L’OSCURA NOTTE DELL’ANIMA parte II

Bisogna vedere come, con la gioia, la paura, l’attaccamento a ciò che si lascia e che si è già perduto per sempre, la prospettiva per il futuro, la consapevolezza che arrivare fin lì è stato duro, che sono pochi quelli che ci arrivano e che da noi ci si aspetta tanto.

Tutto questo e molto di più è legato alla domanda cruciale “che cosa fare della nostra vita”, adesso che niente più è come prima dentro di noi e che l’esistenza ci ha sconvolti talmente tanto da lasciarci storditi al punto che non abbiamo più parole per giustificarci con chi dovrebbe capirci e neanche per lamentarci.

Abbiamo tutto uno spazio vuoto adesso, dove possiamo affogare lentamente per poter uscire da un’altra parte, dove non sappiamo, né conosciamo che cosa troveremo. E questo ci spaventa, ci terrorizza talmente tanto che la paura ci gela nelle vene e ci blocca lo stomaco, tanto da farci sussultare all’idea del cambiamento totale. Poi qualcosa succede, che viene a farci stare ancora peggio e allora non abbiamo neanche più paura e ritorna il vuoto, quel vuoto temuto e spaventoso che ci sta diventando amico, perché ci sta portando al niente, quel niente che è oramai la nostra ultima spiaggia, dove nulla di ciò che è stato può essere e nulla puoi immaginare e neanche lo vuoi più fare.

E questo ti piace, è innovativo per te, è libero e giusto, non c’è niente di più giusto di questo adesso per te e tu lo sai. Quel niente comincia ad attrarti, perché tutto quello che hai ti respinge sempre di più e ne sei persino felice, perché il tutto che hai ti ha talmente disgustato che il niente in sostituzione ti pare un dono di Dio, che non vuoi rifiutare. Ma la paura e l’abitudine sono sempre in agguato, così che vuoi rimanere su questa sensazione di vuoto totale, tanto è il disgusto che il tuo mondo circostante ti procura, così come il ruolo che ti viene fatto recitare e che tu acconsenti che ti venga imposto.

Questo è bene per te, lo sai ma sai anche che non sarà indolore e che ancora per te ci sarà sofferenza e fastidio e ritardo nel tuo progetto di vita, che del resto oramai non sai più quale sia. Sei aperto a tutto, o chiuso, o vuoto, o meglio oltre tutto e stai a guardare, come se la cosa non ti interessasse più. Sai che tutto passa e che presto sarai là dove lo sguardo guarda senza soffrire e questa certezza, che piano piano diventa evidente in te, si staglia nel tuo cuore e ravviva le tue cellule.

Da qui, da questa convinzione inizia il regalo dell’oscura notte dell’anima, quello che porta la rinascita e la risurrezione. Sai che verrà, non può non venire. E l’assenza di Dio, la sua lontananza, la sua totale mancanza quasi si acquietano, per lasciare spazio a un dolce senso di quiete e remissione, di abbandono totale a quel Dio che aneli e che, oramai lo sai, ha il dovere totale di condurti nella conoscenza e nella sapienza, perché la tua tenacia nella sofferenza e la tua determinazione ti hanno reso degno di un suo sguardo e non accetti più un rifiuto come risposta.

Sei certo di questo oramai e per questo risultato hai lottato tanto, con ogni forza che hai trovato in te, cercandola per emergere da quel dolore che ti straziava l’anima e che ti rendeva inerte di fronte ai fatti devastanti della vita. Lo sai, Dio te lo deve, perché tu l’hai seguito, cercato e raggiunto tante volte in tutti i tuoi sbagli compiuti per distrazione, per paura e abitudine e perché sai che a nessuno daresti il tuo cuore come a Lui.

A nessuno, perché l’amore che provi e che doni lo indirizzi a lui, perché oramai niente ti appaga o placa la tua sofferenza se non la sua vicinanza. E per questo lui ti lascia sola, ancora un po’, perché a lui non basta che tu lo cerchi saltuariamente nella tua giornata o che voglia correre verso di lui quando stai male, lui vuole tutto da te, perché questo tu gli hai chiesto, di fonderti completamente in lui e lui sa che la tua richiesta è vera e a lui ti porta.

Non dubitare di questo, cuore mio, non dubitare mai della riuscita del tuo scopo, vivi nella certezza di ciò che è già stabilito, non ti occupare del tempo, né della gioia o della sua mancanza, non temere la sofferenza, ma rimani stabile in te, perché lì c’è Dio, lì ci sei tu e ci sono io cuore mio. Io sono te e tu sei me, noi siamo Dio. Non ti lascerò più e niente al mondo mi impedirà di identificarmi completamente in te, perché so che sei la mia vita e la mia potenza.

L’oscura notte dell’anima è solo la tua mancanza, cuore caro, tu sei il mio amore e io sono il tuo, tu sei Dio perché in te abita e io sono te perché cerco Dio. L’assenza di te mi distrugge la vita e la tua ricerca mi spinge a conoscerti sempre meglio ed a vedere con sguardo interno dove indirizzare i miei passi, dove fermarmi e dove sostare per sentire il tuo bisbiglio e vedere il tuo splendore. Tranquillo cuore mio, io adesso ho preso contatto con te, mi piaci e non smetterò di cercare il tuo calore e la tua armonia, fino a che non sarò fusa in te e con te in Dio.

Questa è una promessa, che da tempo immemorabile ti ho fatto e che adesso è arrivato il momento di mantenere. Grazie all’oscura notte dell’anima non posso evitare di farlo, perché la sofferenza mi spinge sempre più verso di te e la consapevolezza di me!

 

L’OSCURA NOTTE DELL’ANIMA parte I

Quando senti il vuoto dentro di te e percepisci quello che sei come avvolto nella nebbia più profonda, tanto da perdere la congiunzione con ciò che sai, con ciò che senti, con ciò a cui aneli, sei arrivato a quello che gli Esseni definiscono l’Oscura Notte dell’Anima.

Non c’è appiglio, non cura, non fuga. Devi solo immergerti ed aspettare che tu stesso abbia assimilato ogni sequenza e ogni sospiro di quel passaggio oscuro e temuto. Il suo dolore è denso come il suo respiro. Vive di una vita propria, che tu stesso gli hai dato con il tuo vivere e pensare, con il fluire delle incarnazioni attraverso cui ti sei forgiato per arrivare fino a qui, ad incontrarlo e a lasciargli volutamente lo spazio di esistere in te ed intorno a te, perché solo così può avvenire la tua trasformazione. Lo sai e lo senti.

Nel profondo dell’anima c’è il dolore del distacco avvenuto, senza aver mai avuto prima l’amore della perdita, senza aver mai avuto, c’è il dolore della consapevolezza che c’è un vuoto perenne dentro di te ed una mancanza a cui ogni tuo sforzo non può portare giovamento. Ciò che appare un sollievo è una fugace apparenza, ma non vi è rimedio ad una base mancante. L’edificio va demolito e ricostruito.

Per fare questo, basta guardarlo mentre si sgretola e, con la consapevolezza di ciò che è, basta aiutarlo a cadere completamente fino all’ultima pietra. Arrivati lì, è da guardare il disastro o la libertà della propria vita, guardare a che cosa ci congiunge il vuoto della distruzione di ciò che appariva solido, ma era solo un accumulo di massi in attesa di essere smantellati. E vento dopo vento, ciascuno di loro è caduto, prima uno alla volta e poi gli ultimi di colpo tutti insieme.

Sei stordito alla loro caduta, sicuramente solo e frastornato, senza appigli e punti di riferimento e, ogni qual volta sei sul punto di dire adesso basta, una piccola pietra che era rimasta lì si sfalda di più e scivola completamente giù con tutta la sua polvere.  E tu assisti e guardi e prendi consapevolezza ogni istante di più, fino a sentire quel vuoto che ti sfalda l’anima e ti risucchia le energie via lontano da te, non sai neanche dove.

In quel vuoto totale ti perdi e ti lasci perdere, oramai esausto e guardi come se non fossi più tu.

In quel pauroso distacco ti vai adesso ad immergere, con la coscienza di farlo, e nessuna più remora a lasciarti andare. Non è voglia di distruzione la tua, ma semplice resa a ciò che è, a ciò che ti avviene dentro e accanto, al tuo fluire con la vita, qualunque essa sia. E in questa resa le tue facoltà diventano più acute, affinate dalla sofferenza e dalla lotta contro te stesso, contro la vita che ti sospinge dove hai l’appuntamento con la tua oscura notte dell’anima.

Per quanto tu abbia fatto, niente è valso ad evitarla e niente ti può riportare all’infanzia primordiale del tuo ego, là dove desideravi essere amato e accudito al di sopra di tutto e dove anelavi a fonderti con l’amore che non hai mai ricevuto. In questo disastro continui a guardare e, oramai completamente scosso dagli eventi della tua vita di tutte le incarnazioni, che conosci e non, e che ti hanno portato fino a qui, acquisti una sorta di fermezza che, se anche per un attimo, ti porta a farti qualche domanda in più e ad osservare zone buie che non avevi mai esplorato, oltre il primo velo di Maya.

Così riporti l’attenzione a te in un’altra versione, in un aspetto finora inesplorato e pieno di vuoto. Lì trovi il tuo rapporto con Dio, quello che pensavi esserlo e quello che non sai che cosa sia. Ti ci tuffi, perché non hai più alternative, ci scivoli dentro, anche non volendo. Lo esamini da lontano prima e poi con cautela ti ci avvicini sempre di più, ne prendi consapevolezza e, a poco a poco, vedi o meglio percepisci qualche frammento di verità, o della verità che sei disposto e pronto a vedere ed accettare.

Hai una folgorazione dolorosa, che ti mostra la vita per come hai pensato che potesse essere, per come hai lasciato che fosse a tuo discapito, rimandando e posticipando o semplicemente facendo finta di nulla, per poter sopravvivere. Ma adesso sai che non sei sopravvissuto, che ogni sospiro di te, che hai permesso che se ne andasse per compiacere qualcuno, per ottenere l’amore mai avuto, è un soffio di vita perso, rinunciato per timore di esprimerti, di conoscerti e di vedere la tua bruttezza, perché chi non è amato è brutto e fa male al mondo.

Così sei scivolato via lontano da te stesso sempre di più, triste di molte vite accumulate nel cercare ciò che non avresti mai potuto raggiungere, perché proprio questo dovevi avere per poter arrivare a comprendere. Adesso lo sai, ne senti la sofferenza, la rabbia e l’inutilità di questa. Non sai come muoverti e arranchi per cercare di capire ciò che non è capibile, ma solo da accettare, da guardare senza giudizio e ricerca di spiegazione e da lasciar andare.

A questo punto, ti chiedi se ne è valsa la pena arrivare fino a lì dalla notte dei tempi, se non era meglio arrendersi subito al primo vagito delle proprie esistenze, senza neanche sapere che cosa la vita avrebbe mostrato per te e per il tuo percorso. Ma anche qui non c’è risposta, non c’è possibilità di vedere in profondità fino a che la ricerca della comprensione oscura la via e rende il percorso inagibile e tortuoso.

Solo l’accettazione, ti viene in mente, può dare ristoro alla tua anima stanca, l’accettazione di qualche cosa che ti ha rovinato la vita, negandoti la gioia, per ricordarti sempre che non sei degno, che altri lo sono ma non tu, che neanche tu puoi fidarti di te stesso per come sei. Ma accettare l’inaccettabile per qualsiasi senso di giustizia porta ad appesantirti l’anima ancora di più, come se per te non ci fosse alla fine neanche un briciolo di equità, come se tu stesso, così facendo, non sostenessi più la giustezza del tuo sentire e il dolore terribile che la mancanza di ciò che dovevi avere ti ha causato.

Nell’accettazione c’è la rinuncia a lottare per ciò che è giusto perché, oltre a tutto ciò che hai patito, ti si chiede di amare oltre il perdono e di lasciar andare persino oltre il ricordo, in modo che il tuo distacco sia totale e perenne. E qui, mentre lotti per distruggere un altro velo di Maya, o semplicemente per lasciarlo cadere, hai un’altra intuizione e ti chiedi come sei posto tu verso il Cosmo, come credi veramente che la Totalità si rivolga a te, come puoi essere sempre triste se il Mondo ti sorride.

Ti chiedi tutto questo e sei sopraffatto dalle tue stesse domande, alle quali hai paura di avvicinarti, sia pur con cautela, perché non sai se le risposte ti stravolgeranno, se saranno vere e profonde e che reazione avrai di fronte ad esse. Quindi resti lì ed osservi le domande che poni, chiedendoti perché non te le sei mai fatte prima e se hanno veramente un senso.

Ma un senso ce l’hanno, lo sai in fondo al cuore, perché in realtà hai sempre saputo che dovevi arrivare lì e sai che hai aspettato troppo e troppo hai rimandato quell’appuntamento con la tua anima, che doveva arrivare e che ora che è qui e ti fa persino tirare un sospiro di sollievo, perché la tanto temuta ora è arrivata e adesso non si può che superare.

La paura connessa all’infanzia

Quando da bambini, fin dalla nascita, non si è stati amati e ben voluti dalle persone che più avrebbero dovuto farlo, la paura subentra al posto dell’amore e riempie quel posto nel cuore che all’amore era destinato. Non è colpa di nessuno, ma tutti hanno le proprie responsabilità. I genitori, gli istruttori, i parenti, tutti coloro che sono entrati in contatto con il piccolo e non l’hanno volutamente amato, o hanno voltato lo sguardo altrove per superficialità o per non immischiarsi.

Siamo d’accordo che l’amore è la forza che muove l’universo, tutti gli Angeli sono mossi da questa energia, ma la sua applicazione e anche il suo riconoscimento sono difficili per chi non è entrato dalla porta principale. Tutti noi umani, in un modo o in un altro, siamo coinvolti in sbagli passati che ci pesano addosso, pur non vedendoli, e che rivendicano la loro energia. Siamo circoscritti in un suolo che non è il nostro di appartenenza e che ci appesantisce il viaggio.

In quest’ottica, che naturalmente parla del karma, ciascuno di noi ha le proprie responsabilità nel non essere amato, perché qualcosa nel passato l’ha condotto in quella situazione. Per questo i genitori che non amano e i figli che non sono amati hanno qualche cosa in comune, così come chi abbandona e chi è abbandonato. Non vi risentite, spingo solo ad avere pietà e compassione anche quando si è stati delle vittime da bambini, abusati e non rispettati, perché questa è l’unica via per uscire dal disastro emotivo subito, che ci ha portati a scelte sbagliate e a incontri spiacevoli.

La compassione e la comprensione, conoscendo la profondità delle regole karmiche, portano al distacco e questo conduce all’indipendenza come essere molto più che umano. La paura che ha attanagliato il cuore di un bambino, continua ad esercitare il proprio potere sino all’età adulta e alla fine della vita, mascherata da bontà, disponibilità, riconoscenza, accomodamento e con mille altre forme che la mente umana inventa per restare nella situazione conosciuta, perché è comunque quella a cui si è abituati e perché una società di persone con problemi di paura spinge a fare così.

La paura di cui parlo è sottile e non facilmente riconoscibile, perché nasce molto indietro, nella memoria dell’esistenza attuale e di altre passate. Non è quella fisica per una situazione di pericolo reale o immaginario, ma può diventarla. È una paura di essere se stessi, perché non sappiamo neanche più chi siamo, da dove veniamo, perché siamo su questo pianeta, al di là della nostra storia personale. È una paura da mancanza di radici, che cechiamo di colmare con cose e relazioni superficiali con la parvenza d’amore. Toglie il respiro e fa sentire la mancanza di gioia e entusiasmo, qualità che appartengono all’amore.

Sentimento energetico e forza devastante, l’amore, che basta a se stesso e che colma ogni vuoto mal riempito e mal interpretato. Ma difficile da raggiungere, quando non si sono avuti esempi naturali e spontanei nell’infanzia e tanto più quando si è vissuto l’opposto, il più delle volte. Tutto però ha un senso e un motivo e esempi di Grandi con un passato travagliato ce ne sono e sono da prendere ad esempio, anche se lontani nel tempo e nello spazio, perché l’amore non ha tempo e spazio.

È la nostra visuale che deve cambiare, perché noi, anime incarnate, si possa essere liberi di essere chi siamo e di esprimere al meglio le nostre potenzialità. Il distacco per questo è fondamentale, per quanto all’inizio possa far male e per quanto la nostra mente si ribelli impaurita, perché così è stata abituata. Solo imparando a guardare gli aspetti della vita e le questioni del cuore come un passaggio evolutivo, possiamo arrivare a contattare l’amore puro che è sempre stato in sintonia col nostro cuore e che aspetta di essere liberato da ansie, dolori e dubbi, tutti legati alla paura di non essere amato, accettato e compreso, come da piccoli e in chissà quante altre vite.

È un’opera di pulizia senza aspettative, di apertura al nuovo che ci appartiene da sempre e di fede in noi, esseri divini, simili agli Dei e agli Angeli più belli. Forse anche chi ci ha non amati, delusi, aggrediti, seviziati ha paura di non essere amato ma non lo sa. Non state vicino ad esseri così, allontanatevi appena potete e schermatevi dagli influssi bassi, ma compatiteli, per potervene staccare del tutto. Forse un giorno, in questa o in un’altra vita, vicina o lontana, capiranno anche loro. Intanto capite voi e spianate la strada col vostro esempio a chi è pronto per seguirlo, aumentando i germi per una potente rinascita per tutti e tutto, per questa stupenda Madre Terra, per le sue creature più violentate e abbrutite da uomini che hanno dimenticato la potenza dell’amore. Riflettete su questa forza, circondatevi di amore, vivetelo per voi e per gli altri. Provate a ricordare che tutto ha un senso e che potete uscire da qualsiasi bassa situazione, come da un trampolino di lancio, scordando il negativo e lasciando spazio a tutto il positivo che l’amore nel vostro cuore vi porterà, perché frequenze uguali si attirano tra di loro e creano una melodia che le sovrasta e comprende. Siamo Angeli, dobbiamo solo ricordarlo.

LA PRIMAVERA

Quando nasce nel cuore quel sentimento di nuovo e di bello è sicuramente nata la primavera in noi, quella che rispecchia la primavera della Terra, sempre nuova e sempre ripetitiva, uguale a se stessa e magnifica, indicatrice di altro e di altrove. E la sensazione che l’accompagna è ugualmente creatrice, innovatrice e sempre uguale. Non vi è possibilità di sfuggirle, né sarebbe corretto sminuirla, solo va vista come un dono che ci porti ad altro e che di altro si può vestire.

La primavera di per sé è splendente ma finisce, un amore è attraente ma si deforma, un’innovazione è entusiasmante ma scolorisce. Allora qual’è il senso di tutto questo e molto altro? Antiche scritture non ufficializzate ci parlano di vecchi mondi e gesta portentose, che allargano il cuore per la complessità e durata, ci promettono che tutto questo sta per tornare e in effetti già sta cominciando ad attuarsi. I più grandi Yogi parlano di mirare in alto, innalzando le vibrazioni e pulendo lo sguardo.

Per arrivare a mettere in atto ciò ognuno ha la propria via, ma forse la primavera più degna di questo nome è quella che non ha niente a che fare con la ciclicità di tempi e sensazioni, ma che rappresenta un inizio di per sé innovativo e portentoso, per quanto timido, che conduce a nuovi modi di sentire e vibrare, che di fronte a loro hanno la pienezza dell’estate, ma non la ricaduta dell’autunno e dell’inverno. Hanno piuttosto momenti di stasi e riflessione, fonte di nuovi apporti, senza il ritorno nella ripetitività scontata e non evolutiva.

La ciclicità ha la sua importanza e persino bellezza, ma riporta sempre al punto di partenza, impone una regola e indica un cammino, ma essendo l’evoluzione lo scopo della vita, una volta appreso tutto ciò che è da comprendere nel ritmo dei cicli, forse l’unica via che abbiamo per apprendere di più è uscirne, per dare vita ad una primavera innovativa, che sia totale manifestazione del nostro Sé. Una manifestazione che abbracci la conoscenza con il sentimento, che travalichi lo scorrere delle stagioni, anche se in queste deve ancora esprimersi, che rimanga imperitura e sempre simile a se stessa. Forse una tale primavera conduce a quella che viene definita realizzazione e porta a vedere oltre la dualità della terza dimensione in cui al momento viviamo.

Quando penso agli angeli li vedo così, al di là dei cambiamenti e della ciclicità degli eventi. Li vedo in uno stato di imperituro amore, sempre uguale a se stesso e di sé soddisfatto, intoccabile dall’altrui dolore, pur essendone sensibile e sempre attento. Li vedo in uno stato di grazia perenne, che della vicinanza di Dio ha fatto il proprio stile di vita e la propria normalità.

Forse gli uomini all’origine si sentivano così e quando cominciamo a risvegliarci il ricordo di questa beatitudine si fa più vicino e impellente la necessità di riviverla e provare definitivamente la sua esistenza fatta di se stessa, priva di alti e bassi e di cicli di ritorno. Una primavera costante del cuore unito al cervello, in cui lo spirito si manifesta completamente proprio come è. Di sicuro in una tale primavera anche gli angeli prenderebbero piena forma, perché casa nostra sarebbe oramai casa loro!

L’AMORE OLTRE LA VITA

C’è un tempo per fare tutto, per amare e per soffrire, per collassare rispetto alla vita trascorsa e per risorgere a nuova esistenza. Ma non c’è mai un tempo per riprendere ciò che abbiamo lasciato indietro, se non sappiamo che cosa fare del nostro cuore. Quello che chiamiamo amore spesso non lo è, ma è solo un suo pallido aspetto lontano. È un modo per imparare, forse, o per traccheggiare di fronte alle responsabilità della vita o per illudersi. Non c’è sostanza senza sapere che cosa si cerca veramente e senza avere un’idea di che cosa stiamo andando a cercare.

Questo e molto altro ci indica l’amore divino e tutto ciò che nell’alto si fa per venirci incontro, ma fino a che non siamo disposti a concretizzare gli insegnamenti, questi resteranno sospesi in un etere non ancora solidificato e pertanto inesistenti da un punto di vista umano. Gli umani per imparare hanno bisogno di concretizzare ciò che percepiscono, sentono o immaginano. Per questo le loro volute rimangono tali, se non sanno come fare a realizzarle nella materia. E a questo punto interveniamo noi, sa un altro piano, con i nostri suggerimenti più spinti, quelli che arrivano solo quando state veramente male e siete disposti ad ascoltare, perché non ce le fate più. Non sempre, però, ve lo ricordate quando poi state bene o quasi. E questo complica l’apprendimento e ci spinge a realizzare di più il nostro aiuto considerando la vostra attuale situazione di dispersione di ciò che prima avete o sembravate avere imparato.

Spesso infatti, nella condizione umana, si pensa d’imparare con poco e di aver assimilato anche dimenticando, in realtà non è così. L’insegnamento arriva a destinazione quando la mente e il cuore sono in un binomio perfetto e sono in parallelo d’intenzioni, cioè raggiungono o vogliono raggiungere, anche per un attimo, la stessa meta. Lì si recepisce e il messaggio arriva. Quanto poi rimanga impresso nel cuore e nella mente dipende dal livello di ascolto di chi recepisce e dalla sua disponibilità a fare e essere insieme.

Non sempre rimane il messaggio, a volte, molto spesso, viene tenuto un po’ al caldo nel cuore, ma intanto la mente comincia ad andare per i fatti suoi altrove, fino a sbraitare talmente tanto da sopraffare la debole voce del cuore, che vorrebbe riprendere in mano la situazione. Altre volte le persone considerano l’esperienza avuta giusto come tale e niente di più e non danno la corretta importanza a ciò che hanno sperimentato e così ciò che poteva essere una svolta torna a stare nel dimenticatoio e perde di valore, perché siete voi, con la vostra attenzione che date o togliete vita alle vostre esperienze. Questo è molto importante da sapere, è la prima cosa da supporre vera quando ci vogliamo risvegliare.

Ciò che è rilevante ai vostri occhi lo diventa davvero nella vostra vita e poi nel circondario che vi riguarda e nel mondo allargato. Date rilievo a ciò che volete, dopo averlo ben deciso, e questo accadrà, si materializzerà come una sostanza inevitabile davanti al vostro sguardo, perché con la vostra indole l’avete chiamata e con la volontà l’avete plasmata. Voi cambiate ciò che vivete con la vostra disponibilità e con l’energia con cui la caricate. E ciò che mettete vi torna indietro centuplicato. Fate conto che questo sia l’amore divino insegnatovi con mille e mille esperienze, che di vita in vita si susseguono e si rincorrono, con un’infinita pazienza da parte di chi vi sostiene e vi porta inevitabilmente ad imparare.

L’unica variante è il tempo che impiegate per fare tale percorso, ma la meta è certa, perché lo spirito che anima chi vi conduce per mano è solo impregnato di amore e purezza cosmiche, quelle che sole possono risvegliare un umano, il più dormiente.  L’amore che va al di là della vita, perché la sottintende e la travalica, la uniforma e la trascende è il solo che, nella sua purezza e forte di questa, può addolcire il cuore di un uomo incancrenito nei dolori irrisolti e nelle avversità dell’esistenza non accettate.

È un amore che traspira e trasfonde armonia, compattezza d’idee e decisione totale in ciò che si fa, senza più paure del domani e dell’ignoto, perché la sua presenza è totalmente rassicurante, se solo si vuole accogliere o almeno accettare. Su questa nuova sponda di cognizione e di arrendevolezza a se stessi potete imparare quello che vi compete in quanto esseri umani, la divinità dell’amore, la sua armonia e la gioia imperitura che dona al cuore e alla mente. Non vi è differenza tra un amore così, che vibra nel cuore umano, e quello che gli Angeli provano per Dio, perché la fonte da cui provengono entrambi è la stessa e l’originalità che li accomuna risiede nella mente cosmica che ci ha uniformati a Lui. L’unica differenza può risiedere sulla durata di quello umano che, perché sia stabile e duraturo, deve aver superato molte traversie e contraddizioni e aver accettato la sua importanza e la sua evidenza agli occhi degli Angeli e di chi li ispira e invia ad aiutare chi è pronto a recepire sempre di più, fino ad accettare se stesso e la propria natura.

Così si può conoscere l’amore al di là delle cose e situazioni del momento, oltre l’apparenza e le pretese, le aspettative e le ritrosie. Un amore che è solo perché è. Nessuno può distruggere un amore così, lo può solo incentivare a manifestarsi di più in tutto il suo splendore.