DA DINOSAURO A UMANO

Le radici dei nostri mali, come dei nostri affetti e delle nostre relazioni sono spesso molto antiche e si collegano ad esperienze non digerite o non esaurite, che ancora aleggiano nell’aria intorno a noi. Vi faccio un esempio per me eclatante. Si tratta di una mia esperienza, ma i meccanismi che si attivano e le leggi del karma sono identici per tutti, perché tutti abbiamo uguali possibilità nella lunga storia delle nostre esistenze.

Durante un lavoro di gruppo, ho avuto una visione percettiva estremamente forte di una vita molto lontana, ma sempre su questo nostro pianeta. La scena inizia con lo schiudersi di un uovo, un grande uovo morbido, che si apre di lato e sopra di me e io mi ritrovo all’aperto, al contatto con l’aria e con la luce solare. Percepisco il mio corpo e comincio a prenderci confidenza, a conoscerlo e sperimentarlo in movimenti lenti. Sento la forza dentro di me, mi guardo e mi vedo gli artigli. Rimango scioccata, guardo l’erba sotto i miei piedi, mi chino verso di essa, la tocco e so che non è il mio cibo. Riguardo gli artigli delle corte zampe superiori e capisco che cosa devo fare per mangiare.

Cammino in su e in giù nel nido, sperimento le mie zampe inferiori a saltelli e continuo a guardarmi gli artigli, che mi si stagliano bene nella mente con la loro immagine. So di essere sola, mia madre è stata uccisa da un dinosauro molto più grande, nella difesa del suo uovo, il mio uovo. Sento la solitudine in ogni mia cellula, ho paura di abbandonare il nido, so che devo uscire per cercare cibo, ma non voglio uccidere. “Io non voglio uccidere”, mi ripeto tutte le volte che guardo i miei artigli e mentre sento i morsi della fame che si definiscono sempre di più.

Sento la prontezza del mio cervello e l’intelligenza che mi sostiene, ma non so come risolvere questo dilemma. Esco dal nido, rientro, riesco e rientro per tre volte, poi rimango fuori. Guardo il cielo, vedo il sole, mi piace, vedo l’ombra di una montagna che mi sovrasta e si muove. Muoio così, come mia madre, e felice di non aver ucciso nessuno. Avevo il terrore di far del male e che mi potesse piacere il sapore della carne, perché sentivo che la mia conformazione fisica mi spingeva lì. Sono grata al destino per aver risolto così brillantemente il mio angosciante problema e mi lascio andare.

Subito dopo, non so se in linea temporale, mi percepisco, sento e vedo elefante, ma no, sono molto più grande e possente, sono un mammut. Percepisco e vedo la proboscide, le mie belle zanne e sono felice di essere vegetariana. Guardo l’erba con soddisfazione e non con la paura e il senso di esclusione di prima. Muovo le mie zampe possenti e gioisco della mi forza. Mi dico, “Chi mi può uccidere così?” Sento qualche cosa in lontananza e mi trovo davanti un mammut molto più grande di me. È furioso, io non so perché, ma ho due piccoli che giocano vicino, li devo difendere. Non so che voglia il mammut enorme, ma mi attacca, io reagisco ed è lotta.

Una lotta impari, mi difendo con tutte le mie forze, pensando ai piccoli. Nessuno mi può aiutare. Resisto, resisto, poi sento un rumore enorme dentro di me e vedo il sangue sgorgare a fiotti dal mio volto. Vedo le mie zanne cadere fracassate, sento il calore della mia vita che se ne va e capisco chi mi può uccidere, un mio simile, e non so neanche perché. Non ho paura, non ho rabbia, penso ai miei figli, con le ultime forze dico loro di scappare e muoio preoccupata per la loro sopravvivenza.

Mi ritrovo gazzella, sull’erba, felice di mangiarla, di chinarmi a bere l’acqua fresca di uno stagno, come fosse un ringraziamento. Sento la mia agilità, la capacità di correre, mi piacciono. Ma sono sempre a guardare intorno, non sono mai tranquilla, non so neanche perché, però percepisco il pericolo ovunque. Sono indifesa, ma soddisfatta dell’aria e della mia alimentazione. Guardo, scatto via, corro, fuggo, ma un leone mi è sopra e così finisco. Non sono arrabbiata, è così, lo capisco, sono solo sgomenta che alcuni debbano alimentarsi in quel modo. “Perché esseri così belli come noi devono essere perseguitati e divorati da altri esseri altrettanto belli, ma che incutono terrore e morte?”

Questo mi chiedo e, con un salto nella linea temporale, mi ritrovo pantera, una magnifica pantera nera, che dava qualche cenno di cedimento nella sua baldanza. Sento la mia capacità di scattare, di correre, mi piacciono. Guardo i miei artigli, di nuovo gli artigli, non mi piace averli. “Perché devo uccidere per mangiare?”, mi dico. “Non è giusto!  Vorrei smettere e lasciarmi andare, ma devo continuare per i miei figli. Sono piccoli, devo proteggerli, devo alimentarli e non posso decidere per loro.”

Sono assorta nei miei pensieri, mi distraggo appena e sono stanca, molto provata. Una fiera più grande di me si avvicina, ha fame ed è disperata. La comprendo, ma devo difendere i cuccioli. Fa per impossessarsi di uno e so che poi prenderebbe anche l’altro. Grido ai cuccioli di scappare e l’assalgo. Non c’è possibilità che io vinca, anche perché dietro di lei vedo l’ombra di altri leoni, lotto, ma vengo presto sbranata. Spero che il pasto della mia vita basti a saziarli e che lascino stare i miei figli, ma so che non sarà così, perché sono tanti. Grido ancora ai piccoli di scappare, ma con le ultime forze della vista li vedo catturare e sbranare. Mi sento in colpa, non ho eseguito il mio compito di madre. “Magari dovevo essere più decisa, più stabile, meno sensibile, più prudente, o forse doveva essere così. Che senso ha?” Muoio con questi interrogativi e rinasco bambino, anche se forse non subito dopo.

Sono felice di essere nato umano. “Ci ho messo tanto a diventarlo, mi è costato tanta fatica.” Questo penso e sento il mio stato un premio. “Adesso posso evolvere”, mi dico, “posso scegliere, ho il libero arbitrio. Posso salire velocemente nella scala evolutiva, riportarmi alle origini, capire chi sono e i tanti perché che mi sono posto.” Questo mi dico e sono felice che posso essere vegetariano, posso decidere, non sono costretto a cibarmi di vite altrui e della loro sofferenza. “Grazie Dio!”, penso. Poi percepisco il mio corpo, lo guardo, è così piccolo e indifeso. “Che potrò farci mai?”, mi chiedo. “Dovrò crescere in fretta!”, mi dico. Guardo la vegetazione intorno, è rigogliosa e bella, sento un fruscio, vedo nero. Uno scatto, e non ci sono più.  Penso: “C’è una giustizia dopo tutto, o un karma o una logica. Io non volevo uccidere, ma ero pantera. Adesso mi levo questo peso, sono ucciso da una pantera. Ma basterà?”, mi chiedo.

Due aspetti mi hanno colpita particolarmente in questi eventi rivissuti. Il primo è il legame con sensazioni e problemi di oggi. Il secondo è il legame tra le vite umane e quelle animali, inclusa l’affinità di ragionamenti, sensazioni e sentimenti.

So che si può dire: ‘Va bene, hai dei problemi e delle convinzioni e su queste hai basato un film, una storia, per dimostrare che sono esistenti e corretti.’ Osservazioni simili vengono sempre anche a me e del resto il dubbio rende l’essere umano un ricercatore di altro oltre l’apparente, uno studioso di sé e del mondo e della vita. Però può essere lesivo di altre facoltà, più nascoste, più potenti, più coraggiose e attive, se usato senza giudizio. Inoltre il vissuto è stato estremamente vivido, chiaro e collegato nelle varie espressioni, oltre che molto ricco di emozioni e pensieri.

Da dinosauro ho provato senso di solitudine e consapevolezza di dover provvedere da sola a me stessa e tali sensazioni mi accompagnavano in particolar modo nel momento delle visioni in questione e su di queste stavo lavorando. Da mammut e da pantera ho provato preoccupazione per i miei figli e con questo sentimento sono morta, come mi è successo in altre incarnazioni da umana, con lo stesso dubbio di non aver fatto abbastanza e sempre in questa vita mi chiedo se ho fatto e faccio abbastanza per i miei figli. In tutte mi ha accomunata la gioia di essere vegetariana vegana o la preoccupazione e l’orrore di non esserlo. In questa attuale mi pento del mio passato da carnivora, che mi pesa, e sono fiera della mia scelta vegana, conquistata con fatica e decisione. Da gazzella percepivo la sensazione di essere braccata, che ancora posso comprendere e il dolore agli zigomi da elefante per me è attuale in questa esistenza.

Queste osservazioni mi riportano a considerare quanto possano essere antiche le nostre percezioni e problematiche e come nel momento giusto possano essere evidenziate le relazioni tra il passato e il presente, in una linea temporale, perché tutto può essere guarito.

L’altra considerazione che mi è venuta naturale è quanto siano simili a noi gli animali nel loro percepire a livello fisico e emotivo, se non uguali. So per sentire interiore, per conoscenza pratica e per convivenza con diversi tipi di animali, quanto essi siano sensibili, recettivi e vari nel loro provare e manifestare, ma l’esperienza di percepire e ragionare come se io fossi in quel momento animale, in breve di vivere ancora il già vissuto, ma scordato, mi ha come squarciato un velo in più.

E mi ha detto: “Ecco, guarda, ciò che intuivi e percepivi è semplicemente vero. Ciò che i Grandi dicono è reale. Poni ancora più attenzione agli animali e, se puoi, ascoltali di più. Soffrono, provano e pensano come te, con la loro evoluzione, ma come te.” Non hanno però il libero arbitrio, la mia fonte di gioia e fierezza nella nascita umana, ciò che rende noi uomini solitamente “diversi” dagli animali, ciò che ci fa salire o scendere nella scala evolutiva.

Sai Baba dice che la nascita umana è conseguita dopo grandi sforzi realizzati nelle incarnazioni animali. Esattamente questo ho provato nel ricordare e rivivere quei momenti di vite sopra esposti. Ho sentito lo sforzo fatto da animale per evolvere nonostante la propria natura fisica, la gioia di considerare un’evoluzione avvenuta e il senso di giustizia e di regolamento dei conti che nella vita ci deve essere. Nella vita intesa come continuità, senza interruzioni di vita in vita. È stato grandioso conoscere da dentro ciò che viene descritto dal fuori e sentirsi in una dinamica evolutiva senza sosta, che in linea temporale evolve e che nella totalità è già e sempre perfetta.

I ricordi e le sensazioni arrivano al momento giusto, ma sicuramente vanno ricercati, smossi, accolti, attesi. Era molto che chiedevo dentro di me come fanno gli animali a cambiare tipo di alimentazione di incarnazione in incarnazione e come facciano ad andare apparentemente contro i loro istinti, come sempre più ci dimostrano. La risposta è arrivata. Nell’andare all’apparenza contro loro stessi c’è uno sforzo consapevole e cosciente, che li porta ad evolvere, che li spinge verso una conoscenza superiore e una consapevolezza maggiore, dove la considerazione e l’amore per l’altro portano a una propria crescita evolutiva.

Non è così anche per noi umani? Che cosa c’è di diverso allora tra animali e umani? Solo il libero arbitrio. Noi possiamo decidere tra una via e l’altra, tra una risposta e l’altra di fronte alle scelte della vita e alle occasioni che questa ci offre. Con il libero arbitrio possiamo accelerare la nostra crescita. L’abbiamo desiderato e atteso tanto da animali! Come animali solo alcuni possono farlo e in occasioni rare, almeno per ora, in questa linea temporale.

CONOSCI L’AMORE

Che cosa è l’amore? È difficile a dirsi in un mondo devastato dall’odio e dalla dimenticanza delle norme più semplici di vita, in cui tutto viene stravolto e ribaltato. In un mondo così i valori umani sono dimenticati e fraintesi. Non c’è armonia e buon senso e pertanto i più semplici dettami di umanità sono persi. Vi sembra un quadro troppo catastrofico? In realtà no. Dipende da come si guarda, da come vibra il nostro cuore, da come capta il nostro sguardo. Non vi è amore se non si sa vedere, ma l’amore sempre c’è, altrimenti non ci sarebbe la vita. Anche questo può sembrare esagerato, ma non lo è.

Le due verità sono esistenti e reali entrambe, ma non possono convivere. Dove c’è l’una sparisce l’altra e l’attenzione per una porta a disattendere l’altra. È così che poco alla volta si costruisce il mondo perfetto, a suon di imperfezioni sempre minori e di maggiore consapevolezza delle nostre azioni e dei loro risultati. In questo aiuta enormemente la conoscenza del karma legato alla reincarnazione e la visione più ampia della vita, come un tutto che non si ferma con la morte, né sparisce in qualche luogo strano o lontano, ma persiste in altre forme e a livelli più sottili intorno a noi e dove noi siamo.

Se solo potessimo vedere ciò che ci circonda rimarremmo estasiati e persino abbagliati dalla sua meraviglia. Oppure terrorizzati e disgustati dalla sua bruttezza. Anche qui le due verità coesistono intorno a noi, finché siamo nella dualità, ma l’una esclude l’altra, come la notte impedisce il giorno e il giorno esclude la notte nello stesso luogo. Ma questo non impedisce che vi siano giorno e notte nello stesso momento in luoghi diversi della Terra, pertanto questo non impedisce che oscurità e luce siano ovunque ma alterne. Così è nel nostro cuore, perno centrale di tutta la nostra esistenza, che se ne sia consapevoli o no.

E da lì bisogna partire, dal cuore. Le forze oscure lo sanno, perciò lo alimentano con attaccamenti e predisposizione alla superficialità, all’arroganza come difesa del cuore, alla sessualità facile, con la protervia del possesso e del dominio, con la facilità dell’usa e getta in tutto quello che si fa. Se questo portasse gioia, andrebbe ancora bene, per un po’, per capire, per essere sicuri di noi stessi e di ciò che facciamo, perché anche la crescita dell’ego è prevista nello sviluppo umano, per poter accedere poi ad altre informazioni e crescite ben più elevate. Come si fa in una scuola, quando si passa da una classe ad un’altra.

Ma tali atteggiamenti stanno portando solo disarmonia e pesantezza ad un livello oramai divenuto insopportabile per il Cosmo e per le sue leggi armoniche. L’intoppo è previsto e così il negare l’evidenza dei fatti, che testimoniano le regole da tutti accettate all’origine, ma non è consentito l’estremo uniformarsi al proprio ego alla deriva. Non è permesso per la salvezza del mondo, nel senso che la vita si ribella, non ce la fa più e, esangue di fronte alle calamità umane continue, soccombe pur di non cedere sulla sua integrità.

Consideratelo, la Terra è un’anima a se stante, ma unita alle creature che la vivono e a tutta la realtà esistente nell’Universo. Se la natura soffre, il pensiero dell’uomo diventa inquinato dal dolore e non più responsabile pienamente di sé e di quello che gli accade, perché incapace di reagire con tutte le sue forze. Questo ci allontana dall’integrità della nostra esistenza e da quella degli altri. E questo non è tollerabile da un punto di vista evolutivo, ma è permesso fino a limiti estremi per il libero arbitrio, il patto che vi consente di esercitare il comando per verificare le vostre forze e soprattutto la vostra potenza.

Non è corretto però rispetto a colore che nell’umanità hanno già fatto il passo di evolvere alla Luce come scelta definitiva e anche questi vanno tutelati. Ma costoro, proprio perché hanno scelto l’armonia dell’amore, sanno che un sacrificio, anche grande, è necessario per adesso nella terza dimensione, perché tutti possano accedere alle regole della creazione universale, e sono disponibili a collaborare, fino a dove il loro compito li porta. Oltre cambia lo scenario e non certo tutti cambieranno modo di essere. Pochi in realtà all’inizio, molti dopo, trainati con forza da chi è avanti, tanti rimarranno ancora indietro, volutamente. E ciò va rispettato, ma non condiviso.

Se poi la pesantezza di molti porta tutto il sistema Terra indietro nell’oscurità, intesa come mancanza di espressione umana e divina, il Cosmo non può più stare a guardare e interviene prima con il proprio amore più totale, che rappresenta Dio, e poi con l’attuazione del karma di ciascuno degli artefici del gioco delle parti sulla Terra. Il karma sempre esiste e si svolge, ma in quest’epoca è prevista la sua accelerazione come tempi e questo può fare la differenza per i singoli e soprattutto per madre Terra, ciò che adesso interessa di più per l’evoluzione umana e cosmica. Se la madre soffre, capitelo, per i figli non c’è speranza, perché ne sono dipendenti e anche quando sono adulti o pensano di esserlo avranno sempre un filo conduttore che li terrà ben saldi alle loro origini. E se queste vengono disattese, tutta la loro vita ne risente, come se una casa venisse costruita senza fondamenta.

Non si rinnegano le origini, né si dimenticano, né si volta loro le spalle, se lo si fa vi saranno le conseguenze.

Queste, rispetto a madre Terra, sono la difficoltà estrema e l’impossibilità di vita, perché noi sulla Terra siamo tutt’uno con lei, che si sappia e che si accetti o no. Qui è il punto centrale dell’amore, capire l’unione, percepire il sospiro dell’altro come il nostro, sentire il suo scorrere vitale e ascoltare il battito dell’altrui cuore. Se non lo si fa con il pianeta che ci ospita e sostiene, non si fa con nessun’altro e tutte le offerte di amore eterno e duraturo, saranno solo vuote profferte, che non lasceranno il tempo che trovano. Lo peggioreranno, perché niente è neutro nella vita, tutto pende da una parte o dall’altra.

Imparare l’amore è semplice, se la volontà di sentirlo c’è e così l’umiltà di capire che non lo conosciamo ancora, solo usiamo vuote parole. Parole che diventano devastanti per le conseguenze che hanno su di noi e gli altri. Quando non vi è rispetto e consapevolezza la parola viene sminuita, ma si attiva lo stesso e crea ciò con cui la sua spinta iniziale è in linea. Così si generano delle creazioni ben diverse dalle apparenze con cui le parole sono state generate. L’amore qui è solo nella pretesa e nella presunzione di saperlo gestire.

In realtà l’amore è una forza enorme, la prima della creazione, quella che genera e distrugge tutto ciò che deve essere rigenerato, che porta sollievo e sconforto in ugual modo e che è sempre utile e conforme a se stessa. Non ci saranno mai un uomo o una donna che amano che non sono felici. Rifletteteci, può sembrare irreale, ma la chiarezza e la forza dell’amore sono devastanti per chi non le accetta e coinvolgenti in ogni atto per chi le vuole conoscere appieno. Questo niente ha a che fare con le apparenze dell’amore. Si tratta della prima forza creatrice al mondo e in tutto l’universo, la prima in noi umani e in tutte le forme di vita esistenti, certo negli animali, nel soffio del vento e nell’impetuosità del mare.

Noi siamo questa forza, dobbiamo solo imparare a ricordarlo e riprendere in mano la nostra vita da dove l’abbiamo lasciata, tutte le volte che abbiamo scambiato l’attaccamento per amore e questo per possesso, pretesa, sesso, aspettative e altro ancora che ci coccola apparentemente in tutto quello che facciamo. Non abbiamo idea della forza dell’amore. Abbiamo lasciato un tesoro immenso, per qualche cosa di falso che ha l’aspetto apparente di un gioiello, ma che al primo graffio perde la sua luminosità.

L’amore va imparato a sentire, come tutte le qualità. Va rispettato e cercato e lui si rivelerà quando meno ce l’aspettiamo, ma dobbiamo essere attenti a riconoscerlo, senza fretta e con devozione al nostro Sé interiore. Per imparare a farlo è semplice e indispensabile partire dalle basi, dalla Terra, dal nostro amato pianeta e da tutte le sue creature. Se si parte da qui, lei, la madre Terra ci aiuterà e con lei tutte le sue forze benefiche e potenti e il successo sarà assicurato.

Tutte le nostre forme di amore diverranno reali, perché saranno parte di un intero, una sola forza stravolgente e benefica che è l’amore della creazione, degli uomini, degli angeli, di Dio e di tutto il Creato.

COMPRENDI IL DOLORE

Comunque lo vediate il dolore è qualche cosa che fa male agli alti livelli. Noi che vi vediamo e vi supportiamo ne siamo profondamente devastati. Non lo proviamo direttamente, ma è come se lo provassimo in prima persona, tanto siamo al vostro aiuto perenne. Questo è il nostro compito principale e il nostro servizio a Dio. Ne siamo fieri e lo facciamo con tutto l’entusiasmo che ci contraddistingue, ma ciò non toglie che siamo perplessi dalla vostra voglia di soffrire.

Considerate che nessuno può avere qualche cosa che non vuole, o passare attraverso situazioni e condizioni che non desidera sperimentare. Qui è il punto, il desiderio, il pensiero, la costruzione mentale, i dubbi vi portano a ricercare la perfezione in un modo abbietto il più delle volte nel Kali Yuga, in un contro senso per ciò a cui tendete. La perfezione è bellezza totale e perenne, è beatitudine e bontà complete e definitive. Non è un alto e basso, un avanti e indietro, è uno stato d’essere a cui l’uomo tende per sua natura ma, avendo il libero arbitrio, deve conquistare per esserne consapevole.

I modi in cui attuate questa conquista dipendono esclusivamente da voi, almeno a grandi linee, e appaiono per questo opinabili e spesso contorti. Se pensate sempre che vi sia un’altra strada in quello che fate, che vi sia una possibilità diversa, che sovente siate sprecati, che il mondo non vi capisca e che voi stessi vi dovreste attivare di più, generate onde di conflitto, che a loro volta portano a sostituire le vostre possibilità innate con altre più leggere e futili. Vi stiamo dicendo che il cambiamento è opinabile e spesso richiesto, per il vostro avanzamento, ma che dovreste affrontarlo con animo tranquillo verso il nuovo e il vecchio che lasciate.

Ogni aspetto della vita vi può condurre là dove è più facile arrivare al divino, ma ogni atteggiamento contrario ce ne allontana. Non è tanto la situazione che vivete che vi avvicina, quanto il modo che avete di affrontarla e accoglierla o rifiutarla. Comprendete bene, vi preghiamo, ciò che diciamo. Sicuramente alcune situazioni sono da cambiare e da ribaltare, ma l’atteggiamento tenuto nel farlo dovrebbe essere di accompagnamento, non di resistenza e opposizione. Sembra un contro senso, vero? Come si può contrastare qualche cosa e ribellarsi, senza movimenti di opposizione?

Eppure è possibile e voi umani siete stati impostati per poterlo fare in totale pienezza! La soluzione è tutta nel modo in cui si affrontano le avversità e persino il dolore. Vedete, il dolore ha la strana capacità di generare se stesso in continuazione, se non lo si comincia a vedere con occhi diversi, con uno sguardo più sottile e con la consapevolezza che è un passaggio che porta ad altro e che noi stessi abbiamo scelto e voluto. Per noi intendo voi umani incarnati sulla Terra. Noi angeli non lo vogliamo e non lo proviamo direttamente, ma lo sentiamo in modo devastante percependolo attraverso voi, perché in noi si amplifica, non avendo noi alcuna forma di male. Capite quello che intendiamo, dobbiamo parlare in termini di bene e male per chiarirvelo, ma sappiamo che nell’oltre tempo anche il negativo e il positivo vanno a perdere di connotazione.

Guardare il dolore con distacco aiuta a conquistare quella pace interiore, che spesso vi dimenticate essere la chiave di volta per raggiungere la meta. In tutto ciò che fate vi serve determinazione e costanza e queste non si ottengono e non si realizzano se non con la quiete. Un’anima in quiete è un’anima capace di percepirsi e di vedere lontano e tutto intorno a sé. È sveglia e attenta, perché attiva le sue facoltà e chiama a sé potenti aiuti, pronti a supportarla. Noi siamo tra questi aiuti e ne siamo fieri.

Ma un’anima contorta dal dolore di ciò che non va e dal pensiero di ciò che vorrebbe fare ma teme di non essere capace a realizzare è destinata alla sofferenza e a crearsi dolore, perché il cosmo ubbidisce ai desideri umani e a ciò che desiderate e credete di più. Le forme pensiero generano dolore o salvezza dalla sofferenza e evoluzione. Fate attenzione a ciò che pensate e generate con il vostro pensiero.

Non c’è evoluzione nel dolore, c’è ristagno, nascita di altro dolore, allontanamento da Dio e dal suo mondo di perfezione. Non è il dolore la via della salvezza, né della felicità, i due termini si contraddicono a vicenda. Ciò che aiuta e può portare a stare bene è il modo di viverlo, di accettarlo come qualche cosa che voi stessi avete chiamato con i comportamenti e pensieri passati, di vite trascorse o di questa. Qui è la chiave di volta, l’accettazione genera la forza per sopportare e guardare oltre, diversamente. E in questo nasce la forza di cambiare, si genera il pensiero diverso, innovativo rispetto alla vecchia mentalità che si arrotola su se stessa e che si intorpidisce sempre di più nelle vecchie idee. Si torna all’antico, al sempre esistente io che può essere e decidere per sé.

Capite quello che dico. Voi siete sempre esistiti perfetti, ma nella vostra scelta di essere autonomi e responsabili delle vostre decisioni, avete generato il dolore della separazione e questo vi ha torturati talmente tanto da portarvi a pensieri di allontanamento dal tutto, di impotenza, solitudine e rivalsa verso chi avete cominciato a pensare che vi avesse volutamente allontanati, dimenticando che era stata la vostra scelta iniziale. In questo atteggiamento di chiusura e paura avete cominciato a produrre qualsiasi forma di odio e dolore.

Il dolore non può esistere nella gioia, perché l’una esclude l’altro, ma, finché mantenete una mentalità duale, questa alternanza ci sarà sempre e dal dolore non ci sarà scampo. L’alternativa è cominciare a guardare sempre più con distacco, in modo da prendere il dolore come un passaggio ancora inevitabile, in questa situazione di Kali Yuga alla fine e di Età dell’Oro appena iniziata e di cui si vedono solo le linee guida. La persistenza nella ricerca di pensieri e atteggiamenti diversi dagli usuali nel passato e dal bombardamento delle energie opposte all’evoluzione, che si acuiscono sentendosi più minacciate, porta a maggiore forza e consapevolezza. E questa genera la voglia di perseverare e provare stati superiori di conoscenza, al di là del dolore.

Non vi è possibilità di arrivare dove siete destinati a procedere e dove in realtà siete da sempre, rimanendo nel dolore e nella dicotomia del giusto e sbagliato. L’unica possibilità che avete è superare tutto questo e perseguire una strada nuova. Come dicono gli indiani Hopi d’America, la soluzione è spostarsi di lato e intraprendere un altro cammino, con altre regole e altri pensieri.

Ricordate che il vostro dolore genera dolore nel Cosmo, perché siamo tutti uniti in un progetto divino di lunghissimo raggio per questa creazione. Non vi sperticate in sofismi e perplessità inutili. Riprendete il vostro pensiero semplice e autonomo e dove sentite rilassarsi il cuore andate col pensiero e l’azione, con la consapevolezza di essere sempre aiutati. Non sarà facile all’inizio e ogni tanto cadrete, ritornando nel dolore e nella sua visione passata, ma prendete queste cadute come un tragitto di apprendimento, per sperimentare e comprendere ancora meglio ciò che forse in buona parte già sapete, così potrete essere utili ad altri. In un disegno divino ci può essere anche questo, voi non lo sapete, perché la decisione vi è data, ma non la visione totale. Almeno non fino a che non avrete raggiunto una determinata evoluzione.

Sviluppate la fiducia in voi, fondamento per riuscire nell’impresa e riflettete sugli aiuti che avete a livello sottile, tra cui in prima linea sempre noi angeli, ma non solo. Questo atteggiamento di apertura vi aiuterà a considerare i fatti della vita da una visione diversa e, se anche non potrete cambiare il mondo intorno a voi, il riscontro che ne avrete sarà diverso e vi porterà piano piano, ma in linea con questi tempi accelerati, ad uscire dalla forma cronica del dolore. Diventando questo solo saltuario, potrete accettarlo meglio, comprenderlo e lasciarlo andare, per nuove forme.

In realtà non va distrutto neanche il dolore. È composto da energie da sviluppare in altri aspetti, da coccolare come possibilità creative, da sospendere nella vecchia modalità e guardare con nuovo sguardo, per portarle a rigenerarsi in positivo. E per potervene riappropriare nella giusta dimensione, in una visuale di aiuto e felicità reciproci. Non si raggiunge Dio insieme, perché le decisioni sono individuali, ma è inevitabile e necessario, soprattutto in quest’epoca, guardare all’appoggio altrui, anche solo come esistenza, e alla collaborazione come ad un gesto necessario e stupendo che il Superiore vi ha dato per alleggerirvi il cammino, farvi arrivare prima alla meta e offrirvi maggiore dolcezza durante il passaggio. Questo scalda il cuore e dove il cuore respira libero e si rilassa, il dolore si attenua e lascia spazio alla gioia.

KARMA SINGOLO, COLLETTIVO E TEMA NATALE

Il karma comprende interamente la nostra vita, la indirizza e la plasma a seconda di come ci muoviamo nelle situazioni che viviamo e di come agiamo o reagiamo alle sfide dell’esistenza. Karma significa azione, conseguenza, sfida e come tutte le parole sanscrite ha una connotazione molto più vasta di quella relegata alle singole parole di una lingua attualmente parlata. Ugualmente sono ampie le sfaccettature del karma che indirizza la nostra vita in un succedersi di eventi, che portano ad arrivare esattamente là dove è meglio per noi essere, per poter comprendere ciò che abbiamo da modificare e rivedere.

Non è una punizione, né un impedimento, anche se spesso può essere visto così, ma piuttosto una via da noi stessi tracciata in un susseguirsi di vite, che in realtà appartengono ad una sola. Il karma viene spesso considerato da un punto di vista strettamente personale, con l’idea che possiamo cambiarlo a seconda della nostra decisione del momento, ma in realtà esso ha molte sfaccettature, che si rifanno a scelte e azioni collettive, di famiglia, gruppo, luogo, nazione, continente, pianeta. E naturalmente di specie. Ognuno di noi ha principalmente i propri comportamenti da rivedere e curare, per generare unicità in pensieri, parole e azioni. Ma a volte i nostri sforzi non sono così prontamente ripagati con successi e cambiamenti, non solo perché il nostro karma passato ci porta a dover attendere, ma anche perché qualcuno che ha deciso di evolvere con noi, con il nostro consenso, non è ancora pronto.

Nell’Aldilà, che non è un luogo specifico, ma piuttosto uno stato di essere, prima di ogni incarnazione, abbiamo la possibilità di decidere e programmare, almeno in parte, l’esistenza che andiamo a incarnare e, per fare questo, abbiamo bisogno di altri interpreti della nostra futura vita. Abbiamo bisogno di qualcuno con cui confrontarci e interagire. E tutto questo deve essere stabilito prima della discesa in un corpo umano. Il che richiede un grande lavoro di preparazione. Motivo per cui siamo costantemente assistiti da guide e collaboratori che ci introducono a pratiche per noi nuove e ci assistono nel da farsi e nelle scelte che sono da effettuare prima dell’incarnazione.

Tutto questo avviene tramite il patto prenatale, che coinvolge noi con noi stessi, con il nostro Sé superiore, e con altre anime pronte ad incarnarsi. Ma non sempre le decisioni prese prima della nascita vengono messe in pratica. Spesso in realtà succede il contrario, anche e soprattutto per i tempi di attuazione. Questi richiedono una grande attenzione da parte di tutti gli attori della vita decisa prima di nascere e un tale atteggiamento è difficile che venga seguito con estrema cura da tutte le parti coinvolte. Inoltre nell’Aldilà la nozione del tempo non è come sulla Terra, né questo si muove o viene percepito in senso lineare come noi siamo stati abituati a fare.

Ciò può portare a sfasature sui momenti di attuazione di un dato comportamento tra un individuo ed un altro, perché un’intenzione ben definita prima di nascere come umani può essere tradotta in pratica con più o meno rapidità o lentezza da anime diverse. Non è mai facile adattarsi ad un corpo umano, anche se ci siamo già incarnati una miriade di volte, e inoltre, perché la nostra nascita sulla Terra sia resa fattibile, noi dimentichiamo in gran parte o quasi ciò che eravamo e continuiamo ad essere e ciò che abbiamo deciso di realizzare. Questo è un bene, altrimenti l’incarnazione ci risulterebbe insostenibile e il desiderio di tornare nella nostra condizione più sottile ci spingerebbe a disattendere le lezioni della vita terrena, indispensabili per la nostra consapevolezza, portandoci al rifiuto della vita e al suicidio.

Così la vita verrebbe interrotta e la nostra evoluzione rimandata, ma con maggior pesantezze, perché non saremmo contenti della nostra scelta, appena tornati nell’Aldilà. La prenderemmo come una forma di vigliaccheria o una scorciatoia, inutile e persino dannosa. Siamo noi i principali artefici della nostra esistenza e i primi giudici delle nostre azioni, così dobbiamo fare estrema attenzione a come ci muoviamo tra i meandri del karma, fino ad uscirne completamente fuori.

Ma, ripeto, questa svolta della nostra vita non dipende solo da noi e, inoltre, vi sono molte possibilità che le situazioni cambino o si evolvano diversamente. Quando decidiamo come vogliamo indirizzare la nostra esistenza terrena prima di nascere, noi abbiamo almeno due possibilità di svolgimento, con infinite sfaccettature. Il nostro patto prenatale decide che ci si vada a muovere in una direzione, ma prevede che questo possa accadere in una modalità o in altra.

Sta a noi scegliere la più conveniente e meno dolorosa per noi anime. In questa alternativa, vi sono sfumature più o meno sottili, che ci portano a considerare con maggiore o minore consapevolezza il da farsi. A volte abbiamo percezione che alcuni momenti siano più importanti per lo sviluppo delle nostre vite, o è come se avessimo una porta tempo che si apre dentro e davanti a noi e ci dà la possibilità di attraversarla per raddrizzare il tiro, o per avanzare più rapidamente. Così la via che avevamo abbandonato si staglia nuovamente davanti a noi e viene riunito un percorso che stavamo abbandonando, contro le nostre stesse decisioni prese nell’Aldilà.

Non vi è spazio, in tal modo, per deviare completamente da ciò che è la nostra scelta e questa diventa ineluttabile, anche se molto rimandabile in una linea temporale che consideri il poi e il prima. A questo ci dobbiamo abituare, a vedere la meta davanti ai nostri occhi interiori, per poter raggiungere lo scopo di tutta la nostra esistenza terrena in piena consapevolezza e gioia, perché è una nostra decisione, e reimpostare il tempo dal nostro punto di vista più evoluto, che può spostare, riprendere e considerare i portali spazio temporali, come più è utile all’evoluzione propria e collettiva.

La collettività, si è detto, può essere quella limitata di una famiglia più o meno ampia, o quella di un gruppo, una città o paese, una nazione, continente, pianeta o specie.

Noi come razza umana abbiamo delle responsabilità verso le specie meno evolute come possibilità di crescita e indipendenza, sia sottile che pratica. E questo nostro dovere, che noi stessi abbiamo cercato o almeno accettato nello sviluppo di apprendimento dell’anima, ci porta a dover considerare le prerogative umane ad ampio raggio, che tutti gli appartenenti al gruppo umano hanno la necessità di osservare per evolvere. Tutti, prima o poi, dobbiamo arrivare a farlo. Per questo le più antiche scritture sacre come i Veda, cioè quelle estremamente ricche di indicazioni utili per la nostra evoluzione, parlano di diversi tipi di incarnazione umana. Sai Baba dice che ci sono quattro livelli di umani, il diabolico, il sub umano, l’umano e il divino.

Come lo stesso Darwin ha constatato, scopo della vita è l’evoluzione e pertanto tutti tendiamo al divino e lì dobbiamo arrivare, dove già siamo, al di fuori del tempo. Ma finché ci muoviamo nella linea spazio temporale, in un ambiente di terza dimensione, abbiamo a che fare con il movimento avanti o indietro e con l’evolvere o il retrocedere, anche se tutto nel complesso porta all’avanzamento, perché aiuta ad acquistare conoscenza e consapevolezza, indispensabili per il raggiungimento della divinità, o realizzazione o fusione nel Tutto, o comunque si voglia chiamare.

L’attività che noi mettiamo nel rincorrere noi stessi già evoluti e nello scegliere i passi successivi che ci portano più vicini alla meta, si attua anche grazie all’altrui scelta e azione. Si è detto che non siamo staccati e indipendenti, né come umani, né come membri di uno stesso gruppo più o meno ampio e di ciò dobbiamo tenere conto, prima di svolgere le nostre attività al meglio.

Rifuggire da considerazioni etiche, che rispecchiano le nostre scelte umane e prenatali, ci allontana dalla meta, per quanto possa sembrarci il contrario. Spesso il decidere immediato, sulla base del nostro tornaconto pratico, non ci accompagna nella giusta direzione, ma ce ne allontana. Abbiamo visto che il deviare dalla meta è in realtà momentaneo e che poi si ristabilirà il percorso primario, ma tali deviazioni portano sofferenza e generano confusione di mente e sentire. Allontanano dalla divinità umana e dalla pace che l’accompagna e precede. Ecco perché non risultano convenienti, anche se sul momento possono apparire di estrema attrazione e semplicità.

Non è di facile comprensione il karma, per quanto riguarda le sue infinite sfaccettature, ma nelle sue linee guida questo è solido e puntuale in ogni suo aspetto, che si comprenda o no. Dato che tutti ne abbiamo a che fare, almeno fino a che abbiamo un corpo umano, ci converrebbe considerarlo e conoscerne i meccanismi, senza adirarsi se non raggiungiamo subito i risultati desiderati, o se le circostanze non ci vengono incontro come vorremmo. Le regole sono uguali per tutti, ma hanno diverse manifestazioni e apparenti ritardi, perché ognuno ha il proprio cammino e i propri aspetti sui quali porre l’accento. Vista così, tutto è perfetto in una visione globale e certo perfettibile nei singoli aspetti. Dipende da dove vogliamo sottolineare la nostra attenzione e poggiare lo sguardo interiore. Ma certo il karma va studiato e considerato per un’evoluzione maggiore, più rapida e gioiosa, o almeno molto meno pesante. Quando si conosce il meccanismo di qualche cosa, siamo più capaci di fluire insieme alla cosa in questione o di utilizzarla.

Allora il karma può avvilupparci e persino difenderci con la nostra compartecipazione, se siamo consapevoli della sua importanza e inevitabilità, perché ci conduce dove dobbiamo andare, che si sia deviato o no dal percorso precedentemente scelto come tema natale. Il segreto è fluire, accettare i momenti bui come inevitabili per la comprensione. Niente è una punizione, solo noi a volte ci vogliamo punire, non altri o altro. Inoltre a nessuno è dato più di quanto possa sopportare, perché noi stessi abbiamo scelto i nostri pesi e passaggi nell’Aldilà, prima della nascita fisica. E in tale decisione siamo stati aiutati e appoggiati da maestri e suggeritori, che ci hanno fatto constatare in anticipo le difficoltà e possibilità a cui potevamo andare incontro, supportandoci nella comprensione della scelta.

 

ALIMENTAZIONE, CARATTERE E CUORE

Per alimentarsi bene bisogna avere le idee chiare e considerare che tutto ciò che ingeriamo va a costituire il nostro cervello, il corpo e l’anima che siamo. Forma il cervello, perché le tossine appesantiscono la capacità di ragionare e di avere una visione ampia di fatti e eventi, mentre il cibo puro fornisce l’energia indispensabile per un corretto ragionamento. Dà vita al corpo, perché ogni cellula del nostro organismo è costituita dagli alimenti che prendiamo e pertanto noi siamo ciò che mangiamo, nella salute come nella malattia. Delinea l’anima, perché se il cibo è pesante e non adatto alla specie umana, crea come una coltre di fumo o nebbia profonda intorno a noi abitanti del corpo che ci ospita e che costituisce il nostro mezzo di sperimentazione nella terza dimensione.

Questa coltre annebbia la nostra vista e si va a sovrapporre alla cortina di Maya, l’illusione che ci circonda, e la nostra capacità di comprensione si riduce ulteriormente. Tutto ciò può sembrare terrificante e anche ingiusto a chi vuole elevarsi e fa sforzi notevoli per riuscirci, ma non è così. In realtà tutto dipende da noi, dalla nostra capacità di decidere, dal nostro intuito collegato con i piani Superiori e dalla volontà che abbiamo di impegnarci. La scelta e la perseveranza nel seguirla comandano nel percorso che ci porta alla conoscenza di regole base, che impostano la vita per come è. Senza determinazione in ciò che facciamo e insistenza nel mettere in pratica quanto deciso, non si raggiunge lo scopo, né la possibilità di avere la chiarezza sufficiente per conoscere la Verità oltre l’immagine della falsità.

L’alimentazione è importante anche in questo, nell’impostare un buon carattere, capace di forgiare grandi cose dentro e fuori di noi e di sviluppare cambiamenti profondi interiori ed esterni con il nostro esempio. E per cambiare un’alimentazione sbagliata ci vuole carattere. Allora anche qui sembra che sia difficile o anche impossibile raggiungere la meta del cambiamento. In realtà non è così.

Per ottenere un carattere sufficientemente pronto per agevolare il cammino di sviluppo che ci attende e poter rivedere gli errori commessi in passato e le sviste che questi ci hanno portati a compiere in tanti atti di omissione, dobbiamo innanzi tutto avere un movimento di cuore. Il cuore è la via maestra che ci porta a concludere molti passaggi, a rivedere strade percorse e non terminate, a svoltare completamente nel nostro percorso. E questo significa che un atto di dedizione a se stessi potrà fare il cambiamento nella possibilità che abbiamo di delineare un nuovo futuro.

Se per il carattere ci vuole l’alimentazione e per l’alimentazione ci vuole il carattere, per entrambi ci vuole il cuore, che ci muova verso di noi, avvicinandoci agli altri, alle possibilità che questi hanno di stare meglio con il nostro intervento. Pertanto il cuore è la via di svolta per il cambiamento alimentare, in chi deve farlo ed è l’inevitabile conseguenza di un’attitudine alimentare corretta seguita fin dalla nascita, se non viene abbandonata.

La programmazione esistente per l’essere umano è che possa essere fulcro di luce e di richiamo per le stelle su madre Terra e per questo è stato definito in un corpo che necessita di alimenti non cruenti e più naturali possibile. In realtà, l’impostazione esistente era tutta in tal modo e i cibi usati per lo sviluppo terrestre erano solo quelli vegetali e contenuti al necessario. Su altri pianeti non sono mangiati neanche questi, ma sulla Terra per adesso è prevista un’alimentazione verde e di tutti i colori di ciò che le piante offrono.

Quando ci si nutre in modo inappropriato per la propria specie e si trasmette tale inadeguatezza alla propria discendenza è inevitabile che questo generi conflitto tra anima e spirito. L’anima rimane confusa dal non potersi esprimere naturalmente e dall’essere forzata in meandri che non le competono. Esiste il libero arbitrio e questo genera le difficoltà e la risoluzione di ogni disagio epocale e personale.

L’anima siamo noi e spesso ce ne dimentichiamo, siamo il centro dell’universo per quanto riguarda il pianeta Terra, perché siamo i più portati ad evolvere e richiamare l’Alto. Ma se le nostre coordinate sono perse e noi siamo in balia dei più bassi istinti che abbiamo generato, il resto della popolazione sul pianeta è perso, completamente devastato dalla mancanza di guida che le è dovuta. Così lo sviluppo della Terra viene deviato e si crea la disarmonia che oggi si può osservare. C’è però il percorso indietro, che riporta l’originale progetto, andando avanti. Riprendere il percorso lasciato porta alla congiunzione di passato e presente in un’ottica nuova più potente, perché consapevole e la consapevolezza dà forza in più agli umani, che sono dotati del libero arbitrio.

L’anima non sa apparentemente se il cambiamento è avvenuto né tutto ciò che è successo in passato, ma è toccata dal cambiamento di rotta che le dona uno sguardo diverso. È come uscire da un percorso nella nebbia e trovarsi in una strada assolata. Questo è uno spettacolo per l’anima, che grazie all’alimentazione corretta riprende fiato e può indirizzare il corpo a fare ciò che è tenuto a fare e può gestire la mente, impresa più ardua ancora. Non basta il nutrirsi in modo corretto, però, per raggiungere i livelli agognati dall’anima, ma servono alimenti giusti per tutti gli organi di senso di cui è dotato il nostro organismo. Così toccare con mano il cambiamento in atto, quando c’è, porta l’abitatore del corpo a fare di testa sua il meno possibile e a riprendere il contatto con la parte più alta della sua mente e del cervello, che funge da catalizzatore e armonica delle forze esistenti nel cosmo a livello sottile e pranico.

Questo significa sospirare l’Elevato e riprendere il proprio percorso nella conoscenza delle cose e degli sviluppi di queste, armonizzando il Cielo con la Terra e viceversa. Come Trismegisto sostiene, noi siamo un punto d’incontro tra l’Alto e il Basso, entrambi altrettanto importanti per lo sviluppo umano e la comprensione dei fatti e delle cose. E tutto questo dipende dall’alimentazione, dal carattere e dal cuore. Un movimento di cuore può portare a redimerci e a cambiare del tutto e in modo all’apparenza inaspettato, ma un suo contrario ci limita nell’evoluzione e nella comprensione di chi siamo veramente.

Il cuore che usiamo verso la Terra e tutte le creature che ospita indica l’attenzione che abbiamo o possiamo avere verso di noi anima, parte di un tutto che conosciamo come spirito, ma che dobbiamo scoprire come anima incarnata in un solo corpo momentaneo. Non c’è alternativa al libero arbitrio e al suo utilizzo, fino a che il percorso terrestre non è concluso e la nostra sete di sapere non è appagata. Poi si vedrà!

 

PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI

Tutti i miei articoli, tranne per adesso in buona parte i libri sull’alimentazione e su Lakshmi, sono ascoltati dentro e così trasmessi, salvo pochissime modifiche per la lingua o perché ritengo che non si capisca molto bene. Sempre chiedo per apportare tali piccoli cambiamenti di espressione, che faccio o no in sintonia con ciò che mi sento dire e in collaborazione con chi me lo dice. Non sono passiva, ma distaccata. Più lo sono e più posso ascoltare in profondità e avere diverse indicazioni in contemporanea, che chiedo di limitare e sviluppare una alla volta, altrimenti la mia mente umana non ce la fa a contenerle e le mie mani non riescono a scriverle.

Spesso mi vengono trasmesse e percepisco immagini e sensazioni, che mi aiutano a comprendere meglio. Un po’ come quando vedo le vite passate. Scrivendo così mi lascio guidare ma sono presente, mi capita a volte di non voler scrivere ciò che mi sento dire perché mi sembra assurdo o senza senso e poi vedo la logica profonda che viene sviluppata e tutto mi si chiarisce.

Questo mi porta a non considerare miei i libri che pubblico, ma a ritenerli un lavoro di collaborazione, anche se poi vi appare il mio nome per motivi pratici. Per lo stesso motivo, spesso dimentico apparentemente i passaggi di ciò che scrivo e quando li rileggo mi meraviglio della loro intensità, che certo non mi appartiene

Gli Esseri che mi suggeriscono sono diversi, a vari livelli, come si può percepire dai differenti brani, ma sempre nella Luce.

Con tutti i dubbi che ho avuto e che posso ancora a volte avere su di me, di questo sono sicura e se sento confusione mi fermo e chiedo chiarezza. Il buon senso mi porta a mettere il beneficio del dubbio su come posso sentire, la mente mi porta a dubitare e il cuore mi spinge dove mi sento richiamare. Compito umano è mettere armonia tra questi tre indirizzi, di chi scrive, di chi legge, di chi ascolta.

Non domando i nomi, tranne alcune volte, e non ritengo che sia importante indicarli, a meno che non mi venga detto. Ma riconosco le energie, ciascuna ad un proprio livello e con caratteristiche ben definite, più o meno intense, profonde e potenti, ma tutte luminose e benefiche. Delle belle e importanti vicinanze nella mia vita, che sempre mi hanno accompagnata e che, dopo tanti anni che scrivo, e molto prima di pubblicare, ho imparato a conoscere, apprezzare e distinguere. Sono dei cari amici estremamente utili e sempre disponibili per me e per chiunque li voglia ascoltare. A volte si tratta solo di fermarsi un attimo e essere un po’ disponibili verso il proprio sentire.

Sempre più persone lo fanno, perché questo è uno degli aspetti umani, attraverso il quale conoscere, diffondere, condividere, imparare e evolvere. È una delle capacità che tutti siamo spinti a utilizzare sempre più in quest’epoca di grandi risvegli e innovazioni. Ritengo che sia un dono da parte di chi ci parla e sostiene, cercando di aiutarci a comprendere. Per questo sempre ringrazio.