IL GIORNO DELLA LEGGEREZZA

Molti di voi penseranno che la leggerezza sia cosa di pochi o di molti con la possibilità di non pensare al quotidiano e alle sue preoccupazioni, ma non è così. La leggerezza è un dono che raggiunge chiunque voglia intraprendere la via del contatto del proprio Sé e di tutto il mondo ad esso collegato. Non è una questione di possibilità economiche o di amicizie importanti, né di ricerca spasmodica del profondo a tutti i costi o del suo opposto superficiale.

Come detto è un dono, una meraviglia di stato d’animo e di percezione che giunge spontaneamente nel vostro cuore e in tutto l’essere, grazie alla preparazione che avete effettuato nel lungo periodo precedente durante la vita attuale e quelle anteriori. In molte incarnazioni avete provato, consapevolmente o no, a raggiungere vette più elevate di un semplice vivere terreno, con i suoi meriti e demeriti, e anche se non lo ricordate, questi tentativi vi hanno spianato la via per il momento attuale. Così in questo bastano un giusto utilizzo delle proprie conoscenze e la corretta determinazione emotiva per spingere in braccio al cambiamento. E questo arriva.

Non è preannunciato e dichiarato, ma arriva piuttosto come un visitatore furtivo e inatteso che, appena trova la giusta situazione, si presenta e si insedia portando il suo bagaglio di sapere e doni. È come per la meditazione, la nostra è solo una preparazione per poter attingere alla sua fonte. La sua conoscenza arriva solo quando siamo veramente disponibili e pronti per riceverla. E sempre leggerezza e meditazione sono collegate. Non si medita, se non in distacco dai problemi quotidiani ed eccezionali e non si è dotati di leggerezza se non si è distaccati dalle pesantezze che impediscono la meditazione.

Il primo punto da osservare e scoprire è l’affidabilità che noi diamo alle nostre azioni e al loro possibile successo. Siamo esseri di Luce nella sostanza e l’espressione delle nostre capacità si riverbera sempre nei nostri movimenti e nelle decisioni che prendiamo. Certo siamo più attenti al nostro profondo, se siamo noi a decidere dove vogliamo andare, invece di farci schiavizzare dalla mente e dai suoi pensieri.

E questo è il secondo punto da seguire, diventare responsabili di ciò che facciamo e che vorremmo compiere. Responsabilità e leggerezza vanno sempre di pari passo, perché solo nella consapevolezza di ciò che sono le nostre azioni e i loro moventi, noi possiamo recepire il giusto impulso a superarle e travalicarle per qualche cosa che le sublimi e le renda nel giusto splendore. Non è necessario fare sforzi per questo, ma semplicemente lasciar accadere senza opporsi. A volte l’opposizione al fluire è la nostra peggiore arma di controllo e blocco nell’evoluzione personale e nello sviluppo del Cosmo.

Non vi è niente di impervio, difficile o ostico in tale processo, ma solo una scelta fra essere e fare, tra accettazione di ciò che ci compete e pervade e dittatoriale scelta di controllo estremo, sia a fine benefici che per scopi poco nobili. La leggerezza compete a chi è libero dalla pretesa del comando su di sé e gli altri, a chi ha capito che per arrivare dove già siamo il passo è talmente breve da coprire lo spazio di un sospiro che venga dal cuore e che aneli con tutto sé a divenire ciò che è.

E questo è il terzo e ultimo passo della leggerezza, quello che richiede una totale avvincente consapevolezza di essere ciò che vogliamo diventare e che niente va fatto se non affidarsi al Superiore e lasciar fluire. Con la leggerezza si ricompone la visione interiore, la conoscenza dell’anima legata ai mondi sottili e a tutto il suo corredo di spiritualità e gioia profonda.

È il contrario della superficialità e solo gli yogi ne entrano in possesso, ma tutti possiamo esserlo. È previsto che tutti ci si risvegli a una divina leggerezza e ai suoi effluvi di fragranze dai mille profumi e altrettanti colori, di melodie parlanti e di vicinanze sottili. In fin dei conti basta crederci e lasciare che accada.