PAURA E DISTACCO

Il distacco è una pietra miliare nella nostra evoluzione. È indispensabile e forse la conquista più difficile che l’essere umano possa raggiungere. Amare è il motore della vita, in tutto ciò che facciamo, ma amare con distacco è divino, trasporta l’uomo su altri Piani, su livelli dove non esiste la sofferenza.

Raggiungere questo stato è tanto impegnativo quanto difficile, perché noi stessi ci opponiamo con tutte le forze al suo compimento. La nostra paura ce lo impedisce, la paura del nuovo, di perdere il conosciuto, anche se ci fa soffrire, di intraprendere strade solitarie e rischiose, di percorrere cammini impervi e imprevedibili. Messa così si può capire che nessuno voglia arrivare al distacco, ma non è solo negatività il percorso che porta a guadagnarlo. In realtà c’è molto di più, perché c’è sempre un altro aspetto da considerare, oltre a quello obbiettivo materiale, che è un dato di fatto innegabile, ma legato al momento contingente e poco oltre. E che in genere porta al ripetersi di situazioni ed eventi, perché la paura con il suo attaccamento non permette evoluzioni.

Se usciamo per un attimo dal giogo della paura, come se non ci interessasse, siamo pronti, anche se solo per quel momento, a recepire un mondo di possibilità, in cui può condurci solo il distacco dalla paura e da tutte le sue concatenazioni. In quell’attimo siamo liberi, liberi di essere, di percepire, di ascoltare, di evolvere, di intraprendere nuovi percorsi e di fare al meglio ciò per cui siamo scesi su madre Terra. In poche parole, riprendiamo il contatto con noi stessi e niente è più appagante di questo, perché lì è la nostra integrità, la nostra totalità, che nulla ha da invidiare alla sfera totale dell’universo e alla sua complessità. Questo lo si può sapere solo provandolo.

Gli scritti che lo descrivono e gli esempi che lo mostrano sono fondamentali per spingerci a cercare tale condizione, per spronarci e farci vedere che è possibile vivere nel Sé e essere se stessi quasi sempre, ma solo l’esperienza ci rende partecipi della conoscenza che già tanti hanno e dell’evoluzione della razza umana nel suo insieme. Solo sperimentare è la chiave per l’apprendimento. Tutto sta vedere che cosa decidiamo di provare. E qui si ritorna alla paura.

Fare esperienze uguali agli altri che ci stanno intorno e che formano l’ambiente in cui viviamo è la cosa più facile e allettante, perché il cammino è spianato e niente di particolarmente devastante come novità ci può succedere. Certo nessuno ci può accusare di stranezze o atteggiamenti contrari alla massa e al comando del momento. Questo è rassicurante e tutti abbiamo bisogno di sentirci sicuri. Inoltre tutti noi aneliamo all’amore, alla considerazione, all’esprimerci in modo da essere capiti, condivisi e apprezzati. E anche questo avviene facilmente se siamo sulla stessa lunghezza d’onda già impostata, che si trasporta di padre in figlio, di governo in governo, di stato in stato e società in società in un modo quasi impercettibile e devastante, perché per essere accettati noi facciamo di tutto.

Ci dimentichiamo che siamo anime, che dobbiamo ascolto al divino che è in noi, che abbiamo la responsabilità di cambiare questo mondo e renderlo migliore di come l’abbiamo trovato. Potremmo dire che ci vendiamo l’anima per pochi spiccioli, per qualche sguardo di amore presunto tale, per una vicinanza apparente, per un sostenersi a vicenda con le stampelle, senza mai guardare oltre le apparenze. Può l’essere umano, creato a somiglianza di Dio, uguale a Dio, essere soddisfatto e contento di questo?

Arriverà sempre, per tutti, il momento in cui qualche cosa non va talmente in profondità che dovremo fermarci e trovare quell’istante di pace interiore che ci porta in contatto con noi stessi e che ci fa sentire l’universo al nostro interno e noi in lui. Non c’è possibilità di fuga da ciò, perché siamo strutturati per arrivare a questo, per essere questo, perché la nostra conformazione riguarda il fisico evidente e il sottile ancora molto disatteso, ma estremamente vasto e potente. Non si può uscire dalla propria natura, si può solo evolvere. L’unica libertà di scelta che abbiamo al proposito è quando cominciare a guardare con altri occhi il solito mondo dentro e fuori di noi. Non c’è un momento migliore o peggiore, ma solo un passaggio che noi decidiamo di fare in quel momento specifico in cui siamo nella linea temporale.

E quell’attimo ne segnerà altri e altri ancora, fino ad arrivare ad uno di non ritorno nel vecchio schema di paura, attaccamento al conosciuto, avidità di volerlo continuare all’infinito, come se fosse l’unica possibilità che abbiamo. Non è così. Siamo grandi, diventati piccoli per le nostre paure, conseguenti alle scelte di ego prioritario rispetto all’amore e quindi discordanti con le leggi divine. Il nostro libero arbitrio ci ha portati a questo e il libero arbitrio, la capacità di discernere e decidere, ci riporta indietro alle origini, a casa.

Non vi è spinta che serva per questo movimento se non c’è la volontà di chi decide, non vi è suggerimento o esempio che possa aiutare chi non vuole vedere e ascoltare, ma certo tutto ciò che muove verso l’Alto e il Definito aiuta a considerare prima o poi chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti. Solo non conosciamo il tempo che ciascuno di noi può impiegare per tale percorso di ritorno a casa. ‘Conosci te stesso’ c’è scritto sull’oracolo di Delfi.

Conosci il tuo percorso, la tua essenza e conoscerai il mondo. Ma come puoi, se dal mondo non ti distacchi? Dal mondo apparente del giogo che avviluppa tutti e che da uno all’altro si diffonde come un batterio che devasta silenziosamente la capacità di apprendere e verificare, fino a che non si incontra un altro batterio che ha in sé l’antidoto e che riporta un po’ di luce e calma nelle nostre teste e nel cuore. Però dobbiamo riconoscerlo o almeno percepirlo, fino ad arrivare a voler sperimentare quel nuovo modo e tentare il distacco dal vecchio obsoleto, che si è frapposto a ciò che è da sempre. Così potremo iniziare il viaggio verso casa.

Quanto durerà ancora una volta dipende da noi e dall’uso che facciamo del libero arbitrio. È una questione di tempo intraprendere il cammino diverso e proseguirlo con estrema determinazione, anche perché, una volta intrapreso, oramai tutto ci fa soffrire, o alternare avanti e indietro o fermare a lungo e poi ripartire. Ci sono infinite combinazioni di possibilità in questo, tante quante sono le vite umane sulla Terra. Ma è certo che al cammino di conoscenza e ritorno a casa dobbiamo arrivare. La storia dei grandi e dell’Universo lo dimostra, che lì dobbiamo procedere e tutti arriveremo a quel punto di contatto con noi stessi, il nostro Sé e la Creazione intera. Perché aspettare ancora e non dare adesso la possibilità a questo pianeta di evolvere con noi?

Più persone lo fanno e più ci avviciniamo alla massa critica umana necessaria per smuovere talmente tante energie da trascinare nell’evoluzione anche i più retrivi e certo da cambiare giochi e meccanismi di comportamento e controllo, perché al karma dei singoli si antepone quello globale, che amplifica le energie in un modo o in un altro. Potrebbe non essere più la paura a comandare, ma la libertà di essere divini.

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