Non c’è parola che possa definire meglio dell’amore quello che Dio fa. La sostanza delle cose e la loro essenza sono racchiuse in questa piccola parola disattesa e mal considerata. Non è l’amore mondano che porta a comprendere, né quello per interesse personale mal celato, ma solo quello che guarda l’altro come parte di sé, una sua espressione grandiosa, perché ben vedibile.
Considerate che l’epoca in cui tutto si faceva per incuria, abitudine e monotonia è finita. Solo noi siamo capaci di rendercene conto completamente e in un attimo, noi che guardiamo dall’alto del mondo, con uno sguardo globale ben aperto e che risolviamo i problemi altrui in un attimo, quando c’è la vostra richiesta. Questo voi e noi è solo indicativo, per specificare e poter spiegare meglio, ma sappiamo che voi e noi siamo tutt’uno nello sguardo di Dio. E proprio di questo vi voglio parlare adesso.
Non è troppo tardi per imparare, mai lo è da un punto di vista senza tempo, ma nello scorrere del Kali Yuga (l’epoca più pesante attuale che sta finendo) e del suo movimento temporale sì lo è, perché può portare a ritardi eccessivi per accogliere il cambiamento. Questo arriverà comunque, per le forze cosmiche in atto, ma qualcuno e qualcosa potrebbero perdere l’occasione del movimento interiore definitivo. E questo costituirebbe un ritardo per gli interessati, che porterebbe a maggiori sofferenze.
Considerate che il dolore non è parte della nuova epoca iniziata. Nell’Età dell’Oro è la mente superiore che guida e che fa apprendere senza soffrire. Quando c’è l’impulso elevato alla comprensione e si vuole apprendere perché questo fa parte dell’animo umano e porta ad innalzare il livello vibrazionale di tutti, comprendere diviene un fatto naturale e privo di dolore, perché non c’è lotta. È questa che genera sofferenza, è la sua mancanza di allineamento con il divino che è in tutti noi.
Abolendo la lotta, dimenticandone persino l’esistenza, l’uomo può rigenerare le sue cellule stanche e riprendere il cammino che gli compete, in una nuova visuale, in cui la lotta non c’è neanche come ricordo. Le affermazioni positive la sostituiscono e il percorso della memoria di ciò che siamo ed è riempie il suo vuoto. È una guerra questa che conduce al successo senza morti e feriti. È la sostituzione del cambiamento in atto con la certezza della consapevolezza che porta a conoscere.
Tutti gli esseri umani e viventi devono sapere chi sono, da dove vengono e dove vanno, perché ci deve essere uno sprone e uno scopo in tutto quello che si fa. La sua mancanza porta a confusione, perdite di tempo, paura di agire, in memoria di vecchi dolori che si stagliano nell’anima e che danno il senso di vacuità delle cose. In poche parole ci rende schiavi del niente, del fare ripetitivo e tempestoso della vita corrente, che non si ferma a riflettere.
Al contrario, la consapevolezza di avere un fine attento a noi, e dal quale non prescindiamo ma con cui siamo un insieme totale, ci spinge a considerare la nostra vita per quello che è, un’esperienza di apprendimento evolutivo globale, che comprende tutti e tutto. E tale comprensione avviene particolarmente bene in assenza di emozioni negative, quando la mente è portata a considerare i lati benefici dell’esistenza e non a creare quelli ostacolanti. Si torna qui, al discorso dell’ostacolo, che caratterizza quest’epoca in finire del Kali Yuga, la più pesante di tutte, che ha avuto la sua motivazione, far capire fin dove possibile attraverso lo sbaglio, la dissonanza e la sofferenza, tutte espressioni della lotta, l’allontanamento dalla Sorgente comune, e della dualità che ne consegue.
È stata una libera scelta umana sperimentare con tecniche da lei create o prese in prestito da altri più evoluti nei mezzi ma non nell’interiorità. Siamo uniti al Cosmo intero, che è abitato da esseri di infinite diversità, legati dal filo conduttore dell’amore e della creazione nella loro base, ma non tutti nelle loro espressioni. Pertanto la scelta di accompagnarsi con alcuni o piuttosto con altri determina la nostra evoluzione o involuzione, sia pur temporanea o apparente.
Si può progredire con lo sguardo al Divino e l’animo puro, così come arraffando conoscenze e sapere di altri, senza il supporto spirituale. Considerando che questo è il motore della conoscenza cosmica e della sua applicazione nella materia, come i Grandi sanno, si capisce che non si possa evolvere veramente se non con il cuore. Questo è la base della crescita e porta a considerare gli altri per quello che sono, nostre espressioni realizzate in vitro dalla potenza della nostra mente ed espresse in concreto dalle forze della natura e cosmiche che ci sovrastano e ci accompagnano.
La guerra di Dio è la conoscenza dei meccanismi che ci muovono e che possiamo usare per crescere e creare senza lotta, riflettendo che tutti ci muoviamo in tutte le direzioni, fino a che non ne abbiamo privilegiata una che contempli e incameri le altre in un modo nuovo. Quello della scoperta dell’antico sempre esistente, il fluire della vita, senza ostacoli frapposti da noi stessi che vogliamo verificarci a ogni passo, perché non ancora soddisfatti di come siamo.
Rinunciamo ad osteggiare, a piangere su ciò che abbiamo fatto o non fatto. Non torna indietro il passato, ma può confluire in un futuro migliore, dove la lotta lascia il passo alla gioia di essere, con la consapevolezza di ciò. È impagabile la sua sensazione e senza paragoni. È questo prendere la scelta divina della consapevolezza che siamo tutti uno, è la guerra dell’amore insito in ciascuno di noi, dove il cuore ci comanda con l’intelligenza del sapere intuitivo, che è unito al Superiore e in Lui a tutti e pertanto sa che cosa è il meglio per ciascuno e l’insieme.