creato. Non sono santi o yogi coloro che lo fanno, non necessariamente, ma sono anime in cerca di una grande realizzazione, che vogliono verificarsi e dare una possibilità agli altri, in un’ottica generale d’insieme.

Sono persone che sanno fermamente, dentro di loro, che siamo parte di un tutto e che il male degli altri ci appartiene e la loro sofferenza è la nostra.

Questo cambia la visuale terrena e rispecchia quella divina. E in tale visione è utile anche per chi fa una simile scelta aiutare, nonostante le sofferenze che ciò possa portargli sul piano fisico e terreno. Capite che un grande comportamento non è mai scevro da conseguenze, neanche per chi lo attua. Ma è accettato e nell’accettazione c’è la grandezza. Così si svolge il mondo, per ora, e così contattiamo gli altri e noi stessi in fondo al cuore, dove è l’origine del nostro fare, scegliere e desiderare più profondo che possiamo avere, dove è l’origine della vita, in fin dei conti.

Chi aiuta lo sa, sia che si tratti di un gruppo familiare o no, perché sempre si tratta di famiglie di anime, che hanno aspetti, scelte, mancanze, passato e futuro in comune o simili. E qui arriviamo ad un altro aspetto dell’intervento per sciogliere il karma familiare. Il suo effetto non si limita alle persone presenti nella famiglia al momento, ma tocca tutto il gruppo familiare nel suo insieme, per il futuro e anche per il passato.

Nel futuro perché un impulso differente immette nell’insieme familiare una possibilità che prima non c’era a livello energetico, alla quale i nuovi discendenti si potranno attaccare, anche se gli attuali membri insistono a non volerla considerare. Questo perché una innovazione immessa in una famiglia diventa una possibilità ereditata da tutti, anche per chi non è a conoscenza del fatto in modo consapevole.

Nel passato, perché il tempo lineare esiste solo nella terza dimensione e quando si agisce a livelli differenti, più sottili, dove si muovono le innovazioni e tutte le azioni dettate dal cuore, il nostro operato è in uno spazio atemporale che tocca anche gli antenati. Chi ha lasciato il corpo non potrà beneficiarne fisicamente sul momento, ma ne sarà coinvolto a livello energetico nell’Aldilà e potrà averne benefici immediati e successivi nell’incarnazione futura. Considerate che nell’Aldilà è mantenuto un filo conduttore con la famiglia e la discendenza e spesso chi ha lasciato il corpo si interessa dei propri familiari sulla Terra ed è toccato dal loro comportamento.

Gli scambi esistono e ciò che fa bene a noi, a un livello più sottile, fa bene a chi con noi ha o ha avuto rapporti, anche indiretti, tanto più se si tratta di legami familiari, in quanto particolarmente forti.

Chi prende su di sé l’intervento di rottura di un karma familiare, sia esso specifico per una questione o riguardante tutto l’insieme, ha il dono e la possibilità di infrangere definitivamente un meccanismo malsano e non più in linea con le prospettive future. Per questo avrà bisogno di un grande aiuto, perché le energie con le quali entrerà in conflitto saranno molto salde e radicate. Così chi viene ad infrangere il karma familiare sarà molto aiutato sulla Terra e ben preparato nell’Aldilà, prima di scendere. Sarà anche ben testata la sua capacità e la fermezza nella decisione, perché a volte succede che qualcuno lasci il compito strada facendo, dato il suo notevole carico, come peso e continuità nel tempo. Non si tratta infatti mai di eventi rapidi, né apprezzati dai familiari.

L’incarico però, per quanto possa essere lungo, anche di vita in vita, ha una conclusione, che si realizza con il successo dell’opera o con il suo abbandono, perché è diventato ancora più oneroso del previsto e nuove circostanze spingono in altra direzione o perché, più di rado, non è più necessario. L’eventualità migliore o più agognata da chi interpreta il ruolo di frangi karma è che i membri della famiglia accettino la nuova impostazione, dato che in tal modo lo scioglimento del vecchio karma è più semplice e i suoi effetti più evidenti. Una seconda agognata soluzione è che i membri della famiglia si rendano conto del nuovo positivo, se non in vita, poco prima di lasciare il corpo o almeno subito dopo.

Nell’Aldilà è più facile avere la cognizione di corretto e no ai fini di uno sviluppo collettivo, ma chi lascia il corpo porta i propri schemi mentali, almeno in parte, e se non si è allenato un po’ prima di lasciare il corpo, è molto difficile che possa abbandonarli dopo, a meno che non sia estremamente aiutato nell’Aldilà e l’intervento di chi infrange il karma vada oltre la demarcazione vita morte, come solitamente è, e continui con perseveranza ad agire. Il che significa esserci con determinazione e consapevolezza, con amore e fede,  nei momenti più bui e nonostante tutto.

È un rischio, perché non si può avere la certezza dei risultati, in quanto tutto può cambiare in qualsiasi istante. Per questo i modificatori di karma sono molto addestrati e sempre supportati.

È un compito impegnativo, che può spezzare pesanti catene familiari molto antiche, che portano i membri della famiglia a reincarnarsi spesso nello stesso nucleo e ad appesantire ancor più i loro meccanismi, fino a che non ne avvenga la rottura. Tanto più le impostazioni di famiglia sono radicate e tanto più numerosi sono i componenti che le sostengono e tanto più tempo e attenzione richiederà il lavoro da svolgere per infrangerle e poter sciogliere il karma di famiglia o preparare il terreno perché questo avvenga. Ma un buon lavoro da sempre risultati, anche se non subito visibili in un tempo lineare.

DA DINOSAURO A UMANO

Le radici dei nostri mali, come dei nostri affetti e delle nostre relazioni sono spesso molto antiche e si collegano ad esperienze non digerite o non esaurite, che ancora aleggiano nell’aria intorno a noi. Vi faccio un esempio per me eclatante. Si tratta di una mia esperienza, ma i meccanismi che si attivano e le leggi del karma sono identici per tutti, perché tutti abbiamo uguali possibilità nella lunga storia delle nostre esistenze.

Durante un lavoro di gruppo, ho avuto una visione percettiva estremamente forte di una vita molto lontana, ma sempre su questo nostro pianeta. La scena inizia con lo schiudersi di un uovo, un grande uovo morbido, che si apre di lato e sopra di me e io mi ritrovo all’aperto, al contatto con l’aria e con la luce solare. Percepisco il mio corpo e comincio a prenderci confidenza, a conoscerlo e sperimentarlo in movimenti lenti. Sento la forza dentro di me, mi guardo e mi vedo gli artigli. Rimango scioccata, guardo l’erba sotto i miei piedi, mi chino verso di essa, la tocco e so che non è il mio cibo. Riguardo gli artigli delle corte zampe superiori e capisco che cosa devo fare per mangiare.

Cammino in su e in giù nel nido, sperimento le mie zampe inferiori a saltelli e continuo a guardarmi gli artigli, che mi si stagliano bene nella mente con la loro immagine. So di essere sola, mia madre è stata uccisa da un dinosauro molto più grande, nella difesa del suo uovo, il mio uovo. Sento la solitudine in ogni mia cellula, ho paura di abbandonare il nido, so che devo uscire per cercare cibo, ma non voglio uccidere. “Io non voglio uccidere”, mi ripeto tutte le volte che guardo i miei artigli e mentre sento i morsi della fame che si definiscono sempre di più.

Sento la prontezza del mio cervello e l’intelligenza che mi sostiene, ma non so come risolvere questo dilemma. Esco dal nido, rientro, riesco e rientro per tre volte, poi rimango fuori. Guardo il cielo, vedo il sole, mi piace, vedo l’ombra di una montagna che mi sovrasta e si muove. Muoio così, come mia madre, e felice di non aver ucciso nessuno. Avevo il terrore di far del male e che mi potesse piacere il sapore della carne, perché sentivo che la mia conformazione fisica mi spingeva lì. Sono grata al destino per aver risolto così brillantemente il mio angosciante problema e mi lascio andare.

Subito dopo, non so se in linea temporale, mi percepisco, sento e vedo elefante, ma no, sono molto più grande e possente, sono un mammut. Percepisco e vedo la proboscide, le mie belle zanne e sono felice di essere vegetariana. Guardo l’erba con soddisfazione e non con la paura e il senso di esclusione di prima. Muovo le mie zampe possenti e gioisco della mi forza. Mi dico, “Chi mi può uccidere così?” Sento qualche cosa in lontananza e mi trovo davanti un mammut molto più grande di me. È furioso, io non so perché, ma ho due piccoli che giocano vicino, li devo difendere. Non so che voglia il mammut enorme, ma mi attacca, io reagisco ed è lotta.

Una lotta impari, mi difendo con tutte le mie forze, pensando ai piccoli. Nessuno mi può aiutare. Resisto, resisto, poi sento un rumore enorme dentro di me e vedo il sangue sgorgare a fiotti dal mio volto. Vedo le mie zanne cadere fracassate, sento il calore della mia vita che se ne va e capisco chi mi può uccidere, un mio simile, e non so neanche perché. Non ho paura, non ho rabbia, penso ai miei figli, con le ultime forze dico loro di scappare e muoio preoccupata per la loro sopravvivenza.

Mi ritrovo gazzella, sull’erba, felice di mangiarla, di chinarmi a bere l’acqua fresca di uno stagno, come fosse un ringraziamento. Sento la mia agilità, la capacità di correre, mi piacciono. Ma sono sempre a guardare intorno, non sono mai tranquilla, non so neanche perché, però percepisco il pericolo ovunque. Sono indifesa, ma soddisfatta dell’aria e della mia alimentazione. Guardo, scatto via, corro, fuggo, ma un leone mi è sopra e così finisco. Non sono arrabbiata, è così, lo capisco, sono solo sgomenta che alcuni debbano alimentarsi in quel modo. “Perché esseri così belli come noi devono essere perseguitati e divorati da altri esseri altrettanto belli, ma che incutono terrore e morte?”

Questo mi chiedo e, con un salto nella linea temporale, mi ritrovo pantera, una magnifica pantera nera, che dava qualche cenno di cedimento nella sua baldanza. Sento la mia capacità di scattare, di correre, mi piacciono. Guardo i miei artigli, di nuovo gli artigli, non mi piace averli. “Perché devo uccidere per mangiare?”, mi dico. “Non è giusto!  Vorrei smettere e lasciarmi andare, ma devo continuare per i miei figli. Sono piccoli, devo proteggerli, devo alimentarli e non posso decidere per loro.”

Sono assorta nei miei pensieri, mi distraggo appena e sono stanca, molto provata. Una fiera più grande di me si avvicina, ha fame ed è disperata. La comprendo, ma devo difendere i cuccioli. Fa per impossessarsi di uno e so che poi prenderebbe anche l’altro. Grido ai cuccioli di scappare e l’assalgo. Non c’è possibilità che io vinca, anche perché dietro di lei vedo l’ombra di altri leoni, lotto, ma vengo presto sbranata. Spero che il pasto della mia vita basti a saziarli e che lascino stare i miei figli, ma so che non sarà così, perché sono tanti. Grido ancora ai piccoli di scappare, ma con le ultime forze della vista li vedo catturare e sbranare. Mi sento in colpa, non ho eseguito il mio compito di madre. “Magari dovevo essere più decisa, più stabile, meno sensibile, più prudente, o forse doveva essere così. Che senso ha?” Muoio con questi interrogativi e rinasco bambino, anche se forse non subito dopo.

Sono felice di essere nato umano. “Ci ho messo tanto a diventarlo, mi è costato tanta fatica.” Questo penso e sento il mio stato un premio. “Adesso posso evolvere”, mi dico, “posso scegliere, ho il libero arbitrio. Posso salire velocemente nella scala evolutiva, riportarmi alle origini, capire chi sono e i tanti perché che mi sono posto.” Questo mi dico e sono felice che posso essere vegetariano, posso decidere, non sono costretto a cibarmi di vite altrui e della loro sofferenza. “Grazie Dio!”, penso. Poi percepisco il mio corpo, lo guardo, è così piccolo e indifeso. “Che potrò farci mai?”, mi chiedo. “Dovrò crescere in fretta!”, mi dico. Guardo la vegetazione intorno, è rigogliosa e bella, sento un fruscio, vedo nero. Uno scatto, e non ci sono più.  Penso: “C’è una giustizia dopo tutto, o un karma o una logica. Io non volevo uccidere, ma ero pantera. Adesso mi levo questo peso, sono ucciso da una pantera. Ma basterà?”, mi chiedo.

Due aspetti mi hanno colpita particolarmente in questi eventi rivissuti. Il primo è il legame con sensazioni e problemi di oggi. Il secondo è il legame tra le vite umane e quelle animali, inclusa l’affinità di ragionamenti, sensazioni e sentimenti.

So che si può dire: ‘Va bene, hai dei problemi e delle convinzioni e su queste hai basato un film, una storia, per dimostrare che sono esistenti e corretti.’ Osservazioni simili vengono sempre anche a me e del resto il dubbio rende l’essere umano un ricercatore di altro oltre l’apparente, uno studioso di sé e del mondo e della vita. Però può essere lesivo di altre facoltà, più nascoste, più potenti, più coraggiose e attive, se usato senza giudizio. Inoltre il vissuto è stato estremamente vivido, chiaro e collegato nelle varie espressioni, oltre che molto ricco di emozioni e pensieri.

Da dinosauro ho provato senso di solitudine e consapevolezza di dover provvedere da sola a me stessa e tali sensazioni mi accompagnavano in particolar modo nel momento delle visioni in questione e su di queste stavo lavorando. Da mammut e da pantera ho provato preoccupazione per i miei figli e con questo sentimento sono morta, come mi è successo in altre incarnazioni da umana, con lo stesso dubbio di non aver fatto abbastanza e sempre in questa vita mi chiedo se ho fatto e faccio abbastanza per i miei figli. In tutte mi ha accomunata la gioia di essere vegetariana vegana o la preoccupazione e l’orrore di non esserlo. In questa attuale mi pento del mio passato da carnivora, che mi pesa, e sono fiera della mia scelta vegana, conquistata con fatica e decisione. Da gazzella percepivo la sensazione di essere braccata, che ancora posso comprendere e il dolore agli zigomi da elefante per me è attuale in questa esistenza.

Queste osservazioni mi riportano a considerare quanto possano essere antiche le nostre percezioni e problematiche e come nel momento giusto possano essere evidenziate le relazioni tra il passato e il presente, in una linea temporale, perché tutto può essere guarito.

L’altra considerazione che mi è venuta naturale è quanto siano simili a noi gli animali nel loro percepire a livello fisico e emotivo, se non uguali. So per sentire interiore, per conoscenza pratica e per convivenza con diversi tipi di animali, quanto essi siano sensibili, recettivi e vari nel loro provare e manifestare, ma l’esperienza di percepire e ragionare come se io fossi in quel momento animale, in breve di vivere ancora il già vissuto, ma scordato, mi ha come squarciato un velo in più.

E mi ha detto: “Ecco, guarda, ciò che intuivi e percepivi è semplicemente vero. Ciò che i Grandi dicono è reale. Poni ancora più attenzione agli animali e, se puoi, ascoltali di più. Soffrono, provano e pensano come te, con la loro evoluzione, ma come te.” Non hanno però il libero arbitrio, la mia fonte di gioia e fierezza nella nascita umana, ciò che rende noi uomini solitamente “diversi” dagli animali, ciò che ci fa salire o scendere nella scala evolutiva.

Sai Baba dice che la nascita umana è conseguita dopo grandi sforzi realizzati nelle incarnazioni animali. Esattamente questo ho provato nel ricordare e rivivere quei momenti di vite sopra esposti. Ho sentito lo sforzo fatto da animale per evolvere nonostante la propria natura fisica, la gioia di considerare un’evoluzione avvenuta e il senso di giustizia e di regolamento dei conti che nella vita ci deve essere. Nella vita intesa come continuità, senza interruzioni di vita in vita. È stato grandioso conoscere da dentro ciò che viene descritto dal fuori e sentirsi in una dinamica evolutiva senza sosta, che in linea temporale evolve e che nella totalità è già e sempre perfetta.

I ricordi e le sensazioni arrivano al momento giusto, ma sicuramente vanno ricercati, smossi, accolti, attesi. Era molto che chiedevo dentro di me come fanno gli animali a cambiare tipo di alimentazione di incarnazione in incarnazione e come facciano ad andare apparentemente contro i loro istinti, come sempre più ci dimostrano. La risposta è arrivata. Nell’andare all’apparenza contro loro stessi c’è uno sforzo consapevole e cosciente, che li porta ad evolvere, che li spinge verso una conoscenza superiore e una consapevolezza maggiore, dove la considerazione e l’amore per l’altro portano a una propria crescita evolutiva.

Non è così anche per noi umani? Che cosa c’è di diverso allora tra animali e umani? Solo il libero arbitrio. Noi possiamo decidere tra una via e l’altra, tra una risposta e l’altra di fronte alle scelte della vita e alle occasioni che questa ci offre. Con il libero arbitrio possiamo accelerare la nostra crescita. L’abbiamo desiderato e atteso tanto da animali! Come animali solo alcuni possono farlo e in occasioni rare, almeno per ora, in questa linea temporale.