“IL MANUALE Reincarnazione Karma Patto Prenatale” i SEMINARI

Visualizza articolo

Nel mio lavoro di operatrice olistica vedo l’importanza della consapevolezza in ognuno di noi. E del resto lo si vede sempre più in ogni aspetto della vita, specialmente in questo periodo storico, così complesso per tutti.
Contribuire alla ricerca della consapevolezza per ognuno di noi è ciò che mi muove a fare Seminari ed a scrivere libri.
Sono convinta che, oltre ad un lavoro personale di introspezione, sia necessario anche un percorso di apprendimento e studio per conoscere, considerare ed applicare le proprie capacità e facoltà psichiche.
A tale scopo sono finalizzati il mio ultimo libro pubblicato, “Il Manuale Reincarnazione Karma Patto Prenatale” e i vari Seminari da me proposti.
È diventato indispensabile conoscere le leggi che regolano la Reincarnazione, il Karma, il soggiorno nell’Aldilà, gli accordi presi prima di nascere, con il Patto Prenatale e prima ancora con il Patto Originario, le Forme Pensiero, le Egregore e tutto ciò che rientra in queste leggi.
È sempre stata molto utile la loro conoscenza, ma in quest’epoca ritengo che sia diventata inevitabile, se vogliamo arrivare ad utilizzare le nostre potenzialità al meglio, per una vita in armonia per noi e gli altri.
Tutto il nostro cammino di anime prevede il superamento del karma e la realizzazione di uno scopo personale preciso.

Visualizza articolo

In questa epoca accelerata di fine Kali Yuga e di inizio dell’Età dell’Oro, tutti noi siamo chiamati a decidere per il futuro personale e dell’umanità intera, di cui, in un modo od in altro, con il nostro comportamento, siamo parte attiva.
Se vogliamo essere in linea con le aspettative migliori per madre Terra e per tutti i suoi abitanti, dobbiamo incentivare la nostra preparazione e messa in pratica di esseri umani consapevoli.
I Seminari da me tenuti sono strutturati a tale fine, in modo semplice, chiaro, con molte slide che aiutano a focalizzare i punti dell’apprendimento ed approfondimento e con diversi Esercizi Meditativi per ciascun Seminario, che fanno sperimentare quanto spiegato.
Gli Esercizi Meditativi aiutano ad individuare alcuni aspetti personali di vite passate e di altri livelli più sottili, come il soggiorno nell’Aldilà, importanti per la vita attuale adesso ed aiutano ad aprire ed allenare le proprie facoltà psichiche, al fine di essere sempre più indipendenti nella ricerca di ciò che ci riguarda.
A tutto ciò sono finalizzati i Seminari ed “Il Manuale Reincarnazione Karma Patto Prenatale”, impostato con le stesse semplici e chiare modalità dei Seminari, in modo da essere, come è, una guida nel mondo complesso ed articolato della Reincarnazione e di tutto ciò che a questa è collegato.
Nella Conferenza di presentazione saranno individuati i punti di collegamento tra un aspetto e l’altro di quelli sopra indicati e sarà svolto un Esercizio Meditativo pratico di contatto con il mondo sottile.

Presentazione Corso Reincarnazione Karma Patto Prenatale

Visualizza articolo

La Reincarnazione è un argomento essenziale da conoscere e comprendere, soprattutto in quest’epoca di grandi avanzamenti. Se ne parla sempre di più, come è giusto che sia, ma è importante farlo il più correttamente e chiaramente possibile. La Reincarnazione riguarda il Karma, il Patto Prenatale, il Patto Prenatale Originario, il Distacco dal Corpo ed il Soggiorno nell’Aldilà. Comprende vari meccanismi ed infinite sfumature di sviluppo, esplicazione e trasformazione del Karma e di ciò che comporta. L’Età dell’Oro, il Satya Yuga, avanza a grande velocità e coloro, che vogliono entrare a farne parte e contribuire alla sua affermazione, hanno bisogno di strumenti pratici di conoscenza e riflessione. Si entra nell’Età dell’Oro singolarmente, con consapevolezza e responsabilità della propria vita. Per essere responsabili e consapevoli di ciò che accade e facciamo accadere, dobbiamo conoscere le leggi fondamentali che regolano l’esistenza. Se vogliamo, possiamo imparare a lavorare in sintonia con le leggi della Reincarnazione e del Karma e diventare più partecipi al nostro sviluppo ed a quello dell’umanità intera.

Visualizza articolo

Il Corso è orientato a tal fine, perché chiunque sia interessato abbia la possibilità di apprendere, rivedere ed approfondire questioni che lo riguardano direttamente e che coinvolgono la sua vita e quella dei suoi cari, oltre che di ogni abitante di madre Terra. È un Corso pratico, che parla di aspetti sottili, presenti nella quotidianità di ciascuno di noi e pertanto concreti ed importanti come quelli più evidenti a livello materiale. La Conferenza di presentazione del Corso introduce argomenti come Reincarnazione, Karma, Patto Prenatale, Distacco dal Corpo, Aldilà, Akasha, Legami Karmici e Nodi Karmici, in modo da poter offrire un’idea più chiara dei contenuti trattati. Tali ed altri argomenti verranno sviluppati durante il Corso stesso, nel quale ad ogni aspetto trattato verranno abbinati uno o due Esercizi Meditativi, per aiutare chi li attua a sviluppare le facoltà psichiche, ad entrare in contatto con il Mondo Sottile Superiore ed a conoscere e comprendere alcuni importanti aspetti ed eventi che ancora lo segnano in questa esistenza.

Nella Presentazione del Corso è proposto uno tra i primi Esercizi Meditativi, svolti all’inizio del Corso stesso.

REINCARNAZIONE, KARMA E NODI KARMICI

Il karma e la reincarnazione, sono fondamentali per la nostra evoluzione umana e prenderne conoscenza è importante per poter essere più liberi e consapevoli. Per chi avesse ancora dei dubbi sull’esistenza della reincarnazione, suggerisco solo di considerare la totale differenza di possibilità tra una persona che muore giovanissima e una che muore in età molto avanzata. È chiaro che le due non possono avere le stesse opportunità di tempo, senza considerare altro, per poter fare qualche cosa, di qualunque natura essa sia. Questa sarebbe una profonda inspiegabile ingiustizia, se vi fosse una sola esistenza. Ma vista da un punto di vista di tante incarnazioni ha una logica, perché ciascuno segue il proprio percorso di vita in vita, per sperimentare ciò che gli è utile per evolvere. E in questo non vi è ingiustizia.

Inoltre capita a tutti di avere alcune sensazioni vedendo un posto o una persona, di sentirsi a proprio agio con qualcuno o di avere disagi in presenza di altri. Sicuramente questo può essere dato da uguali o contrastanti vibrazioni, ma non solo. Con alcuni a volte sembra che ci siamo conosciuti da sempre e invece è la prima volta che ci incontriamo, oppure sentiamo una grande affinità di anima. Anche questo trova spiegazione solo con vecchie conoscenze di altre esistenze.

Infine, alcuni spontaneamente ricordano altre esistenze o fatti avvenuti in luoghi dove vanno per la prima volta e anche questo si può spiegare solo con la reincarnazione, perché i dettagli di ciò che si prova e vede sono talmente nitidi e forti da non avere altra motivazione.

Tutti i Grandi hanno parlato della reincarnazione e del karma ad essa legato. Anche Gesù ne parlava, come risulta dai testi non ufficiali della Chiesa, come per esempio i ‘Vangeli Esseni della Pace’. Sai Baba dice che essere vegetariani e credere nella reincarnazione sono i due aspetti fondamentali per la spiritualità. I due indispensabili per il cuore e la mente, direi. Altrimenti partiamo da basi infondate e siamo destinati a continuare a vagare nella falsità delle apparenze che ci vengono raccontate. Meglio rischiare di sbagliare in prima persona, piuttosto che sbagliare conto terzi, facendo scelte altrui, senza neanche porsi domande.

La parola sanscrita Karma significa azione, intesa come azione di pensiero, parola e agire fisico, come tutto ciò che abbiamo fatto, facciamo e faremo e come ciò che ci arriva in ritorno delle nostre azioni.

Ogni azione che compiamo viene registrata nell’Akasha, la memoria divina che tutto pervade e che si espande nell’etere in cui siamo immersi. Quando ricordiamo attingiamo lì, che lo si sappia o no. Ogni nostro comportamento mette subito in moto una reazione e una risonanza a questo legate e affini, che tornano a chi ha fatto l’azione. Il tempo impiegato perché questo avvenga varia, a seconda di molti fattori concomitanti che riguardano noi, altre persone, situazioni e momenti. Ma una cosa è certa, il karma fatto ritorna al mittente come un boomerang, solitamente accentuato e sempre risonante l’azione da cui è partito.

Non è una punizione, che non è prevista nel Cosmo e non servirebbe, ma può essere visto come una spinta a modificare il proprio atteggiamento in senso più consono alle leggi divine, oppure un ritorno di ciò che si è fatto, come incentivo a proseguire. O semplicemente come una regola senza giudizio, che ripropone ciò che è stato fatto, perché è stato messo in moto quel meccanismo e il Cosmo è sempre pronto a supportarci in ciò che vogliamo e facciamo. Comunque sia, la legge è uguale per tutti e tutti passiamo attraverso varie interpretazioni di vita, anche molto contrastanti tra di loro, per poter apprendere.

Uno che è stato mendicante nella vita passata, in questa potrebbe essere ricco, perché deve sperimentare quella situazione per poter fare dei passi in avanti nella sua evoluzione, oppure viceversa. Poco importano in realtà le nostre condizioni sociali da un punto di vista evolutivo, ciò che importa è che cosa facciamo delle possibilità che abbiamo e come ci comportiamo. Cioè come usiamo il nostro libero arbitrio, che in genere si può muovere tra due fondamentali possibilità, strette nella condizione in cui viviamo e che ci siamo creati con decisioni passate di questa o altre vite, tutto in un concatenarsi di azione, reazione e risonanza, sempre registrate dall’Akasha.

Non serve andare ad indagare sul motivo di tutto, cosa che non potremmo neanche riuscire a fare, ma può essere utile considerare alcuni aspetti fondamentali e ricorrenti per noi e vederne i legami con altri passati, al fine di sciogliere vecchi nodi karmici pesanti.

I nodi karmici sono generati dal ripetersi di nostre modalità comportamentali, legate a situazioni simili o uguali a quelle già vissute in altri momenti. In genere più sono ingarbugliati e più hanno origini antiche e più sono persistenti. Accorgersi di starli vivendo non deve spaventare, ma al contrario può darci lo stimolo e la possibilità di uscirne, sciogliendo i legami che ancora ci tengono allacciati al ripetersi di situazioni pesanti e opprimenti.

Non è facile, perché generalmente non si sciolgono nodi karmici in poco tempo, ma la consapevolezza ci mette nella condizione di poterlo fare al meglio e in modo definitivo. A tal fine servono pazienza, che con i nodi karmici, specie se più insieme, è inevitabile imparare almeno in parte, e determinazione consapevole di farcela, perché niente ci è dato che non si possa affrontare. Naturalmente i momenti di sconforto prendono, perché questo fa parte della crescita, in quanto si capisce solo quando si prova qualche cosa.

Aiuta però sapere che se il nostro comportamento è corretto, quando si è in pieno attacco o ritorno karmico, siamo particolarmente aiutati dal Divino, da Angeli, Divinità e Grandi esseri che ci stanno accanto, anche se non ce ne accorgiamo. Tanto aiutati da poter essere liberati del ritorno più pesante che dovremmo avere di ciò che abbiamo fatto in passato. Ci sono molte storie di yogi e avatar, elevate incarnazioni di Dio, che hanno preso un peso destinato a un loro discepolo pronto per evolvere, ma che non avrebbe potuto farcela con gli eventi che stavano per arrivargli. Sai Baba dice che il karma è come una freccia, che una volta scoccata deve giungere a destinazione, ma Dio può mettere la mano e parare il colpo. E trasformare per esempio un cancro mortale in una semplice influenza, assimilando il resto su di sé e trasformandolo.

Ciò non vuol dire che così diventiamo passivi, ma al contrario che con il nostro modo di agire siamo entrati in sintonia con forze superiori, raggiungendo con loro un livello ed un accordo maggiori. Di queste trasformazioni ce ne sono molte più di quanto si possa pensare, solo che spesso non ne siamo consapevoli.

Nel Cosmo non esiste lo spreco e quando un’energia è pronta per essere trasformata, è naturale che altre forze in sintonia si attivino per aiutarne il cambiamento, perché l’elevazione di un singolo porta a quella di altri e dell’insieme. Considerando che siamo tutti uno, questo è estremamente logico e intelligente, perché l’evoluzione di uno fa bene a tutti.

La reincarnazione in genere comprende tantissime vite, che naturalmente non sono solo in forma umana, dato che lo spirito che ci anima si veste di tutte le forme che la vita conosce. Questo infatti dicono le antichissime scritture, i Veda, e tutti i Grandi che hanno illuminato il mondo. Noi indossiamo un vestito, come si può  vestire un abito per una parte in una recita e a fine recita lo lasciamo andare perché non ci serve più, per poi tornare a recitare un’altra parte che in quel momento ci si confà maggiormente.

Se impariamo a ricordare, nella nostra memoria akashika sono comprese infinite esistenze, tra le quali alcune ci sono particolarmente vicine in questo momento e ci potrebbero aiutare a capire reazioni e comportamenti che ancora ci pesano. Alcune di queste vite possono essere in forma animale e possono aiutarci a comprendere il dolore, le aspettative e i sentimenti di specie diverse dalla nostra, oltre a poterci far capire meglio il perché di alcuni nostri disagi e paure.

Poterle ricordare provandone alcune sensazioni è un dono, che ci aiuta a svolgere il velo che ci avviluppa e ci fa prendere l’apparenza per realtà. Entrare in sintonia con ricordi passati ci dà la possibilità di aprire un po’ il cuore e diventare più umili e saggi, perché ci aiuta a non giudicare, capendo che tanto siamo stati e tanto potremmo essere. In quest’ottica sentirsi superiori per questioni sociali o altro diventa senza senso, perché anche noi siamo stati o potremmo essere come altri sono ora. E persino rispetto agli animali possiamo capire meglio che il rapporto che dovremmo avere verso di loro è solo da fratello maggiore verso quello minore, perché le anime incarnate nei loro corpi stanno facendo un passaggio che noi abbiamo già fatto.

Siamo anime in viaggio per ora in un tempo lineare di terza dimensione, che ci appesantisce con il suo prima e dopo, facendoci pensare che esista solo questo livello e che non si possa rimediare al passato e che questo pesi sempre su di noi come un giogo o peggio. In realtà non è così, possiamo dare una diversa connotazione al passato agendo nel presente e se abbiamo la consapevolezza di ciò che vogliamo rivedere il lavoro diventa più fattibile.

In quest’epoca soprattutto possiamo fare molte modifiche al nostro comportamento e stile di vita per ritornare alla nostra essenza di esseri luminosi in tempi brevi, perché adesso tutto è accelerato. Se generiamo karma, questo ci torna indietro subito o quasi e ciò ci aiuta a liberarcene con maggiore rapidità, anche se come impatto del momento può essere più pesante.

Liberarsi dal karma significa sciogliere e superare i legami col passato, sia remoto che vicinissimo, e evitare di crearne di nuovi, cioè evitare di generare ancora karma. Ciò si fa solo con il distacco e l’abbandono delle aspettative sui risultati delle proprie azioni e questo porta a non doversi più incarnare sulla Terra nella terza dimensione.

 

DA DINOSAURO A UMANO

Le radici dei nostri mali, come dei nostri affetti e delle nostre relazioni sono spesso molto antiche e si collegano ad esperienze non digerite o non esaurite, che ancora aleggiano nell’aria intorno a noi. Vi faccio un esempio per me eclatante. Si tratta di una mia esperienza, ma i meccanismi che si attivano e le leggi del karma sono identici per tutti, perché tutti abbiamo uguali possibilità nella lunga storia delle nostre esistenze.

Durante un lavoro di gruppo, ho avuto una visione percettiva estremamente forte di una vita molto lontana, ma sempre su questo nostro pianeta. La scena inizia con lo schiudersi di un uovo, un grande uovo morbido, che si apre di lato e sopra di me e io mi ritrovo all’aperto, al contatto con l’aria e con la luce solare. Percepisco il mio corpo e comincio a prenderci confidenza, a conoscerlo e sperimentarlo in movimenti lenti. Sento la forza dentro di me, mi guardo e mi vedo gli artigli. Rimango scioccata, guardo l’erba sotto i miei piedi, mi chino verso di essa, la tocco e so che non è il mio cibo. Riguardo gli artigli delle corte zampe superiori e capisco che cosa devo fare per mangiare.

Cammino in su e in giù nel nido, sperimento le mie zampe inferiori a saltelli e continuo a guardarmi gli artigli, che mi si stagliano bene nella mente con la loro immagine. So di essere sola, mia madre è stata uccisa da un dinosauro molto più grande, nella difesa del suo uovo, il mio uovo. Sento la solitudine in ogni mia cellula, ho paura di abbandonare il nido, so che devo uscire per cercare cibo, ma non voglio uccidere. “Io non voglio uccidere”, mi ripeto tutte le volte che guardo i miei artigli e mentre sento i morsi della fame che si definiscono sempre di più.

Sento la prontezza del mio cervello e l’intelligenza che mi sostiene, ma non so come risolvere questo dilemma. Esco dal nido, rientro, riesco e rientro per tre volte, poi rimango fuori. Guardo il cielo, vedo il sole, mi piace, vedo l’ombra di una montagna che mi sovrasta e si muove. Muoio così, come mia madre, e felice di non aver ucciso nessuno. Avevo il terrore di far del male e che mi potesse piacere il sapore della carne, perché sentivo che la mia conformazione fisica mi spingeva lì. Sono grata al destino per aver risolto così brillantemente il mio angosciante problema e mi lascio andare.

Subito dopo, non so se in linea temporale, mi percepisco, sento e vedo elefante, ma no, sono molto più grande e possente, sono un mammut. Percepisco e vedo la proboscide, le mie belle zanne e sono felice di essere vegetariana. Guardo l’erba con soddisfazione e non con la paura e il senso di esclusione di prima. Muovo le mie zampe possenti e gioisco della mi forza. Mi dico, “Chi mi può uccidere così?” Sento qualche cosa in lontananza e mi trovo davanti un mammut molto più grande di me. È furioso, io non so perché, ma ho due piccoli che giocano vicino, li devo difendere. Non so che voglia il mammut enorme, ma mi attacca, io reagisco ed è lotta.

Una lotta impari, mi difendo con tutte le mie forze, pensando ai piccoli. Nessuno mi può aiutare. Resisto, resisto, poi sento un rumore enorme dentro di me e vedo il sangue sgorgare a fiotti dal mio volto. Vedo le mie zanne cadere fracassate, sento il calore della mia vita che se ne va e capisco chi mi può uccidere, un mio simile, e non so neanche perché. Non ho paura, non ho rabbia, penso ai miei figli, con le ultime forze dico loro di scappare e muoio preoccupata per la loro sopravvivenza.

Mi ritrovo gazzella, sull’erba, felice di mangiarla, di chinarmi a bere l’acqua fresca di uno stagno, come fosse un ringraziamento. Sento la mia agilità, la capacità di correre, mi piacciono. Ma sono sempre a guardare intorno, non sono mai tranquilla, non so neanche perché, però percepisco il pericolo ovunque. Sono indifesa, ma soddisfatta dell’aria e della mia alimentazione. Guardo, scatto via, corro, fuggo, ma un leone mi è sopra e così finisco. Non sono arrabbiata, è così, lo capisco, sono solo sgomenta che alcuni debbano alimentarsi in quel modo. “Perché esseri così belli come noi devono essere perseguitati e divorati da altri esseri altrettanto belli, ma che incutono terrore e morte?”

Questo mi chiedo e, con un salto nella linea temporale, mi ritrovo pantera, una magnifica pantera nera, che dava qualche cenno di cedimento nella sua baldanza. Sento la mia capacità di scattare, di correre, mi piacciono. Guardo i miei artigli, di nuovo gli artigli, non mi piace averli. “Perché devo uccidere per mangiare?”, mi dico. “Non è giusto!  Vorrei smettere e lasciarmi andare, ma devo continuare per i miei figli. Sono piccoli, devo proteggerli, devo alimentarli e non posso decidere per loro.”

Sono assorta nei miei pensieri, mi distraggo appena e sono stanca, molto provata. Una fiera più grande di me si avvicina, ha fame ed è disperata. La comprendo, ma devo difendere i cuccioli. Fa per impossessarsi di uno e so che poi prenderebbe anche l’altro. Grido ai cuccioli di scappare e l’assalgo. Non c’è possibilità che io vinca, anche perché dietro di lei vedo l’ombra di altri leoni, lotto, ma vengo presto sbranata. Spero che il pasto della mia vita basti a saziarli e che lascino stare i miei figli, ma so che non sarà così, perché sono tanti. Grido ancora ai piccoli di scappare, ma con le ultime forze della vista li vedo catturare e sbranare. Mi sento in colpa, non ho eseguito il mio compito di madre. “Magari dovevo essere più decisa, più stabile, meno sensibile, più prudente, o forse doveva essere così. Che senso ha?” Muoio con questi interrogativi e rinasco bambino, anche se forse non subito dopo.

Sono felice di essere nato umano. “Ci ho messo tanto a diventarlo, mi è costato tanta fatica.” Questo penso e sento il mio stato un premio. “Adesso posso evolvere”, mi dico, “posso scegliere, ho il libero arbitrio. Posso salire velocemente nella scala evolutiva, riportarmi alle origini, capire chi sono e i tanti perché che mi sono posto.” Questo mi dico e sono felice che posso essere vegetariano, posso decidere, non sono costretto a cibarmi di vite altrui e della loro sofferenza. “Grazie Dio!”, penso. Poi percepisco il mio corpo, lo guardo, è così piccolo e indifeso. “Che potrò farci mai?”, mi chiedo. “Dovrò crescere in fretta!”, mi dico. Guardo la vegetazione intorno, è rigogliosa e bella, sento un fruscio, vedo nero. Uno scatto, e non ci sono più.  Penso: “C’è una giustizia dopo tutto, o un karma o una logica. Io non volevo uccidere, ma ero pantera. Adesso mi levo questo peso, sono ucciso da una pantera. Ma basterà?”, mi chiedo.

Due aspetti mi hanno colpita particolarmente in questi eventi rivissuti. Il primo è il legame con sensazioni e problemi di oggi. Il secondo è il legame tra le vite umane e quelle animali, inclusa l’affinità di ragionamenti, sensazioni e sentimenti.

So che si può dire: ‘Va bene, hai dei problemi e delle convinzioni e su queste hai basato un film, una storia, per dimostrare che sono esistenti e corretti.’ Osservazioni simili vengono sempre anche a me e del resto il dubbio rende l’essere umano un ricercatore di altro oltre l’apparente, uno studioso di sé e del mondo e della vita. Però può essere lesivo di altre facoltà, più nascoste, più potenti, più coraggiose e attive, se usato senza giudizio. Inoltre il vissuto è stato estremamente vivido, chiaro e collegato nelle varie espressioni, oltre che molto ricco di emozioni e pensieri.

Da dinosauro ho provato senso di solitudine e consapevolezza di dover provvedere da sola a me stessa e tali sensazioni mi accompagnavano in particolar modo nel momento delle visioni in questione e su di queste stavo lavorando. Da mammut e da pantera ho provato preoccupazione per i miei figli e con questo sentimento sono morta, come mi è successo in altre incarnazioni da umana, con lo stesso dubbio di non aver fatto abbastanza e sempre in questa vita mi chiedo se ho fatto e faccio abbastanza per i miei figli. In tutte mi ha accomunata la gioia di essere vegetariana vegana o la preoccupazione e l’orrore di non esserlo. In questa attuale mi pento del mio passato da carnivora, che mi pesa, e sono fiera della mia scelta vegana, conquistata con fatica e decisione. Da gazzella percepivo la sensazione di essere braccata, che ancora posso comprendere e il dolore agli zigomi da elefante per me è attuale in questa esistenza.

Queste osservazioni mi riportano a considerare quanto possano essere antiche le nostre percezioni e problematiche e come nel momento giusto possano essere evidenziate le relazioni tra il passato e il presente, in una linea temporale, perché tutto può essere guarito.

L’altra considerazione che mi è venuta naturale è quanto siano simili a noi gli animali nel loro percepire a livello fisico e emotivo, se non uguali. So per sentire interiore, per conoscenza pratica e per convivenza con diversi tipi di animali, quanto essi siano sensibili, recettivi e vari nel loro provare e manifestare, ma l’esperienza di percepire e ragionare come se io fossi in quel momento animale, in breve di vivere ancora il già vissuto, ma scordato, mi ha come squarciato un velo in più.

E mi ha detto: “Ecco, guarda, ciò che intuivi e percepivi è semplicemente vero. Ciò che i Grandi dicono è reale. Poni ancora più attenzione agli animali e, se puoi, ascoltali di più. Soffrono, provano e pensano come te, con la loro evoluzione, ma come te.” Non hanno però il libero arbitrio, la mia fonte di gioia e fierezza nella nascita umana, ciò che rende noi uomini solitamente “diversi” dagli animali, ciò che ci fa salire o scendere nella scala evolutiva.

Sai Baba dice che la nascita umana è conseguita dopo grandi sforzi realizzati nelle incarnazioni animali. Esattamente questo ho provato nel ricordare e rivivere quei momenti di vite sopra esposti. Ho sentito lo sforzo fatto da animale per evolvere nonostante la propria natura fisica, la gioia di considerare un’evoluzione avvenuta e il senso di giustizia e di regolamento dei conti che nella vita ci deve essere. Nella vita intesa come continuità, senza interruzioni di vita in vita. È stato grandioso conoscere da dentro ciò che viene descritto dal fuori e sentirsi in una dinamica evolutiva senza sosta, che in linea temporale evolve e che nella totalità è già e sempre perfetta.

I ricordi e le sensazioni arrivano al momento giusto, ma sicuramente vanno ricercati, smossi, accolti, attesi. Era molto che chiedevo dentro di me come fanno gli animali a cambiare tipo di alimentazione di incarnazione in incarnazione e come facciano ad andare apparentemente contro i loro istinti, come sempre più ci dimostrano. La risposta è arrivata. Nell’andare all’apparenza contro loro stessi c’è uno sforzo consapevole e cosciente, che li porta ad evolvere, che li spinge verso una conoscenza superiore e una consapevolezza maggiore, dove la considerazione e l’amore per l’altro portano a una propria crescita evolutiva.

Non è così anche per noi umani? Che cosa c’è di diverso allora tra animali e umani? Solo il libero arbitrio. Noi possiamo decidere tra una via e l’altra, tra una risposta e l’altra di fronte alle scelte della vita e alle occasioni che questa ci offre. Con il libero arbitrio possiamo accelerare la nostra crescita. L’abbiamo desiderato e atteso tanto da animali! Come animali solo alcuni possono farlo e in occasioni rare, almeno per ora, in questa linea temporale.

KARMA SINGOLO, COLLETTIVO E TEMA NATALE

Il karma comprende interamente la nostra vita, la indirizza e la plasma a seconda di come ci muoviamo nelle situazioni che viviamo e di come agiamo o reagiamo alle sfide dell’esistenza. Karma significa azione, conseguenza, sfida e come tutte le parole sanscrite ha una connotazione molto più vasta di quella relegata alle singole parole di una lingua attualmente parlata. Ugualmente sono ampie le sfaccettature del karma che indirizza la nostra vita in un succedersi di eventi, che portano ad arrivare esattamente là dove è meglio per noi essere, per poter comprendere ciò che abbiamo da modificare e rivedere.

Non è una punizione, né un impedimento, anche se spesso può essere visto così, ma piuttosto una via da noi stessi tracciata in un susseguirsi di vite, che in realtà appartengono ad una sola. Il karma viene spesso considerato da un punto di vista strettamente personale, con l’idea che possiamo cambiarlo a seconda della nostra decisione del momento, ma in realtà esso ha molte sfaccettature, che si rifanno a scelte e azioni collettive, di famiglia, gruppo, luogo, nazione, continente, pianeta. E naturalmente di specie. Ognuno di noi ha principalmente i propri comportamenti da rivedere e curare, per generare unicità in pensieri, parole e azioni. Ma a volte i nostri sforzi non sono così prontamente ripagati con successi e cambiamenti, non solo perché il nostro karma passato ci porta a dover attendere, ma anche perché qualcuno che ha deciso di evolvere con noi, con il nostro consenso, non è ancora pronto.

Nell’Aldilà, che non è un luogo specifico, ma piuttosto uno stato di essere, prima di ogni incarnazione, abbiamo la possibilità di decidere e programmare, almeno in parte, l’esistenza che andiamo a incarnare e, per fare questo, abbiamo bisogno di altri interpreti della nostra futura vita. Abbiamo bisogno di qualcuno con cui confrontarci e interagire. E tutto questo deve essere stabilito prima della discesa in un corpo umano. Il che richiede un grande lavoro di preparazione. Motivo per cui siamo costantemente assistiti da guide e collaboratori che ci introducono a pratiche per noi nuove e ci assistono nel da farsi e nelle scelte che sono da effettuare prima dell’incarnazione.

Tutto questo avviene tramite il patto prenatale, che coinvolge noi con noi stessi, con il nostro Sé superiore, e con altre anime pronte ad incarnarsi. Ma non sempre le decisioni prese prima della nascita vengono messe in pratica. Spesso in realtà succede il contrario, anche e soprattutto per i tempi di attuazione. Questi richiedono una grande attenzione da parte di tutti gli attori della vita decisa prima di nascere e un tale atteggiamento è difficile che venga seguito con estrema cura da tutte le parti coinvolte. Inoltre nell’Aldilà la nozione del tempo non è come sulla Terra, né questo si muove o viene percepito in senso lineare come noi siamo stati abituati a fare.

Ciò può portare a sfasature sui momenti di attuazione di un dato comportamento tra un individuo ed un altro, perché un’intenzione ben definita prima di nascere come umani può essere tradotta in pratica con più o meno rapidità o lentezza da anime diverse. Non è mai facile adattarsi ad un corpo umano, anche se ci siamo già incarnati una miriade di volte, e inoltre, perché la nostra nascita sulla Terra sia resa fattibile, noi dimentichiamo in gran parte o quasi ciò che eravamo e continuiamo ad essere e ciò che abbiamo deciso di realizzare. Questo è un bene, altrimenti l’incarnazione ci risulterebbe insostenibile e il desiderio di tornare nella nostra condizione più sottile ci spingerebbe a disattendere le lezioni della vita terrena, indispensabili per la nostra consapevolezza, portandoci al rifiuto della vita e al suicidio.

Così la vita verrebbe interrotta e la nostra evoluzione rimandata, ma con maggior pesantezze, perché non saremmo contenti della nostra scelta, appena tornati nell’Aldilà. La prenderemmo come una forma di vigliaccheria o una scorciatoia, inutile e persino dannosa. Siamo noi i principali artefici della nostra esistenza e i primi giudici delle nostre azioni, così dobbiamo fare estrema attenzione a come ci muoviamo tra i meandri del karma, fino ad uscirne completamente fuori.

Ma, ripeto, questa svolta della nostra vita non dipende solo da noi e, inoltre, vi sono molte possibilità che le situazioni cambino o si evolvano diversamente. Quando decidiamo come vogliamo indirizzare la nostra esistenza terrena prima di nascere, noi abbiamo almeno due possibilità di svolgimento, con infinite sfaccettature. Il nostro patto prenatale decide che ci si vada a muovere in una direzione, ma prevede che questo possa accadere in una modalità o in altra.

Sta a noi scegliere la più conveniente e meno dolorosa per noi anime. In questa alternativa, vi sono sfumature più o meno sottili, che ci portano a considerare con maggiore o minore consapevolezza il da farsi. A volte abbiamo percezione che alcuni momenti siano più importanti per lo sviluppo delle nostre vite, o è come se avessimo una porta tempo che si apre dentro e davanti a noi e ci dà la possibilità di attraversarla per raddrizzare il tiro, o per avanzare più rapidamente. Così la via che avevamo abbandonato si staglia nuovamente davanti a noi e viene riunito un percorso che stavamo abbandonando, contro le nostre stesse decisioni prese nell’Aldilà.

Non vi è spazio, in tal modo, per deviare completamente da ciò che è la nostra scelta e questa diventa ineluttabile, anche se molto rimandabile in una linea temporale che consideri il poi e il prima. A questo ci dobbiamo abituare, a vedere la meta davanti ai nostri occhi interiori, per poter raggiungere lo scopo di tutta la nostra esistenza terrena in piena consapevolezza e gioia, perché è una nostra decisione, e reimpostare il tempo dal nostro punto di vista più evoluto, che può spostare, riprendere e considerare i portali spazio temporali, come più è utile all’evoluzione propria e collettiva.

La collettività, si è detto, può essere quella limitata di una famiglia più o meno ampia, o quella di un gruppo, una città o paese, una nazione, continente, pianeta o specie.

Noi come razza umana abbiamo delle responsabilità verso le specie meno evolute come possibilità di crescita e indipendenza, sia sottile che pratica. E questo nostro dovere, che noi stessi abbiamo cercato o almeno accettato nello sviluppo di apprendimento dell’anima, ci porta a dover considerare le prerogative umane ad ampio raggio, che tutti gli appartenenti al gruppo umano hanno la necessità di osservare per evolvere. Tutti, prima o poi, dobbiamo arrivare a farlo. Per questo le più antiche scritture sacre come i Veda, cioè quelle estremamente ricche di indicazioni utili per la nostra evoluzione, parlano di diversi tipi di incarnazione umana. Sai Baba dice che ci sono quattro livelli di umani, il diabolico, il sub umano, l’umano e il divino.

Come lo stesso Darwin ha constatato, scopo della vita è l’evoluzione e pertanto tutti tendiamo al divino e lì dobbiamo arrivare, dove già siamo, al di fuori del tempo. Ma finché ci muoviamo nella linea spazio temporale, in un ambiente di terza dimensione, abbiamo a che fare con il movimento avanti o indietro e con l’evolvere o il retrocedere, anche se tutto nel complesso porta all’avanzamento, perché aiuta ad acquistare conoscenza e consapevolezza, indispensabili per il raggiungimento della divinità, o realizzazione o fusione nel Tutto, o comunque si voglia chiamare.

L’attività che noi mettiamo nel rincorrere noi stessi già evoluti e nello scegliere i passi successivi che ci portano più vicini alla meta, si attua anche grazie all’altrui scelta e azione. Si è detto che non siamo staccati e indipendenti, né come umani, né come membri di uno stesso gruppo più o meno ampio e di ciò dobbiamo tenere conto, prima di svolgere le nostre attività al meglio.

Rifuggire da considerazioni etiche, che rispecchiano le nostre scelte umane e prenatali, ci allontana dalla meta, per quanto possa sembrarci il contrario. Spesso il decidere immediato, sulla base del nostro tornaconto pratico, non ci accompagna nella giusta direzione, ma ce ne allontana. Abbiamo visto che il deviare dalla meta è in realtà momentaneo e che poi si ristabilirà il percorso primario, ma tali deviazioni portano sofferenza e generano confusione di mente e sentire. Allontanano dalla divinità umana e dalla pace che l’accompagna e precede. Ecco perché non risultano convenienti, anche se sul momento possono apparire di estrema attrazione e semplicità.

Non è di facile comprensione il karma, per quanto riguarda le sue infinite sfaccettature, ma nelle sue linee guida questo è solido e puntuale in ogni suo aspetto, che si comprenda o no. Dato che tutti ne abbiamo a che fare, almeno fino a che abbiamo un corpo umano, ci converrebbe considerarlo e conoscerne i meccanismi, senza adirarsi se non raggiungiamo subito i risultati desiderati, o se le circostanze non ci vengono incontro come vorremmo. Le regole sono uguali per tutti, ma hanno diverse manifestazioni e apparenti ritardi, perché ognuno ha il proprio cammino e i propri aspetti sui quali porre l’accento. Vista così, tutto è perfetto in una visione globale e certo perfettibile nei singoli aspetti. Dipende da dove vogliamo sottolineare la nostra attenzione e poggiare lo sguardo interiore. Ma certo il karma va studiato e considerato per un’evoluzione maggiore, più rapida e gioiosa, o almeno molto meno pesante. Quando si conosce il meccanismo di qualche cosa, siamo più capaci di fluire insieme alla cosa in questione o di utilizzarla.

Allora il karma può avvilupparci e persino difenderci con la nostra compartecipazione, se siamo consapevoli della sua importanza e inevitabilità, perché ci conduce dove dobbiamo andare, che si sia deviato o no dal percorso precedentemente scelto come tema natale. Il segreto è fluire, accettare i momenti bui come inevitabili per la comprensione. Niente è una punizione, solo noi a volte ci vogliamo punire, non altri o altro. Inoltre a nessuno è dato più di quanto possa sopportare, perché noi stessi abbiamo scelto i nostri pesi e passaggi nell’Aldilà, prima della nascita fisica. E in tale decisione siamo stati aiutati e appoggiati da maestri e suggeritori, che ci hanno fatto constatare in anticipo le difficoltà e possibilità a cui potevamo andare incontro, supportandoci nella comprensione della scelta.